SULLE PENSIONI, ENNESIMA FIGURA DI PALTA PER L'ARMATA BRANCA-MELONI – MA COME SI FA A SCRIVERE E PENSARE CHE IL MAXI-EMENDAMENTO ALLA MANOVRA CHE IMPONE UNA STRETTA SULLE PENSIONI SIA AVVENUTO DI INIZIATIVA DI GIORGETTI SENZA IL VIA LIBERA DEL GOVERNO? - SCOPPIATO IL CASINO, LA DUCETTA HA INGRANATO LA SOLITA MARCIA INDIETRO, ORDINANDO A GIORGETTI DI CORREGGERE – I LEGHISTI, CHE DA ANNI SBRAITANO CONTRO LA RIFORMA FORNERO, EVOCANO UNA “MANINA” DEI TECNICI: MA E' ALTRETTANTO IMPENSABILE CHE LA RAGIONIERA GENERALE, DARIA PERROTTA, POSSA FARE UN EMENDAMENTO ALLA MANOVRA IN BARBA AL MEF...
Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per "la Repubblica"
giorgia meloni giancarlo giorgetti foto lapresse
La stretta sulle pensioni si sgretola a sera, dopo una giornata sull'ottovolante. Il telefono di Giancarlo Giorgetti squilla due volte a distanza di un paio d'ore. A chiamare è sempre Giorgia Meloni.
Il primo contatto serve alla premier per chiedere al ministro dell'Economia di correggere il maxi-emendamento alla manovra che inasprisce le norme sulle pensioni con una stretta sui criteri per il riscatto della laurea e sulle finestre per l'uscita anticipata. La ragione recita grosso modo così: le misure sono poco chiare, il rischio è tirarsi addosso un boomerang. [...]
Dal mattino i leghisti hanno iniziato a tuonare contro i tecnici di via XX settembre. Su tutti Armando Siri, fedelissimo di Matteo Salvini. Così: «Sulle pensioni è il Parlamento a decidere, non i burocrati del Mef». Poi evoca la «manina», l'immagine che i 5 stelle al governo nel 2018 hanno usato più volte, proprio contro i funzionari del Tesoro.
L'identità è celata, ma a taccuini chiusi più di un leghista rivela che il riferimento è alla Ragioniera Daria Perrotta. Il pressing non si ferma qui. Capeggiati da Claudio Borghi, uno dei quattro relatori della legge di bilancio, i senatori del Carroccio iniziano a scrivere un subemendamento per chiedere la cancellazione delle norme sulla previdenza che l'esecutivo ha depositato al Senato appena ventiquattr'ore prima.
Ecco perché la presidente del Consiglio fa partire la seconda telefonata. È quella della soluzione. Sarà lei, in serata, ad annunciarla nell'aula di Palazzo Madama. La replica dopo il dibattito sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo diventa l'occasione per correggere la rotta.
«Un chiarimento importante che voglio dare: nessuno che ha riscattato la laurea - spiega - vedrà cambiata l'attuale situazione, qualsiasi modifica che dovesse intervenire varrà solo per il futuro». Poi l'indicazione, già anticipata a Giorgetti: «L'emendamento - dice - dovrà essere corretto in questo senso».
Quando i senatori vengono informati, i funzionari del Mef sono già al lavoro sul subemendamento atteso oggi in commissione Bilancio. Dal ministero trapela la massima disponibilità a rivedere il "maxi" per renderlo più compatibile con le richieste della politica. Via i tagli retroattivi sul riscatto della laurea: niente sterilizzazione progressiva, da 6 a 30 mesi di contributi ottenuti riscattando il diploma.
La stretta, che incide appunto sul computo dei mesi di contributi per l'anzianità ma non sul valore dell'assegno, sarà applicata solo a chi deve ancora riscattare il titolo di studio, a partire dal primo gennaio dell'anno prossimo [...]
matteo salvini giancarlo giorgetti. voto di fiducia sulla manovra 2024 foto lapresse
Al Carroccio, però, non basta. Dopo neppure mezz'ora dalla rassicurazione della premier, i senatori leghisti depositano una richiesta che allarga il perimetro dell'intervento.
Chiedono di cancellare anche l'allungamento delle finestre che distanziano la maturazione dei requisiti per la pensione anticipata dall'effettiva ricezione dell'assegno. C'è anche l'indicazione delle coperture: una nuova stangata sulle banche. Ancora su l'Irap, con un aumento da 0,2 fino a 4 punti. Uno schema massimalista, un altro segnale di disturbo al Mef che lavora alle modifiche. […]




