1. LA NAVE ITALIA RISCHIA DI SCHIANTARSI CONTRO LO SCOGLIO DELLE VENDITE DI BTP 2. I MERCATI SI SONO ACCORTI CHE, DOPO AVER INIETTATO 12 TRILIONI DI DOLLARI DI LIQUIDITÀ NASCONDENDO COSÌ I PROBLEMI DEGLI STATI PIÙ INDEBITATI (ITALIA IN PRIMIS), LE BANCHE CENTRALI HANNO PAURA DEGLI EFFETTI INFLATTIVI E STANNO RALLENTANDO LA STAMPA DI DENARO. I PROBLEMI DI DEBITO ALTO E CRESCITA BASSA VERRANNO A GALLA IN POCHE ORE 3. E MENTRE LETTA SI CROGIOLAVA NEL SUO IMMOBILISMO POLITICALLY CORRECT IERI SERA A LONDRA SI SCOMMETTEVA SU QUANDO L’ITALIA CHIEDERÀ AIUTO AL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE, LE PUNTATE PIÙ FORTI SU 10 MESI, CIOÈ ALLA FINE DEL PRIMO TRIMESTRE 2014 4. CHIARO PRIMA CI SARÀ UNA MANOVRA LACRIME E SANGUE INFARCITA DELLA RETORICA DELL’EMERGENZA, PROBABILMENTE UNA TASSA SUI CONTI CORRENTI E POI UN MESSAGGIO DEL RE GIORGIO II DI FINE ANNO NEL QUALE CI DIRÀ: “STATE BUONI, LE COSE ANDRANNO A POSTO”

1. SI SALVI CHI PUÃ’!
Superbonus per Dagospia

Le gabbie dei leoni sono state aperte ieri quando l'asta dei titoli di Stato americani ha registrato domanda in calo e tassi in salita. Al centro dell'arena entrerà oggi l'Italia con l'asta dei Btp a 15 anni e di conseguenza il governo del "fare" niente.

I mercati si sono accorti che, dopo aver iniettato 12 trilioni di dollari di liquidità nascondendo così i problemi degli stati più indebitati (Italia in primis), le banche centrali hanno paura degli effetti collaterali inflattivi e stanno rallentando la stampa di denaro.

I problemi di debito alto e crescita bassa verranno a galla in poche ore, la nave Italia rischia di schiantarsi contro lo scoglio delle vendite di BTP.

Al timone di questa malconcia imbarcazione questa volta ci sono tutti, l'establishment intero appoggia questo governo con un codazzo di giornali e giornalisti pronti a tessere le lodi dell'immobilismo totale di Letta (nipote) e delle sue dichiarazioni luogocomuniste: "Senza il lavoro un paese muore"; "Dobbiamo impegnarci per uscire dalla crisi", "Da questa crisi si esce con più Europa".

E mentre il nostro Presidente del Consiglio si crogiolava nel suo immobilismo politically correct ieri sera a Londra si scommetteva su quando l'Italia chiederà aiuto al Fondo Monetario Internazionale, le puntate più forti si sono concentrate su 10 mesi, cioè alla fine del primo trimestre 2014.

Chiaro prima ci sarà una manovra lacrime e sangue infarcita della retorica dell'emergenza, probabilmente una tassa sui conti correnti e poi un messaggio del Presidente della Repubblica di fine anno nel quale ci dirà: "State buoni, le cose andranno a posto" . Il messaggio che verrà nei prossimi giorni dai mercati sarà leggermente diverso: i leoni sono nell'arena, si salvi chi può!

2. YEN IN RIALZO, LA BORSA DI TOKYO CROLLA. LA BANCA MONDIALE TAGLIA LE STIME SULLA CRESCITA
di Raffaele Ricciardi per Repubblica.it

Volatilità padrona sui mercati asiatici, che a detta di alcuni esperti con il tracollo registrato nella notte europea entrano ufficialmente in una fase 'bear', cioè da orso e quindi orientata al segno meno. La Borsa di Tokyo ha perso più di sei punti, schiacciata pure dal ritrovat vigore dello yen che penalizza l'export giapponese. E l'Europa, all'avvio delle contrattazioni, risente del contraccolpo con cali sostanziosi.

