di maio conte fico

POLVERE DI 5 STELLE: LA TENTAZIONE SCISSIONE SPUNTA ANCHE NEL MOVIMENTO: “NON LE FA MICA SOLTANTO RENZI QUESTE COSE, LA SITUAZIONE E' ESPLOSIVA” - LA LEADERHIP DI DI MAIO SOTTO ACCUSA, LUIGINO SI DIFENDE: “VOI AVETE VOLUTO QUESTO GOVERNO E ORA VE LA PRENDETE CON ME CHE L'HO FATTO” – LE MOSSE DI FICO - SI FA LARGO, CON LA BENEDIZIONE DI CONTE, L’IDEA DI UN GRUPPO DI STABILIZZATORI (15 SENATORI) CHE ESCA PER PUNTELLARE L'ESECUTIVO…

luigi di maio e l'inglese 9

Mario Ajello per www.ilmessaggero.it

 

 

Alcuni di loro ieri hanno avuto una riunione top secret. Gli altri si parlano al telefono, si scambiano sms, si appartano negli angoli di Montecitorio ma questa non è propriamente una congiura. E' però un'operazione politica che potrebbe avere conseguenze forti: «Non le fa mica soltanto Renzi queste cose», dicono i pentastellati coinvolti in quello che al momento è un vento di scissione. L'idea - che serve ad alzare anche la tensione nei confronti della leadership di Di Maio sempre meno amata all'interno di M5S al punto che alti papaveri del governo dicono: «La situazione è esplosiva» - sarebbe quella di creare in prospettiva un nuovo gruppo parlamentare di fuoriusciti 5 stelle.

 

 

 

fico conte

Un processo s'è avviato. Coinvolge tutti quelli e sono i più - ma poi bisognerà vedere se si trovano venti deputati pronti a rompere davvero - che considerano lo strapotere di Di Maio eccessivo, e contestano il suo doppio ruolo di capo politico e di ministero degli Esteri. Su questo sentimento largamente maggioritario s'è innestato un dato politico esterno. Ossia la scissione di Renzi. E circola questo ragionamento, tra i grillini, che può essere miele per le orecchie del Pd e di chi ne guida la delegazione al governo, cioè Franceschini: «Serve un gruppo che stabilizzi l'esecutivo, che compensi gli strattoni che certamente Renzi provocherà e Di Maio non ha più la fiducia di molti, quella che servirebbe invece in questa fase che si annuncia molto hard».

 

Fico Di Maio

C'è in questo ribollire lo scontento per il fatto che Di Maio ha salvato nell'esecutivo soltanto i suoi protetti - Fraccaro a Palazzo Chigi «grida vendetta», secondo alcuni dei malpancisti confortati dal Pd che la pensa allo stesso modo - e che sta gestendo gli affari di questo governo, che al contrario di altri suoi colleghi ha più subito che voluto, senza nulla concedere a nessuno. Per esempio agli amici di Fico che, ben prima di Luigi, erano a favore dell'accordo rosso-giallo. Quanto a scissioni, Renzi docet. In questo caso il grande scontento può produrre un big bang. E alla riunione dell'altra sera dei parlamentari, in mezzo al coro dei brusii al suo indirizzo a un certo punto Di Maio ha quasi perso la pazienza: «Voi avete voluto questo governo e ora ve la prendete con me che l'ho fatto».

 

Di Battista Di Maio Fico

Ma il problema non è che dentro il corpaccione stellato - a parte i destri alla Paragone in Senato - non si voglia questo esecutivo. Anzi. La questione è che la «discontinuità» che sarebbe alla base della svolta rosso-gialla non può tradursi nella continuità del protagonismo di Di Maio e «serve un altro tipo di protagonismo»: ossia una maggiore collegialità unita - «Ma no, è solo una minaccia per spaventare Luigi», minimizza qualcuno - alla nascita del gruppo che tratti direttamente con il Pd, che gli faccia da sponda, che lo aiuti nel rintuzzare le sortite di Renzi e del suo manipolo di Italia Viva.

fico grillo di maio

 

QUINTA GAMBA

La scomposizione dem troverebbe così un suo corrispettivo nell'altro partitone del governo. Per il gruppo di provenienza 5 stelle i nomi circolano ma si tratta per ora di boatos. Esempio: Toninelli sarà della partita oppure l'eventuale nomina a capogruppo al Senato ne frenerà gli ardori e i furori per l'estromissione dalla squadra dei ministri?

 

fico

Nel mazzo dei possibili o degli eventuali, i sussurri di Palazzo indicano Luigi Gallo e Giuseppe Brescia (area Fico), Barbara Lezzi e Carla Ruocco, il deputato Massimo Misiti (ortopedico calabrese con molti amici nel Pd), Nicola Morra che non è diventato titolare del Miur, l'ex sottosegretario Fantinati, il capogruppo dei deputati D'Uva che sperava in un ministero come accaduto con successo al suo pari grado del Senato cioè Patuanelli ora al Mise ma è assai più vasta l'area in movimento. E sarebbe riduttivo descriverla come quella di chi è rimasto a bocca asciutta nella partita governativa. Si tratterebbe invece di un gruppo di stabilizzatori in sintonia con i dem più di quanto lo è Di Maio e più di quanto lo potrà essere Renzi.

giuseppe conte e roberto fico

 

Lo stesso Conte, anche alla luce della vicenda del salvataggio in aula del berlusconiano Sozzani, sente l'esigenza di avere un raggruppamento di responsabili, almeno 15 senatori in grado di aggiungersi alla maggioranza e di sterilizzare le eventuali sortite renziste, così come starebbe vedendo di buon occhio (i suoi rapporti con la dirigenza M5S sono quelli che sono: non buoni) la nascita di un grillismo più compatibile con la sua concezione di governabilità. E che diventerebbe (insieme a Pd, M5S, Leu e Italia Viva) la quinta gamba del governo Bisconte.

ROBERTO FICOluiigi di maio.

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....