virginia raggi manette marra

SUSSURRI DAL M5S: “VIRGINIA RAGGI TEME DI ESSERE ARRESTATA. VUOLE AUTOSOSPENDERSI” - IL MOTIVO CHE POTREBBE SPINGERE IL PM A CHIEDERE LA CUSTODIA CAUTELARE E’ L'INQUINAMENTO DELLE PROVE - L'ATTACCO A GRILLO E CASALEGGIO: “MI HANNO IMPOSTO LE NOMINE DI MINENNA E RAINERI”

VIRGINIA RAGGI AL TELEFONOVIRGINIA RAGGI AL TELEFONO

1 - LA RAGGI TEME L'ARRESTO: C'È ARIA DI AUTOSOSPENSIONE

Giampiero Timossi per “Il Giornale”

 

«La sindaca Raggi vuole autosospendersi, teme di essere arrestata». La voce corre sulla chat interna del Movimento, salta da una città all'altra, fa la spola tra Torino e Roma. «Virginia si sta preparando, deve autosospendersi». In fondo non è questa la novità, che il «protocollo di salvataggio» preveda una scelta estrema si sa da alcuni giorni.

 

VIRGINIA RAGGI CHIEDEVA AL PD DI CACCIARE GLI INDAGATIVIRGINIA RAGGI CHIEDEVA AL PD DI CACCIARE GLI INDAGATI

La novità è un'altra. Scrivono e chattano i vertici del Movimento, ma anche i «cittadini» pentastellati impegnati nelle amministrazioni pubbliche, per dire che la situazione è grave, per essere tutti costantemente aggiornati, perché il passaggio appare estremamente delicato: «Ragazzi, Roma è un gran bordello, tutti vogliono fare in modo che la giunta salti. E vogliono arrestare la sindaca».

 

Arresto, è questa la parola che tiene banco ieri. Forse ne parlano nei corridoi della Procura, ma questa al momento sembra un'ipotesi remota, difficile da sostenere: Virginia Raggi è accusata di falso in atto pubblico e abuso d'ufficio. Perché si dovrebbe arrivare alla custodia cautelare? Non si pensa certo al pericolo di fuga della sindaca e neppure alla possibilità che il presunto reato venga reiterato: le accuse ruotano intorno alla promozione di Renato Marra.

VIRGINIA RAGGI A DI MARTEDIVIRGINIA RAGGI A DI MARTEDI

 

È il fratello di Raffaele, l'ex braccio destro di Gianni Alemanno, stima pressoché inalterata da parte della sindaca e capo del personale del Campidoglio, prima di venire arrestato. Visto quando già accaduto appare impossibile che sul caso del vigile Renato Marra, la sindaca Raggi voglia e possa combinare altri guai. Resta un terzo motivo che potrebbe spingere il pm a chiedere la custodia cautelare: l'inquinamento delle prove. Ma i magistrati avrebbero già tutti i documenti che servono, vogliono chiudere in fretta l'inchiesta.

virginia raggi sul tetto del comune con salvatore romeo virginia raggi sul tetto del comune con salvatore romeo

 

Le loro mosse, l'ipotesi del giudizio immediato, inducono a credere che i pm abbiano le carte che servono per arrivare a una condanna di primo grado. Che per la legge Severino significherebbe sospensione della sindaca. Questo il quadro dell'inchiesta, che non basta, ma forse serve a comprendere quanto sta accadendo a Roma. Meglio, può aiutare a decifrare perché, quasi all'improvviso, nella giornata di ieri, nei dialoghi tra Grillo e i suoi si sia diffusa la sindrome dell'arresto.

 

Nel primo pomeriggio tutte le comunicazioni si concentrano sul «rischio dell'arresto» e alla fine spunta una linea che potrebbe materializzarsi già nelle prossime ore: «Virginia Raggi si autosospende, lunedì va a parlare con i magistrati e chiarisce tutto. Se le verrà chiesto di essere ascoltata altre volte l'autosospensione andrà avanti fino a quando tutto non sarà chiarito».

