giovanni tria

SCUSATE, MA NON È CHE IL GRANDE DEFICIT GIALLOVERDE È SOLO DELLO 0,2% IN PIÙ?? - L'ECONOMISTA MARIO SEMINERIO LEGGE LE PAROLE DI TRIA: GENTILONI-PADOAN PENSAVANO A UN DEFICIT ALL'1,6%, MA NEL FRATTEMPO IL PIL È CRESCIUTO MENO DEL PREVISTO E BISOGNA STERILIZZARE L'AUMENTO DELL'IVA: SE IL GOVERNO CONTE NON AVESSE FATTO NULLA, COMUNQUE AVREMMO AVUTO UN +2,2% - AVVERTITE I KEYNESIANI: TRIA PENSA A CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA PROCICLICHE. CIOÈ PIÙ IL PIL RALLENTERÀ, E MENO SPESE SI FARANNO. AIUTO!

giovanni tria 5

 

Mario Seminerio per il suo blog, www.phastidio.net

 

Sul Sole c’è l’attesissima intervista a Giovanni Tria dopo la sua personale Caporetto sui numeri del deficit pubblico. Pur se pesantemente ammaccato, il ministro risponde con sufficiente lucidità ai rilievi ed agli interrogativi, e tenta di tracciare la strada che attende lui ed il paese nei prossimi mesi. Alcune considerazioni oggettive e fattuali si affiancano a speranze e programmi che appaiono piuttosto impegnativi. O che fanno tenerezza, a seconda dei punti di vista.

 

 

Si parte con l’atto dovuto, “non ho mai minacciato le dimissioni”. E fin qui, tutto come da attese. Su come si è arrivati a quel 2,4% anziché all’1,6-1,9% che in molti si erano ormai già messo in tasca, Tria è sincero:

 

«C’è quindi un processo negoziale, e assicuro che la mediazione c’è stata e non da poco»

 

giovanni tria 4

Traduzione: guardate che potevano chiedere molto di più. La cosa non rasserena ma l’onestà intellettuale va elogiata, quando affiora. Si passa poi al dettaglio “tecnico”, che è quello che un signor Nessuno come il vostro titolare evidenzia da settimane: se la congiuntura rallenta, il deficit-Pil si espande “spontaneamente”, e addio misure pseudo keynesiane e pomiciniane di deficit spending. La conferma viene dallo stesso Tria:

 

 

 

«Le previsioni di crescita su cui era stato costruito il quadro tendenziale di finanza pubblica dal precedente governo sono cambiate in modo sostanziale, e gli ultimi dati lo confermano. La crescita tendenziale, a legislazione vigente, per l’anno prossimo sarebbe dello 0,9%, contro l’1,4% previsto prima. Questo porta il disavanzo 2019, sempre in termini tendenziali, all’1,2%. Questo deficit includeva un aumento dell’Iva da 12,5 miliardi, che il governo ha ribadito fin dall’inizio di voler bloccare. In altri termini già per il 2019 l’eredità effettiva lasciata, nelle nuove condizioni economiche, era di un deficit già sostanzialmente vicino al 2 per cento»

MARIO SEMINERIO

 

Questo punto non deve essere ignorato, da nessuno. Il rallentamento è registrato da tutte le istituzioni economiche, domestiche ed internazionali, non è una invenzione di Tria. Quindi il margine di stimolo pseudo keynesiano si è oggettivamente ristretto, negli ultimi mesi. A questo punto, Tria ribadisce e rivendica che il nuovo numero dà spazio allo stimolo anticiclico, ma i numeri dati producono un effetto straniante:

 

 

«Il punto di equilibrio in questo confronto si è raggiunto con il fatto che il livello di deficit deciso da spazio a un piano straordinario di investimenti pubblici. Senza questo piano, il deficit programmato sarebbe stato del 2,2% l’anno prossimo, e del 2% a fine triennio»

 

 

Quindi, per riepilogare: il deficit “spontaneo”, con la sola neutralizzazione degli aumenti Iva, sarebbe stato di 2,2%. Lo portiamo al 2,4% e diamo avvio ad un “piano straordinario di investimenti pubblici”. In altre parole, facciamo investimenti pubblici aggiuntivi per lo 0,2% (zerovirgoladuepercento) di Pil, che sarebbero circa tre miliardi e mezzo. Proprio un game changer, signora mia. Quindi, come vedete, posto sotto questa luce, la manovra non è eversiva ma realista e finanche sparagnina.

