SOCCORSO MONTI PER BERSANI: “SOLUZIONI CONDIVISE” PER IL COLLE - BOLDRINI SU GRASSO: “IO NON AVREI CHIAMATO SANTORO’’

Ugo Magri per "La Stampa"

In superficie nulla si muove, ma sotto il pelo dell'acqua c'è forte turbolenza. Pd e Pdl stanno negoziando tra loro non più solo con «sherpa» di seconda fila, ma tramite i big: Alfano, Letta, Franceschini e lo stesso Bersani. È tutto un intrecciarsi di incontri e di telefonate, segno che fanno sul serio. Fonti Pdl ieri mattina spargevano addirittura la voce di un colloquio «ad horas» tra Berlusconi e il segretario Pd per sancire l'intesa praticamente raggiunta...

Falso allarme, però, in quanto il faccia-a-faccia tra le due «B» della politica italiana si terrà senza urgenza alla fine della prossima settimana: affrettare l'incontro, precisano su entrambi i fronti, rischierebbe di compromettere la trattativa che con buona dose di ottimismo in Via dell'Umiltà definiscono «parecchio avanzata».

Quali sono i termini? Risulta una larga disponibilità reciproca a condividere la scelta del prossimo Presidente. Dovrà rappresentare una garanzia per tutti, centrodestra compreso. Nel giro di Arcore non dispiacerebbero personaggi alla Amato o alla Marini, sebbene entrambi appartengano all'altra famiglia politica (dove non suscitano in verità speciali entusiasmi).

La discordia tra Pd e Pdl rimane forte rispetto all'esecutivo. Il centrodestra vorrebbe partecipare al futuro governo Bersani con propri ministri o, al limite, con figure approvate dal Cavaliere.

Ma pone, come condizione minima per un'intesa, quella di esprimere un voto favorevole al governo, contrattato e pubblicamente dichiarato: mica fughe dall'aula o altri espedienti «alla vergognosa», come li bolla Cicchitto. «Se Bersani dice sì, lo votiamo domani», promette il capogruppo Brunetta. Un «sì» del Pdl, tuttavia, è proprio ciò che Bersani teme come la peste, in quanto significherebbe far maggioranza insieme con Berlusconi. Di fatto, sarebbe un «governissimo».

Pare dunque che in queste ore Bersani resista con tutte le forze, e ingiunga al centrodestra di tenersi alla larga, perché lui conta di presentarsi davanti alle Camere con un governo di minoranza, trovando tra i grillini i voti necessari. Insomma, il leader Pd spera di cavarsela da solo, altrimenti alle urne.

L'intesa con la destra gli serve esclusivamente (ma non è poco) per evitare che l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica si trasformi per lui in un Vietnam, con agguati a scrutinio segreto. Il fantasma di D'Alema viene agitato ad arte dai negoziatori Pdl per far intendere a Bersani che, se non accetta il sostegno al governo, Berlusconi ha molti modi per complicargli la vita...

In compenso Bersani può contare sull'aiuto fattivo di Monti, con il quale ha stipulato nel pomeriggio un vero e proprio patto di consultazione reciproca: nessuno dei due agirà senza prima avere avvertito l'altro. «Grande convergenza», recita il comunicato finale sulla necessità di ricercare «tempestivamente la più ampia condivisione possibile tra le forze parlamentari».

Tradotto nel linguaggio di tutti i giorni: al Quirinale niente personaggi invisi al centrodestra, come potrebbero essere Prodi o Zagrebelsky. I socialisti di Nencini candidano Emma Bonino, che a sorpresa va forte pure tra le donne del centrodestra (dopo la Carfagna, è pronta ad appoggiarla la berlusconissima Biancofiore), non altrettanto tra i gentleman Pdl. Veltroni rilancia il nome di Napolitano, «sarebbe perfetto».

Non è l'unico a pensarla così. Ma il Capo dello Stato ha manifestato più volte la propria indisponibilità. E comunque, Napolitano mai accetterebbe di farsi rieleggere per poi constatare che manca l'intesa sul governo, sciogliere il Parlamento e convocare nuove inconcludenti elezioni. A ciò provveda qualcun altro...

2. BOLDRINI SU GRASSO: "IO NON AVREI CHIAMATO SANTORO
Da "La Stampa"

Lui l'ha fatto, l'ha ritenuto giusto. È il suo stile e ognuno ha il proprio. Io probabilmente non l'avrei fatto». Così la presidente della Camera Laura Boldrini (foto) replica a Otto e mezzo a chi le chiede di commentare la telefonata del presidente del Senato Pietro Grasso durante la trasmissione Servizio pubblico per replicare a Marco Travaglio.

 

PIERLUIGI BERSANI E MARIO MONTIBERSANI MONTI GRASSO E BOLDRINIGRASSO E BOLDRINI IN DIRETTA A BALLAROSILVIO BERLUSCONI Giuliano Amato Massimo Dalema

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…