Tra gli investitori serpeggiano timori sempre crescenti per la fine delle politiche di stimolo all'economia da parte della Banca centrale americana, la Fed, mentre quella giapponese, BoJ, non ha aumentato il proprio intervento a sostegno dei titoli di Stato dopo il recente summit. L'indice dei titoli-guida nipponici ha chiuso a -6,35%, attestandosi a quota 12.445,38, dopo che lo scorso mese aveva raggiunto i massimi sopra 15.600. Dal 22 maggio scorso, di fatto, Tokyo ha lasciato sul parterre il 20% circa. Guardando all'intera area asiatica, l'indice Msci Asia Pacific ha perso il 2.5%, annullando i guadagni messi a segno da inizio anno.

Sul fronte valutario, si diceva, lo yen è risalito sia verso l'euro che verso il dollaro. La moneta unica è ai minimi delle ultime otto settimane contro la divisa nipponica (125,85) e il dollaro addirittura ai minimi delle ultime dieci (94,18). Il caos asiatico si trascina anche in Europa, dove Piazza Affari apre in ribasso dell'1,5%. Forti vendite anche per gli altri listini: Francoforte è allineata a Milano, Londra
e Parigi arretrano dell'1,2%. Intanto lo spread tra Btp e Bund si muove in rialzo e raggiunge i 289 punti base - superando la cosiddetta 'quota Monti' indicata come obiettivo dall'ex premier, e il decennale italiano rende il 4,45%. Proprio oggi il Tesoro italiano mette alla prova la fiducia nel Paese con un'asta di Btp a quindici anni.

Sugli scambi asiatici ed europei pesa anche la performance di ieri di Wall Street, che per il terzo giorno consecutivo ha chiuso in rosso. Il Dow Jones ha inanellato la peggior serie del 2013 ed è tornato sotto 15mila punti: ieri ha lasciato sul parterre lo 0,84%, come lo S&P 500, mentre il Nasdaq ha perso l'1,06%. Grande attesa, oggi, per la pubblicazione dei dati sui sussidi alla disoccupazione e per le vendite al dettaglio americane. L'oro oscilla intorno a 1.388 dollari l'oncia, mentre il petrolio cala intorno a 95 dollari al barile.

La situazione di tensione sui mercati è ben riassunta dalle parole di Chris Green, wealth manager di First Nz Capital, che a Bloomberg sintentizza: "La gente sta ancora cercando di valutare le prospettive, cioè le probabilità e la tempistica di assottigliamento delle politiche di sostegno all'economia da parte della Federal Reserve", il cui programma prevede l'acquisto mensile di 85 miliardi di dollari di titoli di Stato. Il paradosso è presto servito: "I mercati vogliono la stabilità nell'economia, ma vogliono anche uno stimolo illimitato. Le due cose non possono continuare ad esistere insieme", conclude l'esperto.

In un report diffuso ieri a Washington, la Banca Mondiale ha intanto tagliato le stime di crescita globale al 2,2% per il 2013, dal precedente 2,4% e contro il +2,3% registrato ieri. Abbassate anche le stime per le economie più dinamiche e per l'Eurozona, il cui Pil si dovrebbe contrarre dello 0,6%. Di contro - però - le prospettive per Usa e Giappone sono migliorate proprio grazie alle misure senza precedenti dei loro governatori. Ciò ha quindi dato nuova sostanza alla possibilità che il ritmo di immessione di liquidità da parte della Fed possa calare per andare a sospendersi del tutto; non è un caso che da quando il numero uno della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha parlato di stop agli aiuti in caso di una "crescita stabile e sostenibile dell'occupazione" la quotazione delle azioni si è globalmente erosa di 2.500 miliardi di dollari, secondo i calcoli dell'agenzia americana.

2. AI PAESI EMERGENTI È FINITA L'ERA DEI TASSI CALANTI E I MERCATI TEMONO IL TERREMOTO
Federico Rampini per La Repubblica

E' finita davvero l'èra dei tassi calanti. La svolta avviene dove conta di più: qui in America. Contagia il mondo intero, con effetti a cascata che possono preludere a una nuova "tempesta perfetta" sui mercati finanziari. Il titolone del Wall Street Journal in prima pagina è allarmante: "Un tumulto globale s'impadronisce dei mercati". Nell'articolo del quotidiano economico si evoca uno "spostamento tettonico dell'economia mondiale", come quelle dislocazioni della crosta terrestre che possono preludere a terremoti, creazioni di catene montuose, e altri cataclismi geologici.