 

di maio salvini

Ora proviamo a dedicarci ai famosi moltiplicatori. Abbiamo un “extra-deficit” dichiarato di 0,2% sul tendenziale stimato, con aumenti Iva neutralizzati. Tria dichiara (e lo vedremo nella Nota di aggiornamento al Def, a giorni), che obiettivo di crescita reale per il 2019 è di 1,6%. Poiché il consenso degli uffici studi è oggi in un intorno di 1% e forse meno, ecco che da un extra-deficit di 0,2% emerge un “extra-Pil” di 0,6%. Un moltiplicatore implicito “al margine” di 3 (tre). Wow, ecco dei ferventi keynesiani, chapeau.

 

Il punto ed il problema restano però la qualità di spesa e coperture. E qui Tria tenta di rassicurare, promettendo una spending review “veramente drastica”. Dobbiamo aspettare i dettagli operativi ma in pratica è come se Tria cercasse di mettere una “clausola di salvaguardia” della qualità della manovra, e delle coperture. E la mette anche per i leggendari investimenti pubblici. Che secondo il ministro verranno “fluidificati” nelle procedure di esborso e di efficienza ed efficacia, ma se così non fosse

 

«[…] se vinciamo la scommessa di spendere le somme in bilancio per gli investimenti avremo più crescita, altrimenti si ridurrà il deficit perché le risorse rimarranno a bilancio. Se avremo meno crescita, in altre parole, questo non comporterà un disavanzo maggiore»

 

salvini mattarella

Che dite? Siamo al win-win, no? E ovviamente Tria pensa che questi “risparmi” resterebbero acquisiti al bilancio dello stato e non assaltati dagli scappati di casa in nome e per conto del Popolo sovrano? Vabbè. Però analizziamo la nuova “clausola di stabilità” di Tria, perché il concetto è assai interessante, leggete bene:

 

«Negli ultimi anni sono stati introdotti meccanismi di aumento automatico dell’Iva che poi sono stati quasi sempre “disinnescati”, come si dice, modificando al rialzo gli obiettivi su deficit e debito. La sola presenza di questa minaccia di aumenti fiscali, però, è dannosa perché, se i cittadini vivono sotto l’incubo di un futuro aumento delle tasse, non spenderanno neppure quel che avranno ottenuto in più oggi. Mentre se l’aggiustamento è dalla parte della spesa non dovranno temere di restituire quel che oggi hanno avuto. Con la manovra cambiamo l’ottica perché il programma complessivo di riforme che sarà avviato sarà anche sottoposto a un monitoraggio sulle uscite.

 

Se la scommessa sulla crescita verrà persa o solo parzialmente vinta, i programmi conterranno una clausola che prevede la revisione della spesa in modo che l’obiettivo di deficit per i prossimi anni non sia superato rispetto al limite posto. In altri termini, a differenza delle manovre degli anni scorsi, quello che scriviamo nel Def è un obiettivo di deficit “pulito”, nel senso che non è artificialmente abbassato da una clausola sulle entrate che già si sa che non sarà rispettata e che implicherebbe un aumento della pressione fiscale»

 

giovanni tria 2

Tutto vero, per carità, ma questi cittadini “consapevoli” ed “intertemporali”, che si sentono minacciati da aumenti di imposte e che quindi frenano i consumi, non reagiranno allo stesso modo di fronte alla prospettiva di tagli di spese, “se la scommessa sulla crescita verrà persa o solo parzialmente vinta”? E ancora: davvero Tria pensa che, se la crescita non si paleserà, i suoi colleghi di governo diranno “eh, peccato, dai, però almeno risparmiamo spesa pubblica e teniamo basso il deficit”? Non è che qui Tria inganna se stesso e diventa pure un filo pro-ciclico? Boh.

 

Tria prosegue aderendo alla “proposta” di Paolo Savona di accelerazione degli investimenti delle grandi partecipate pubbliche; sostenendo che la riforma della legge Fornero serve alle aziende per svecchiare gli organici e quindi contribuire alla ripresa della produttività; rassicura sul rigore dei requisiti del reddito di cittadinanza (quasi sicuramente verrà usato l’ISEE, e vorrei vedere il contrario), ed elogia i suoi tecnici ministeriali. Amen.

 

 

Riassunto: a me pare che il ministro sia rimasto al suo posto per evitare crolli dei mercati e che ora, d’intesa col Quirinale, cercherà di tenere dritta la barra del deficit, operazione a cui crede sinceramente. Riguardo al resto, il punto che condivido è che il deficit-Pil “spontaneo” è già in espansione, e che il numero scelto per la Nota di aggiornamento al Def si prende margini di deficit aggiuntivo che sono quasi omeopatici.

ellekappa tria

 

Ma proprio per questo motivo, serve essere consapevoli che i nostri scappati di casa cercheranno con ogni mezzo, in corso d’opera ed in itinere della legge di bilancio, di prendersi ulteriori fette di spesa parassitaria, in vista delle elezioni europee. Quindi temo che Tria si inganni. Ma almeno della umana solidarietà, prima della sanguinosa resa dei conti con la realtà, non mi sento di negargliela. Lo attendono mesi durissimi, sul piano psicofisico. Quasi come una prova di triathlon.

