LA SENATRICE TAPPABUCHI: INCIAMPA E IL COMUNE DI TORINO (FASSINO SENDACO) SUBITO RIASFALTA TUTTA LA PIAZZA

Mario Giordano per "Libero"

Cade la senatrice, riparano le buche. Miracolo a Torino: il Comune in due ore ha messo ben 35 rattoppi (dicasi: trentacinque) in un'unica piazza: fori riempiti, porfidi sostituiti, scalini riparati, scollature aggiustate, tombini sistemati. Il manto stradale, che aveva assunto la forma del groviera, in un battibaleno è stato fatto risplendere come fosse nuovo con inatteso attivismo e gran dispendio di pubblico denaro. Il motivo? In quella piazza, la centralissima piazza Carignano, ha inciampato una senatrice. Proprio così: è cascata, ha sbattuto il visino e s'è fatta un po' la bua.

Pofferbacco, non sia mai detto: se cade un normale cittadino, chi se ne importa. Se cade un anziano pensionato, pazienza. Se cade una mamma che va a spasso con il bimbo in braccio, saranno cavoli suoi. Ma se cade la senatrice, no, accidenti: bisogna subito intervenire. E così l'amministrazione torinese ha dato il via a un piano straordinario di risistemazione che assomiglia un po' a quelli dei cartoni animati: tutti di corsa, come tanti ridolini, a mettere le toppe laddove si posarono in modo fragoroso le onorevoli natiche parlamentari.

E se il resto rimane uguale a prima chi se ne importa? Magari basta girare l'angolo per trovare altre buche, basta cambiare quartiere per imbattersi in pavé che sembrano passati sotto un bombardamento da Vietnam, con grave rischio per le giunture dei passanti. Ma pazienza: quel che conta è che l'affronto al posteriori della senatrice sia stato riparato.

Infatti la piazza è stata immediatamente transennata, il buco colpevole dell'onorevole inciampo è stato colmato. E tutti quelli lì attorno pure, per la nota proprietà transitiva del servilismo. Persino il pm Guariniello sta pensando di aprire un'inchiesta, forse per porfido doloso o tombino preterintenzionale, ancora non si sa.

Per la cronaca la parlamentare vittima di cotanto affronto si chiama Valeria Fedeli, ex sindacalista Cgil, ora eletta col Pd e subito assurta alla carica di vicepresidente del Senato. Una carriera parlamentare senza inciampi, evidentemente, a differenza della sua passeggiata in città. Era stata invitata a Torino a concludere un convegno su «Meridionali e Resistenza».

«Camminava verso l'ingresso del teatro, quando l'ho vista andare giù, i giornali in una mano, la borsa nell'altra», ha raccontato un testimone alla Stampa. Pare l'abbiano portata al bar Pepino (il nome del bar è la cosa più seria dell'intera vicenda), dove sono accorsi in massa vigili urbani e consiglieri regionali assai premurosi: l'hanno confortata, assistita, coccolata, e poi l'hanno medicata con un bel cerottino imbevuto di disinfettante e tante scuse.

La vicepresidente del Senato è arrivata comunque in tempo per tenere il suo intervento sui meridionali e la Resistenza, una relazione che immaginiamo più pesante del porfido che l'ha fatta cadere. «Non è nulla, solo mia disattenzione », ha commentato, cercando di minimizzare. Ma in Comune si sono sentiti in colpa lo stesso: «Accipicchia, è caduta una senatrice, mica un cittadino qualsiasi», hanno pensato.

E così non ci hanno pensato un attimo: via all'opera di maquillage dell'intera piazza. Con il record stagionale di rattoppi: 35 in poche ore. Ma come? E i soldi che mancano? E il patto di stabilità che incombe? E i vincoli di bilancio? E la burocrazia che non si muove? E i permessi che bisogna timbrare? Nessun problema: tutto risolto.

Evidentemente basta il cerotto della senatrice per rimuovere ostacoli che sembravano insormontabili. Tanto che, a voler considerare positivamente la vicenda, verrebbe quasi un'idea: non si potrebbe mandare la gentile senatrice a inciampare anche in altre città? Pensateci: sarebbe fantastico.

Al lunedì in via Larga a Milano, al martedì in centro a Roma, mercoledì un salto a Palermo, al venerdì Napoli... Basta ripetere l'operazione inciampo di Torino, proprio uguale uguale: lei arriva, mette il piede nel porfido sbagliato, caracolla, si schianta, si fa un lividino sul popò e una feritina sul sopracciglio, e zac, il Comune alla vista di quella goccia di pregiato sangue si spaventa.

E mette tutto a posto in un batter d'occhio. Non è meraviglioso? Anzi, oserei dire anche di più: perché limitarci alla senatrice Fedeli? Lei, si capisce, è l'apripista, la numero uno, la pioniera del rattoppo forsennato. Ma, se per intervenire ad aggiustare le strade i Comuni attendono la caduta di onorevoli e senatori, beh, allora che aspettiamo?

Chiamiamo a raccolta tutti i mille parlamentari e sguinzagliamoli in giro per l'Italia: uno per ogni piazza, uno per ogni tombino (sopra, non dentro) uno per ogni angolo smussato, marciapiede rovinato, asfalto bucherellato, uno per ogni pavé sconnesso o per ogni sampietrino sparito, uno per ogni carrozzabile malandata o per ogni selciato disastrato. Li mettiamo lì in fila, li facciamo passeggiare avanti e indietro, finché cadranno nella buca e allora zac, il gioco è fatto. Con una sola mossa, otteniamo due risultati: risistemiamo un po' le nostre città devastate. E, soprattutto, finalmente utilizziamo i parlamentari per qualcosa di utile.

 

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