 

virginia raggi braccio destrovirginia raggi braccio destro

Ancora, altre voci in chat: «Così chi vorrebbe fermarla, chi sogna di arrestarla, non potrà neppure dire che dai suoi uffici del Campidoglio lei sta cercando di inquinare le prove sul caso di Renato Marra». In sintesi: Raggi si autosospende per scacciare i timori di un possibile arresto. Questa la voce che trapela ieri dal Campidoglio. Se così stanno le cose, se nessuna altra accusa può essere formulata nei confronti della sindaca, il timore pare almeno eccessivo.

 

virginia raggi raffaele marravirginia raggi raffaele marra

Con un rumore di sottofondo che racconta anche un'altra cosa: chiedere la custodia cautelare, arrestare la sindaca Raggi a questo punto, con queste ipotesi di reato, farebbe di lei una martire, almeno tra la maggioranza di coloro che l'hanno votata. E far circolare la voce di un suo possibile arresto? Non equivale al martirio, ma è senza dubbio un aiuto in più per i sondaggi: Grillo & Associati lo sanno bene, più li bastoni e più piacciono alla gente.

 

2 - "MI HANNO IMPOSTO QUELLE NOMINE" COSÌ LA SINDACA SI SFOGAVA CON MARRA

Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

RAFFAELE MARRARAFFAELE MARRA

«Le nomine di Minenna e Raineri sono imposte. Ma il sindaco sono io». A parlare è Virginia Raggi, all' interno dell' ormai stranota chat di Telegram "Quattro amici al bar". Gli interlocutori sono Salvatore Romeo, Daniele Frongia e Raffaele Marra, l' ex braccio destro che, subito l' arresto, la sindaca ha rinnegato in un baleno liquidandolo come «uno dei 23 mila dipendenti del Comune».

 

La pro va che Raggi ha qualche problema nell' ammettere la realtà dei fatti è contenuta in questa intercettazione del Nucleo investigativo dei Carabinieri, ora agli atti della Procura di Roma che ha messo sotto indagine Raggi per abuso d' ufficio e falso in atto pubblico nell' inchiesta sulle nomine in Campidoglio.

MINENNAMINENNA

 

Quante volte Raggi ha smentito che il suo mandato fosse commissariato da Beppe Grillo, dai parlamentari romani più in vista e dalla Casaleggio Associati? Anche di fronte all' evidenza, anche di fronte all' imprenditore Massimo Colomban, amico di Gianroberto e spedito dall' erede Davide a Roma in qualità di assessore alle Partecipate dopo i pasticci della ricerca di un assessore al Bilancio, Raggi ha sempre dato la stessa risposta: «Le decisioni le prendo io con i miei assessori e i miei consiglieri».

 

carla rainericarla raineri

Per dire, un mese dopo l' arresto di Raffaele Marra, dopo i giorni del caos in Campidoglio, dopo che la costrinsero a far fuori il suo cerchio magico (il vicesindaco Frongia e il capo segreteria Romeo), lei è andata nel salotto tv di Giovanni Floris su La7 a dare un' altra versione: «Si sono dimessi loro per tutelare il Movimento».

 

Falso. Come false appaiono, alla luce di questa intercettazione su Minenna e Raineri, le sue manifestazioni di autonomia all' indomani della vittoria. Massimo Minenna, ex Consob, e Carla Raineri arrivano a Roma in qualità di super-assessore al Bilancio e alle Partecipate, lui, e di capo di gabinetto, lei, per volontà del minidirettorio romano, di Grillo e di Casaleggio.

 

Si sa com' è andata a finire, poi. La guerra in Campidoglio, guidata nell' ombra da Marra, ha portato alle dimissioni di entrambi nel giro di una notte, alla ricerca affannosa di un nuovo assessore al Bilancio (trovato dopo un mese e dopo tanti rifiuti a ottobre) e alla vacatio che dura tuttora per il capo di gabinetto.