 

PS: se siete confusi su un deficit aggiuntivo di solo lo 0,2% e non vi tornano i conti su tutte le spese messe in programma dai gialloverdi, considerate che la manovra lorda sarà verosimilmente di 40 miliardi. Dentro quella cifra stanno le spese e la neutralizzazione dell’aumento Iva. La manovra netta dovrebbe essere di 27 miliardi, quindi ci saranno coperture di 13 miliardi. Sarà sulla qualità di quest’ultime, che si misurerà ampia parte della credibilità non tanto del governo quanto di Giovanni Tria.

Ultimi Dagoreport

biennale di venezia antonio monda pietrangelo buttafuoco alessandro giuli alfredo mantovano

DAGOREPORT - ANTONIO MONDA, IL ''BEL AMI'' PIÙ RAMPINO DEL BEL PAESE, È AGITATISSIMO: SI È APERTA LA PARTITA PER LA DIREZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA DEL 2026 - UNA POLTRONISSIMA, CHE DOVREBBE FAR TREMARE I POLSI (È IN CONCORRENZA CON IL FESTIVAL DI CANNES), CHE DA ANNI TRAVAGLIA LA VITA E GLI INCIUCI DEL GIORNALISTA MONDA, MAGNIFICAMENTE DOTATO DI UNA CHIAPPA A SINISTRA (“REPUBBLICA” IN QUOTA ELKANN); MENTRE LA NATICA DI DESTRA, BEN SUPPORTATA DAL FRATELLO ANDREA, DIRETTORE DELL’”OSSERVATORE ROMANO”, GODE DEI BUONI RAPPORTI CON IL PIO ALFREDO MANTOVANO - ALL’ANNUNCIO FATALE DI GIULI, SU INPUT DI MANTOVANO, DI CONSEGNARE LA MOSTRA DEL 2026 NELLE MANINE FATATE DI MONDA, IL PRESIDENTE DELLA BIENNALE BUTTAFUOCO, CHE NON HA MAI STIMATO (EUFEMISMO) L’AEDO DELLA FUFFA ESOTERICA DI DESTRA, AVREBBE ASSUNTO UN’ESPRESSIONE ATTONITA, SAPENDO BENE COSA COMPORTEREBBE PER LUI UN FALLIMENTO NELLA RASSEGNA CINEMATOGRAFICA, MEDIATICAMENTE PIÙ POPOLARE E INTERNAZIONALE (DELLE BIENNALI VENEZIANE SU ARCHITETTURA, TEATRO, BALLETTO, MUSICA, NON FREGA NIENTE A NESSUNO)

marina berlusconi silvio vanadia greta jasmin el moktadi in arte grelmoss - 3

DAGOREPORT - BUNGA BUNGA FOREVER! IL VERO ''EREDE ORMONALE" DI SILVIO BERLUSCONI È IL NIPOTE SILVIO, RAMPOLLO PRODOTTO DEL MATRIMONIO DI MARINA CON MAURIZIO VANADIA - SE IL CAVALIER POMPETTA PROVOCAVA INQUINAMENTO ACUSTICO E DANNI ALL'UDITO GORGHEGGIANDO CANZONI FRANCESI E NAPOLETANE, IL VENTENNE EREDE BERLUSCHINO NON E' DA MENO: E' BEN NOTO ALLE SPERICOLATE NOTTI MILANESI LA SUA AMBIZIONE DI DIVENTARE UN MITO DEL RAP, TENDENZA SFERA EBBASTA E TONY EFFE - SUBITO SPEDITO DA MAMMA MARINA A LONDRA, IL DISCOLO NON HA PERSO IL VIZIO DI FOLLEGGIARE: DA MESI FA COPPIA FISSA CON LA CURVACEA GRETA JASMIN EL MOKTADI, IN "ARTE" GRELMOS. PROFESSIONE? CANTANTE, MODELLA E INFLUENCER, NATA A NOVARA MA DI ORIGINI MAROCCHINE (COME LA RUBY DEL NONNO) - IL RAMPOLLO SU INSTAGRAM POSTA FOTO CON LE MANINE SULLE CHIAPPE DELLA RAGAZZA E VIDEO CON SOTTOFONDO DI CANZONI CON RIME TIPO: "GIRO A SANTA COME FA PIER SILVIO, MANCA UN MILIARDINO. ENTRO IN BANCA, MI FANNO L'INCHINO". MA PIER SILVIO È LO ZIO E MARINA E' FURIBONDA... - VIDEO

