
SE ELLY SCHLEIN NON VA AL CENTRO, NESSUN PROBLEMA: IL VUOTO SARÀ RIEMPITO DA UN NUOVO PARTITO – NESSUNA SCISSIONE, I RIFORMISTI RESTERANNO NEL PD. IL PROGETTO DI ALESSANDRO ONORATO, CON LA BENEDIZIONE DI BETTINI E VELTRONI, VUOLE METTERE INSIEME ENERGIE NUOVE E MODERATE: ASSESSORI, SINDACI E CONSIGLIERI CIVICI DI TUTTA ITALIA, INSIEME ALL’ASSOCIAZIONISMO CATTOLICO DI RUFFINI - QUEL MONDO CHE NON HA NESSUNA INTENZIONE DI VOTARE LA DERIVA GRUPPETTARA DI UNA SCHLEIN SEMPRE PIU' POSSEDUTA DAL DEMONE DEL POTERE E CHE, PUR DI ESSERE LA CANDIDATATA PREMIER 2027, DESTABILIZZA IL PD VEDENDO DOVUNQUE RIVALI AL TRONO: SALIS, DECARO, MANFREDI – A MALI ESTREMI, ESTREMI RIMEDI: UNA VOLTA PASSATE LE REGIONALI D’AUTUNNO, IN VISTA DELLE POLITICHE, NASCERÀ A FIANCO DELLA SINISTRA (PD, M5S, AVS) UNA NUOVA FORZA DI CENTRO ANTI-MELONI CHE INGLOBERÀ ITALIA VIVA (L’EGO DI RENZI HA CAPITO DI DOVER FARE UN PASSO INDIETRO) MA NON “AZIONE” DI CARLO CALENDA, SEMPRE PIU' STORDITO DALLE SIRENE DEL POTERE ALLA FIAMMA…
Francesco Bei per “il Venerdi di Repubblica”
Per i non romani, Alessandro Onorato è l’assessore che si è fatto un nome segando i lucchetti delle keybox, simboli del degrado legato agli affitti brevi. Per i romani è l’assessore ai grandi eventi e al turismo, in un anno in cui sono attesi milioni di pellegrini in città.
Ma il quarantaquattrenne Onorato, partito da Ostia venti anni fa come baby-fenomeno della politica, adesso è cresciuto e sogna in grande. Dopo aver radunato mille persone tra cui assessori, sindaci e consiglieri civici di tutta Italia a fine giugno, si è messo in testa di costruire lui la gamba di centro che ancora manca al campo largo.
Onorato, dove vuole arrivare?
«L’ambizione è dar vita a un progetto che realmente parta dal basso, che metta in rete tantissime amministratrici e amministratori, gente abituata a misurarsi con problemi concreti, insieme a loro anche il mondo dell’associazionismo e tutte le energie democratiche che si stanno manifestando in varie forme, che si sostituiscono al pubblico laddove le istituzioni non arrivano. Ecco tutto questo può diventare una forza politica».
goffredo bettini walter veltroni
È la gamba di centro che non c’è?
«Il termine centro richiama collocazioni poco chiare e invece anche in questo dobbiamo essere molto netti. Il nostro campo è il centrosinistra».
Carlo Calenda ci può stare?
«Le vie terzopoliste, come quella di Calenda, sono oggi del tutto ininfluenti. È una sua scelta, legittima, ma non è quello che vogliamo fare noi».
GIORGIA MELONI E CARLO CALENDA - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA
E Matteo Renzi?
«Ha obiettivi molto simili ai nostri, il suo campo è chiaro. È tra i più efficaci nell’opposizione alla destra».
C’è bisogno di un nuovo partito oltre il Pd?
«Sì, perché oggi c’è un campo iper-presidiato, quello della sinistra, con Pd, Avs, M5S, ma la sinistra italiana ha mollato temi che toccano la carne viva delle persone».
Per esempio?
«Beh, penso alla sicurezza. È stato un errore politico clamoroso appaltare il tema alla Meloni, anche perché ha solo dimostrato di saper denunciare il fenomeno ma di non saperlo risolvere».
Lei al posto loro che cosa farebbe?
«Intanto dire le cose come stanno. Se il Censis ci informa che 7 italiani su 10 credono che l’insicurezza nell’ultimo anno in Italia sia aumentata, perché non ne chiediamo conto al governo Meloni? Se 8 donne su 10, sempre secondo il Censis, dichiarano di aver paura a tornare a casa da sole, evidentemente il problema c’è».
E la sinistra come lo affronta?