Una dopo l'altra stanno crollando le certezze degli ultimi anni: si dava per scontato il proseguimento di una politica monetaria ultra-generosa (abbondanza di liquidità fornita dalle banche centrali a tassi minimi), così come una crescita vigorosa delle nazioni emergenti, Cina in testa. Contrordine, su ogni fronte. Tutti i punti cardinali che davano stabilità ai mercati, sono in movimento. E soprattutto, gli investitori hanno di colpo la sensazione che le banche centrali abbiano perso il controllo degli eventi.

Questa è la novità più inquietante. La Federal Reserve non riesce più a "comunicare certezze" sulla sua azione futura. La Banca del Giappone è impotente davanti a un indice Nikkei che viaggia impazzito sulle montagne russe, con rialzi e tracolli eccessivi. Le banche centrali dei paesi emergenti subiscono una fuga di capitali, le loro monete fino a ieri sopravvalutate stanno perdendo a rotta di collo sul dollaro.

Da New Delhi a Brasilia a Johannesburg, tutte cercano di correre ai ripari rialzando i tassi. Si conferma così quella che potrebbe essere la vera "dislocazione tettonica" di lungo termine: si torna ai tassi d'interesse in risalita. Un grafico del New York Times, depurando dalle fluttuazioni di breve periodo, dimostra che siamo stati dentro un "ciclo lungo" addirittura trentennale, di calo dei rendimenti. L'impressione è che stia volgendo al termine, e tutti cercano di correre ai ripari, o quantomeno di capire come sopravvivere nel nuovo mondo che verrà.

A scatenare il tumulto, almeno all'origine c'è un fatto positivo: l'America è ormai fuori dal tunnel della crisi. L'uscita dalla recessione Usa compie ormai quattro anni; e da tre anni questa ripresa genera occupazione a ritmi fra i 150.000 e i 200.000 posti al mese. In queste condizioni, il presidente della Fed Ben Bernanke ha fatto capire che prima o poi toglierà la "droga" ai mercati. La cura da cavallo che la sua banca centrale ha usato per uscire dalla crisi - tasso zero e massicci acquisti di bond, ultimamente 85 miliardi di dollari ogni mese - perderà la sua ragion d'essere. Buona notizia, dunque, anche se "comunicata" con tali riserve e cautele che provocano incertezza.

Bernanke non ha detto esattamente "quando". I mercati però giocano d'anticipo, si comportano come se la cura fosse agli sgoccioli. E come un drogato in crisi d'astinenza, hanno dei momenti di vero panico. Devono ripensare il mondo intero attorno a sé. Un universo di tassi in risalita, rovescia tutti i calcoli rispetto al passato. I rendimenti in ripresa risucchiano capitali verso gli Stati Uniti sottraendoli a quei mercati che erano stati beneficiati dalla speculazione: gli emergenti.

La fuga di capitali non risparmia nessuno: in Indonesia, Filippine e Thailandia, qualcuno teme addirittura il replay della tremenda crisi asiatica del 1997. Cadono le materie prime, dal petrolio ai metalli, trascinando monete come il dollaro australiano. La Cina rallenta vistosamente e non si capisce se sia per ritrovare un equilibrio di crescita più sostenibile, o invece qualcosa di peggio.

Anche in America, le "profezie che si autoavverano" stanno facendo danni. A furia di anticipare le prossime mosse della Fed si è innescata una vendita di bond che coinvolge tutti: buoni del Tesoro e obbligazioni private delle aziende. Perdite importanti colpiscono i fondi comuni obbligazionari, i più usati dal risparmio popolare e dalla previdenza.

Mentre all'inizio sembrava una Grande Rotazione ordinata (il deflusso dai bond, a favore degli investimenti azionari) ora anche la Borsa scende insieme con il valore capitale dei portafogli di titoli di Stato. La volatilità di Wall Street non è ai livelli di Tokyo ma è comunque anomala: una seduta ogni tre si chiude con l'indice Dow Jones al rialzo o (più spesso) al ribasso con punteggi a tre cifre. Potrebbe essere solo una fase di assestamento, turbolenta come tutte le transizioni. Purché i mercati tornino ad avere l'impressione che c'è un timoniere al comando: almeno della Fed.

 

Dagli Usa

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DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
FEDERICO RAMPINI
NEW YORK

 

 

MARIO DRAGHI MERKEL DRAGHI E MERKEL Giorgio Napolitano e Enrico Letta LETTA E napolitano borsa tokyoCATTELAN PIAZZA AFFARI BORSA MILANOWALL STREET Federal ReserveFEDERAL RESERVEBERNANKE jpegHaruhiko Kuroda governatore della banca centrale giapponese BANCA CENTRALE DEL GIAPPONE

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