VIRGINIA RAGGI DANIELE FRONGIA RAFFAELE MARRAVIRGINIA RAGGI DANIELE FRONGIA RAFFAELE MARRA

 

Inoltre, si parla di alcuni incontri tra Di Maio e Marra anche se il vicepresidente della Camera ha sempre negato. Che Raggi sia stata di fatto commissariata dal M5S è ormai indubitabile. Ma forse lo era anche dall' interno, domata dall' influenza che Marra esercitava su di lei ben prima che fosse eletta.

 

«Ho appena finito di studiare i nominativi per gli incarichi delle strutture di diretta collaborazione del sindaco e del vicesindaco», scrive Marra a Romeo su WhatsApp a maggio 2016. Marra, Romeo, Frongia e Raggi si muovevano come una squadra compatta già mesi prima del voto. I messaggi in chat depositati nel fascicolo del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del pm Francesco Dall' Olio complicano le cose a Raggi ma gettano un' ombra sull' intera giunta, soprattutto leggendo lo scambio su WhatsApp tra Marra e suo fratello Renato, ex vicecapo dei vigili promosso a dirigente con una nomina poi revocata su cui indagano i magistrati.

LUCA BERGAMO DANIELE FRONGIALUCA BERGAMO DANIELE FRONGIA

 

Nel luglio 2016, incassata da pochi giorni la vittoria alle urne, rivolgendosi al fratello Renato che ambiva a diventare capo dei vigili, Marra dice: «Devi farti amico De Vito, lui è potente. Se diventa tuo amico metà strada è fatta». Perché De Vito? Perché l' ex candidato sindaco sconfitto da Ignazio Marino e poi battuto alle primarie da Raggi, oggi presidente dell' Assemblea capitolina, è considerato l' uomo forte del M5S nella giunta. Il suo sponsor è Roberta Lombardi, all' epoca ancora nel cuore di Grillo e Casaleggio perché non in violento contrasto con la sindaca.

 

salvatore romeosalvatore romeo

Renato a quel punto si mette in contatto con Adriano Meloni, assessore allo Sviluppo economico e al Turismo, ex amministratore delegato di Expedia, anche lui arrivato a Roma in quota Casaleggio Associati. Renato Marra cerca Meloni su WhatsApp e lui gli risponde: «Sei il fratello di Raffaele?

 

Mi ha spiegato di te». Frase che è stata confermata martedì dallo stesso Meloni ai pm che lo interrogavano proprio su questi passaggi: «E' stato Raffaele a suggerirmi di prendere suo fratello». Poco dopo, Renato riscrive a Raffaele (sempre luglio 2016): «Sai che mi ha chiamato Meloni? De Vito sta nella stessa squadra di Meloni?». Raffaele risponde sicuro: «De Vito sta proprio con Casaleggio».

 

In quello scambio in chat Raffaele inca lza ancora il fratello: «De Vito è un amico, mi voleva fare direttore del terzo dipartimento per parare il culo alla moglie». A luglio Giovanna Tadonio, la moglie di De Vito, diventa assessora alla sicurezza del Personale e alla Polizia locale del municipio III.

 

DE VITODE VITO

Una nomina anticipata dalla Stampa il 5 luglio in un articolo sulla parentopoli grillina.

Suc cessivamente, nel novembre 2016, Diego Porta viene nominato capo dei vigili e l' attenzione si sposta sul dipartimento del Turismo. Dopo aver incassato la nomina di dirigente Renato scrive a Raffaele ringraziandolo ma mostrando timore per le prime voci sulle nomine che si rincorrono sui giornali. Raffaele è però sicuro: «Tranquillo gli atti li ha firmati la sindaca. Io che c' entro? Sono parato». L' ennesima frase che, assieme alle precedenti ricostruzioni sull' attivismo di Marra a favore del fratello, smentirebbe ancora una volta Raggi. La sindaca, infatti, sulla nomina di Renato ha detto di aver agito da sola.

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO