
"SE DOVESSERO ARRIVARE PER SGOMBERARCI, DIFENDEREMO IL PALAZZO" - IL PORTAVOCE DI CASAPOUND LUCA MARSELLA (GIÀ CONDANNATO PER SCONTRI CON LA POLIZIA) MINACCIA UNA NUOVA BATTAGLIA CONTRO LE FORZE DELL'ORDINE IN CASO DI SGOMBERO FORZATO (PROMESSO DAL MINISTRO DELL'INTERNO PIANTEDOSI) - "L'OPERAZIONE MILANESE È UN BLUFF. NON C'È STATO SGOMBERO, MA UN ACCORDO CON IL COMUNE PER UN TRASFERIMENTO. CREDO CHE IL MINISTRO GIULI ABBIA CAPITO DI COSA ABBIAMO BISOGNO: ESSERE MESSI IN REGOLA, NON VOGLIAMO RESTARE OCCUPANTI PER SEMPRE. MA DA QUI NON CI MUOVEREMO"
Estratto dell'articolo di Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”
simone di stefano luca marsella
«Al contrario di quello che non hanno fatto al Leoncavallo, se dovessero arrivare per sgomberarci, noi difenderemo il palazzo. Non è una dichiarazione di guerra o una provocazione. Ma la nostra occupazione non può essere paragonata a quella di Milano». Luca Marsella, portavoce di CasaPound Italia, è oggi uno dei responsabili del movimento dei «fascisti del terzo millennio», guidato sempre dal presidente Gianluca Iannone, che nel giugno 2019, dopo lo 0,33% delle urne alle Europee, ne decretò la fine dell’esperienza da partito per tornare alle origini. [...]
casapound, gli attivisti rimuovono la scritta dalla sede 5
Ora l’edificio, sequestrato a maggio 2020 e costato — secondo la Corte dei Conti — 4,6 milioni di euro di mancati introiti per il Demanio a causa dell’occupazione che per i giudici ha impedito di poterlo affittare, è anche più di prima al centro delle polemiche perché dopo quasi 22 anni lo Stato non ne è ancora rientrato in possesso.
Il centrosinistra, dopo la riconsegna ai proprietari dei locali del Leonka, sollecita con forza un intervento del Viminale e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi — che nel 2022, da prefetto di Roma, ha inserito lo stabile nella graduatoria del Piano sgomberi (ora è al sesto posto) — non esclude che «prima o poi arriverà anche il suo turno».
«Non ci tirate in mezzo alla storia di Milano — commenta tuttavia Marsella —, ma sappiate che vogliamo avere lo stesso trattamento riservato ai centri sociali di sinistra». E cioè? «L’operazione milanese è stata un bluff per regolarizzare un’illegalità — è il pensiero del portavoce di CpI —, non c’è stato sgombero, ma un accordo con il Comune per trasferirlo in un capannone (via San Dionigi, zona Porto di Mare, ndr ).
Un po’ come è successo a Roma con il Porto Fluviale (al centro di un progetto di rigenerazione urbana del Campidoglio, Porto Fluviale RecHouse, da 13,2 milioni di euro, ndr ), per il quale sono stati investiti anche fondi Pnrr. Dietro c’è solo business. Si spendono milioni, ma non per la nostra occupazione dove a rotazione assistiamo venti famiglie italiane». Tra questi, anche i militanti? «Certo, se hanno bisogno di una casa — afferma ancora —. Solo che noi piantiamo il Tricolore».
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Nel 2023 dieci attivisti, ritenuti responsabili dell’occupazione di via Napoleone III, sono stati condannati a due anni e due mesi. Fra loro anche Iannone, al quale nel luglio scorso i giudici hanno inflitto un altro anno, come allo stesso Marsella, per i tafferugli con la polizia davanti al circolo futurista di Casal Bertone (gennaio 2022). [...]
«Non è vero che non siamo mai stati oggetto di sgomberi, anzi ne abbiamo subiti sia da amministrazioni di centrodestra e sia da quelle di centrosinistra», ricorda il portavoce di CasaPound, che rivendica: «Solo che noi, a differenza di altri, per le occupazioni veniamo condannati. Credo che il ministro Giuli abbia capito di cosa abbiamo bisogno: essere messi in regola, non vogliamo restare occupanti per sempre. Ma da qui non ci muoveremo».
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Luca Marsella Casapound