«La sinistra spesso rimanda la soluzione a un cambiamento generale della società. Certo la società va cambiata, ma sono indispensabili risposte immediate e puntuali. Rafforzando le forze dell’ordine, perseguendo i reati, presidiando i territori. Io personalmente quando vedo una divisa in più mi sento sereno».
La destra si alimenta anche con la paura dell’immigrazione clandestina. Lei che farebbe?
matteo ricci alessandro onorato
«Meloni si vanta di aver fermato gli arrivi, ma gli sbarchi aumentano per non parlare dell’inutile, costosissimo e deserto centro d’accoglienza in Albania. Ci sono tantissime persone che dovrebbero essere espulse, e che invece girano intorno alle stazioni delle grandi città con un foglio di via in mano. Persone che possono commettere reati. Perseguire l’illegalità, dare asilo a chi ne ha diritto e regolare i flussi di tanti stranieri per bene che vogliono lavorare e che sono indispensabili alla nostra economia e alle nostre famiglie».
ernesto maria ruffini graziano del rio - comunita democratica
Come giudica il nuovo corso del Pd?
«Mi sembra che ci sia una crescente consapevolezza, da parte di tutti i maggiorenti del partito, che il Pd non sia più quello di Veltroni e Bettini e della vocazione maggioritaria».
A proposito di Veltroni, è vero che la sua scoperta della politica nasce al cinema?
«Eravamo nel 2000, agli albori dei multisala. Avevo 20 anni facevo l’università e andai dal gestore del Cineland di Ostia e gli proposi di affidarmi la pubblicità locale prima dei film. Fu un successo, poi presi in gestione la pubblicità di tutti gli altri cinema di Roma. Infine finanziai la pubblicazione di un cd – Ostia per l’Africa – di un gruppo musicale della mia parrocchia, che finì anche a Buona Domenica».
Ma Veltroni che c’entra?
«Alla cena di “Ostia per l’Africa” dove venne presentato il cd, c’era anche Veltroni, che mi chiese a bruciapelo: ma tu chi voti alle prossime comunali? Io gli dissi che l’avrei votato, però aggiunsi: Prodi e Berlusconi non mi appassionano. Veltroni mi accusò di non avere le idee chiare, e io di rimando: no, ce le ho chiarissime, se fossi in America voterei partito democratico. Il giorno dopo mi chiamò la coordinatrice della sua lista civica per propormi la candidatura».
Anche perché Veltroni, cinefilo, aveva scoperto che lei era il nipote di Michele Placido…
«È il fratello di mia madre. Veltroni in quell’occasione convinse anche mio zio Michele a candidarsi al comune mentre io avrei corso per il municipio di Ostia. Durante la campagna Michele non poté neanche venire a Roma, era in Africa a girare un film con Monicelli. Finì che io presi più preferenze a Ostia di mio zio in tutta Roma».
Un debutto col botto no?
«Sì, anche se non avevo ancora capito nulla della politica».
Perché?
pierferdinando casini giuseppe ayala francesco rutelli
«Perché non sapevo nulla delle correnti del Pd. La situazione si ripropose nel 2008, quando mi candidai al comune e risultai il più giovane degli eletti del Pd. Alla prima riunione del gruppo, parlo di 17 consiglieri, a fianco di ogni nome, tolto il mio, c’era l’iniziale della corrente di appartenenza».
E con l’Udc come ci finisce?
«Pier Ferdinando Casini aveva mollato Berlusconi, l’idea era di fare il famoso partito di centro con Rutelli e Fini. Il partito della nazione».
Che non venne mai fatto…
«No, ma io diventai in consiglio comunale l’eletto del partito di centro. Al Pd, nel frattempo, era diventato segretario Bersani, con l’idea di rifare i Ds».
Nell’Udc come si trovò?
«A Roma erano tutti di destra, mentre io restavo all’opposizione di Alemanno. Mi dicevano: ma perché non entriamo in maggioranza? Alla fine a Roma mi sono fatto 13 anni di opposizione: contro Alemanno, Marino e Raggi».
gaetano manfredi elly schlein giuseppe conte
Un nome che vorrebbe che aderisse al progetto civico?
«Non mi piace il totonomi ma posso dire che Silvia Salis è una persona straordinaria. Quando era vicepresidente del Coni abbiamo condiviso centinaia di progetti a Roma. Mi sembra, però, che sia già tirata abbastanza per la giacca, lasciamole fare la sindaca in una città complessa come Genova. Ammiro anche altri. Damiano Tommasi a Verona e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi».
silvia salis elly schlein
damiano tommasi
alfio marchini e alessandro onorato
gaetano manfredi vincenzo de luca roberto dagostino roma santa e dannata a napoli (9)