francesca fialdini mario orfeo

DAGOREPORT: MAI DIRE RAI! – COME MAI “REPUBBLICA” HA INGAGGIATO UNA BATTAGLIA CONTRO L’ARRIVO DI NUNZIA DE GIROLAMO AL POSTO DI FRANCESCA FIALDINI NELLA DOMENICA POMERIGGIO DI RAI1? NON È UN MISTERO CHE IL DIRETTORE, MARIO ORFEO, ANCORA MOLTO INFLUENTE A VIALE MAZZINI, STIMA MOLTO LA FIALDINI (FU LUI A FAVORIRNE L’ASCESA DA DIRETTORE GENERALE) - PER EVITARE IL SILURAMENTO DEL PROGRAMMA DELLA CONDUTTRICE, A LARGO FOCHETTI HANNO MESSO NEL MIRINO PRIMA IL TRASH-SEX SCODELLATO DA NUNZIA COL SUO "CIAO MASCHIO", E POI IL PRESIDENTE RAI AD INTERIM, IL LEGHISTA ANTONIO MARANO, PER UN PRESUNTO CONFLITTO DI INTERESSI - MA L'ORGANIGRAMMA RAI VUOLE CHE IL DIRIGENTE RESPONSABILE DEL DAY-TIME, DA CUI DIPENDE IL PROGRAMMA DELLA FIALDINI, SIA ANGELO MELLONE...

elly schlein friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT - ELLY HA FINALMENTE CAPITO DA CHE PARTE STARE? – IN POCHI HANNO NOTATO UNA IMPORTANTE DICHIARAZIONE DI SCHLEIN SULL’UCRAINA: “SUL TRENO PER KIEV, CON I LEADER DI FRANCIA E GERMANIA, CI SAREI ASSOLUTAMENTE STATA” – LA SEGRETARIA CON UNA FIDANZATA E TRE PASSAPORTI E' PRONTA AD  ABBANDONARE IL PACIFISMO PIÙ OTTUSO PER ADERIRE A UNA LINEA PIÙ REALISTA E PRAGMATICA? – IN CAMPANIA ELLY È VICINA A UN ACCORDO CON DE LUCA SULLE REGIONALI (MEDIATORE IL SINDACO MANFREDI) – OTTIME NOTIZIE DAI SONDAGGI DELLE MARCHE: IL PIDDINO MATTEO RICCI È DATO AL 51%, CONTRO IL 48 DEL MELONIANO ACQUAROLI…

chiocci vespa rossi

FLASH! – IN RAI STA NASCENDO UNA COALIZIONE CONTRARIA AL DINAMISMO POLITICO DI GIANMARCO CHIOCCI, CHE PARLA SPESSO CON ARIANNA E GIORGIA MELONI, DISPENSANDO MOLTI CONSIGLI DELLA GOVERNANCE RAI – IL MOVIMENTISMO DEL DIRETTORE DEL TG1 E DI BRUNO VESPA HANNO GRANDE INFLUENZA SU PALAZZO CHIGI, E I LORO ''SUSSURRI'' FINISCONO PER RIMBALZARE SULL’AD GIAMPAOLO ROSSI, CHE SI TROVA ISOLATO DAI DUE DIOSCURI – E FAZZOLARI? PREFERISCE RESTARE IN DISPARTE E ESERCITARE LA SUA INFLUENZA SUI GIORNALISTI NON ALLINEATI AL GOVERNO MELONI...

giorgia meloni matteo piantedosi ciriani cirielli mantovano santanche lollobrigida

DAGOREPORT - PROMOSSI, BOCCIATI O RIMANDATI: GIORGIA MELONI FA IL PAGELLONE DEI MINISTRI DI FDI – BOCCIATISSIMO MANTOVANO, INADEGUATO PER GESTIRE I RAPPORTI CON IL DEEP STATE (QUIRINALE, SERVIZI, MAGISTRATURA) E DOSSIER IMMIGRAZIONE – RESPINTO URSO, TROPPO COINVOLTO DAL SUO SISTEMA DI POTERE – CADUTO IN DISGRAZIA LOLLOBRIGIDA, CHE HA PERSO NON SOLO ARIANNA MA ANCHE COLDIRETTI, CHE ORA GUARDA A FORZA ITALIA – BOLLINO NERO PER IL DUO CIRIANI-CIRIELLI - DIETRO LA LAVAGNA, LA CALDERONE COL MARITO - NON ARRIVA ALLA SUFFICIENZA IL GAGA' GIULI-VO, MINISTRO (PER MANCANZA DI PROVE) DELLA CULTURA - LA PLURINDAGATA SANTANCHÉ APPESA A LA RUSSA, L'UNICO A CUI PIEGA IL CAPINO LA STATISTA DELLA GARBATELLA – SU 11 MINISTRI, PROMOSSI SOLO IN 5: FITTO, FOTI, CROSETTO, ABODI E…