LO SHUTDOWN DEI POLMONI - LA SERRATA USA HA CONGELATO L’ATTIVITÀ DELL’ENTE FEDERALE CHE CONTROLLA L’INQUINAMENTO

Andrea Marinelli per "Il Giornale"

Sono giorni terribili per Ba¬rack Obama. Lo stallo politico in cui è caduto il Paese si sta trascinando appresso pericoli sempre maggiori, che turbano profondamente il presidente degli Stati Uniti. Mentre le trat¬tative con il Congresso - che non ha approvato il bilancio per il 2014 e ha forzato lo shu¬tdown delle attività federali - procedono inquiete, nuove preoccupazioni cominciano ad aleggiare sulla Casa Bianca. A turbare il presidente è innanzi¬tutto il contraccolpo della crisi politica americana, che potreb¬be colpire il resto del mondo e far precipitare gli Stati Uniti in una fossa profonda almeno quanto quella della crisi econo¬mica del 2008.

«Un disastro» av¬verte Obama, puntando nuova¬mente il dito contro la fazione dei repubblica¬ni che sta impo¬nendo la linea dura al partito. Una «catastro¬fe », incalza il Tesoro che rilan¬cia: «Siamo al centro dell'eco¬nomia mondia¬le¬ e un nostro de¬fault colpirebbe l'intera econo¬mia mondiale. Tutto il mondo ne soffrirebbe». Il cupo avvertimento è arriva¬to anche attra¬verso le parole di Christine La¬garde, direttore generale del Fondo Monetario Internazio¬nale.

Nel corso di un intervento alla George Washington Univer¬sity, il numero uno dell'organizzazione ha messo in guardia il governo americano sostenen¬do che la serrata è già di per sé un evento piuttosto grave, ma un mancato aumento del tetto del debito - che verrà superato il 17 ottobre e che porterebbe al default - sarebbe di gran lunga peggiore e potrebbe danneggia¬re non solo l'economia america¬na, ma quella globale.

«È una missione fondamentale che va risolta il prima possibile», ha so¬stenuto Lagarde invitando de¬mocratici e repubblicani a tro¬vare un accordo sul tetto, ora fer¬mo a 16.700 miliardi di dollari. «L'attuale incertezza politica sul bilancio non aiuta le pro¬spettive dell'economia ameri¬cana».

Il primo incontro fra il presi¬dente Obama e i leader del Con¬gresso, avvenuto mercoledì sera, non ha portato risultati, e do¬po tre giorni di serrata il rischio di default sembra sempre più imminente e minaccioso.

«Se il tetto del debito non venisse in¬nalzato e gli Stati Uniti non riu¬scissero a pagare le proprie ob¬bligazioni», si legge in un rap¬por¬to del Dipartimento al Teso¬ro americano diretto ai membri del Congresso, «si tratterebbe di una situazione senza prece¬denti e con un potenziale cata¬strofico». Obama si augura che a preva¬lere sia il buon senso, intanto pe¬rò a preoccuparlo non è soltan¬to la situazione economica, ma anche quella ecologica.

Fra gli 800.000 dipendenti federali che sono rimasti a casa con lo sti¬pendio ridotto o congelato in questi primi tre giorni di shu¬tdown figurano infatti il 94% dei funzionari dell'Environmental Protection Agency, l'ente fede¬rale che controlla fra le altre co¬se l'inquinamento. Sui 16.205 dipendenti dell'agenzia, solo 1.069 sono rimasti in servizio: si tratta del personale d'emergen¬za impiegato in caso di «rischi imminenti per gli esseri umani», come ad esempio fuoriusci¬te di agenti chimici o deraglia¬menti ferroviari. A causa dello shutdown, l'agenzia è stata co¬stretta a interrompere il monito¬raggio della qualità dell'aria e dell'acqua,ostacolando l'agen¬da climatica del presidente Obama sgradita ai repubblica¬ni.

L'Epa - che si batte per limita¬re le emissioni di gas serra, pro¬muove i biocarburanti ed è favo¬revole a sanzioni severe contro i responsabili di inquinamento - sta infatti lavorando a nuovi re¬golamenti per limitare le emis¬sioni di carbonio dalle centrali elettriche, il pilastro del nuovo piano per combattere il cambia¬mento climatico voluto da Oba¬ma. La chiusura dell'agenzia fa dunque la gioia dei conservato¬ri, principali responsabili della serrata federale.

«Lo shutdown porta anche buone notizie, l'Epa non può emettere nuove norme», ha scritto su Twitter Marsha Blackburn, deputata re¬pubblicana del Tennessee. I funzionari dell'agenzia sono però di tutt'altro avviso:se la ser¬rata durasse più di pochi giorni, gli Stati Uniti potrebbero anda¬re incontro a seri rischi sanitari.

 

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