renzi telefono

RENZISMO LACEROCONFUSO - TRAVAGLIO: “CON CHE FACCIA ORA I RENZIANI CHIEDONO LE DIMISSIONI DI CROCETTA PER UN’INTERCETTAZIONE PRIVA DI RILEVANZA PENALE, DOPO AVER SOSTENUTO CHE LE NOTIZIE PENALMENTE IRRILEVANTI NON VANNO NEPPURE PUBBLICATE?”

Marco Travaglio per il “Fatto Quotidiano”

 

LA MANO DI RENZI SULLA SCHIENA DI MARIA ELENA BOSCHILA MANO DI RENZI SULLA SCHIENA DI MARIA ELENA BOSCHI

Non erano trascorse 24 ore dai delirii della ministra Boschi e del sottosegretario De Vincentis contro i giornali che pubblicano notizie “non penalmente rilevanti”sui politici, ed ecco che l’Espresso pubblica un’intercettazione non penalmente rilevante fra il chirurgo siciliano da poco arrestato Matteo Tutino e il suo cliente più illustre, il governatore Rosario Crocetta. L’Espresso racconta come il primo dica al secondo che l’assessore regionale Lucia Borsellino, figlia del giudice Paolo assassinato dalla mafia, “va fatta fuori come suo padre”.

Maria Elena Boschi davanti a Palazzo Ruspoli a Firenze resize Maria Elena Boschi davanti a Palazzo Ruspoli a Firenze resize

 

E il secondo non faccia una piega. Crocetta nega di aver mai sentito quella frase. La Procura di Palermo smentisce che l’intercettazione sia agli atti della sua inchiesta o in possesso del Nas dei Carabinieri. L’Espresso ribadisce che l’intercettazione esiste, probabilmente nel maremagno dei nastri già ascoltati e ancora da trascrivere, dunque coperti da segreto e in attesa di essere valutati dagli investigatori.

 

E, intendiamoci, il settimanale ha fatto benissimo a darne conto (i giornali esistono per violare i segreti, quando hanno una tale rilevanza politico-morale). Noi però, al momento, non sappiamo come stiano le cose e ci auguriamo che quelle parole non siano mai state pronunciate, o che – in caso contrario - davvero Crocetta non le abbia colte.

Claudio De VincentiClaudio De Vincenti

 

L’abbiamo criticato molte volte, per gli eccessi del suo istrionismo da operetta e per le tragicomiche vicende della sua giunta che ha cambiato 35 assessori in due anni, ma che sia un poco di buono o un portatore di cultura mafiosa come chi l’ha preceduto ci rifiutiamo di crederlo, almeno fino a prova del contrario.

 

Attendiamo dunque che il giallo si risolva in un senso o nell’altro prima di esprimere giudizi. Ci occupiamo invece delle conseguenze che quella presunta frase, subito presa per buona e per vera, ha suscitato ai più alti livelli dello Stato e della politica. Mattarella e Renzi hanno telefonato la loro doverosa solidarietà a Lucia Borsellino (a tre giorni dal 23° anniversario dell’assassinio del padre).

 

CROCETTA LUCIA BORSELLINOCROCETTA LUCIA BORSELLINO

E il luogotenente del premier in Sicilia, il sottosegretario Davide Faraone, ha ufficialmente chiesto via Twitter la testa del governatore: “Inevitabili dimissioni Crocetta e nuove elezioni. Quelle parole su Lucia Borsellino una vergogna inaccettabile”. E qui casca l’asino: o meglio, cascano d’un botto la Boschi, De Vincenti e anche Renzi.

 

Il premier ha sempre sostenuto che nessuno deve dimettersi “solo” perché inquisito (tipo i suoi sottosegretari Castiglione, Vicari, De Filippo, Barracciu e lo stesso Faraone): la presunzione d’innocenza copre tutti fino alla condanna in Cassazione. La Boschi, l’altroieri alla Camera, ha definito “grave che intercettazioni che non hanno alcuna rilevanza penale (quelle sull’affaire Renzi-Napolitano’s-Guardia di Finanza, ndr) siano state pubblicate”.

 

davide faraonedavide faraone

E De Vincenti ha attaccato i giornali che hanno scritto di lui a proposito dell’inchiesta sulla centrale dei veleni di Vado Ligure “quando a mio carico non c’è nulla”, infatti non è indagato. Nemmeno Crocetta è indagato, dunque potrebbe cavarsela con la solita litania sulle notizie “non penalmente rilevanti”e la solita alzata di spalle.

 

Invece, a parte la pantomima dell’autosospensione che non ha alcun valore, urla giustamente la sua estraneità, negando di aver sentito quelle parole agghiaccianti e giura che, se le avesse sentite, avrebbe “massacrato” verbalmente l’amico. E fa benissimo a difendersi così (sempre che dica la verità), perché della rilevanza penale di quella presunta frase e del suo eventuale silenzio non fregherebbe nulla a nessuno: se si scoprisse che le cose sono andate come le racconta l’Espresso, non potrebbe restare al suo posto un istante di più.

Michele AdinolfiMichele Adinolfi

 

Quando un imprenditore fu intercettato mentre ridacchiava per il terremoto dell’Aquila, pregustando gli affari della ricostruzione, non c’era nessun reato, eppure ancora se ne parla. E quando il ministro Lupi fu ascoltato mentre raccomandava il figlio al potente Incalza, pur non essendo (ancora) inquisito, fu accompagnato alla porta da Renzi. Resta da capire con che faccia ora i renziani chiedano le dimissioni di Crocetta per un’intercettazione priva di rilevanza penale, dopo aver appena sostenuto che le notizie penalmente irrilevanti non solo sono “romanzi fantasy”, ma non vanno neppure pubblicate.

 

Se l’Espresso avesse dato loro retta, nessuno saprebbe nulla del caso Crocetta-Tutino: Mattarella, Renzi e Faraone non avrebbero aperto bocca. Quindi delle due l’una: o ritirano le parole della Boschi alla Camera e ammettono che le intercettazioni del caso Renzi-Adinolfi e quelle del caso De Vincenti non hanno profili penali, ma morali, politici e deontologici, dunque vanno raccontate e meritano una risposta; oppure ritirano la richiesta di dimissioni per Crocetta (fra l’altro avanzata dall’i n d ag a t o Faraone).

MAURIZIO LUPIMAURIZIO LUPI

 

Altrimenti nasce il sospetto del doppiopesismo: Lupi e Crocetta non appartengono al Giglio Magico (così come Marino, ma a giorni alterni), dunque possono essere sacrificati anche se non indagati, mentre lo stesso non vale per Renzi & C. Non ci sogniamo certo di equiparare l’eventuale telefonata di Matteo Tutino e Crocetta con quella di Matteo Renzi e Adinolfi. Per Crocetta che parla col primo Matteo, se è tutto vero, non c’è spiegazione che tenga: solo dimissioni. Per il secondo Matteo che parla col generale, nessuno chiede dimissioni: ma spiegazioni sì

 

 

 

Ultimi Dagoreport

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”