COLPI DI FI-DUCE! TRAVAGLIO: “NESSUNO CREDE CHE RENZI SIA COME MUSSOLINI MA SULL’ITALICUM FA LA STESSA COSA DEL DUCE SULLA LEGGE ACERBO, MA IL PERICOLO NON LO PRENDE SUL SERIO NESSUNO. CHE SERVILISMO DA STAMPA E TV!”

Marco Travaglio per il “Fatto Quotidiano”

 

MARCO TRAVAGLIO MAGNA - VALERIA GOLINO MARCO TRAVAGLIO MAGNA - VALERIA GOLINO

Ci scrivono molti elettori Pd, soprattutto renziani pentiti: “Perché nessuno dice e fa niente?”, “L’avesse fatto Berlusconi, saremmo tutti sotto la Camera e il Quirinale”. C’è la stanchezza che pervade molti alla sola idea di tornare a mobilitarsi, dopo l’illusione che, uscito B. da Palazzo Chigi, tornasse ipso facto la democrazia. C’è l’incredibile servilismo di stampa e tv, mai così compatte nell’occultare le vergogne del nuovo Capo.

 

C’è l’impresentabilità degli avversari di Renzi, sua unica vera assicurazione sulla vita: se a contrastare l’Italicum sono la minoranza Pd e FI che l’avevano votato due volte, il bulletto può campare cent’anni. C’è il silenzio indecente di Mattarella, Grasso e Boldrini alle esequie della democrazia parlamentare. E c’è il nanismo dei protagonisti di governo e di opposizione: ogni loro parola, anche la più impegnativa e altisonante, diventa subito barzelletta.

Mattarella e RenziMattarella e Renzi

 

Chi può allarmarsi se uno sfigato grida al fascismo? Chi può credere che Renzi sia come Mussolini? Sull’Italicum sta facendo la stessa cosa del Duce sulla legge Acerbo, ma il pericolo – pure grave – non lo prende sul serio nessuno. E in questa tragicommedia flaianesca (“la situazione è grave ma non seria”), conta anche il linguaggio. Che, come la storia, è sempre appannaggio dei vincitori.

 

Prendiamo il verbale datato 22 aprile dei deputati questori inviato alla Boldrini per processare alcuni protagonisti degli scontri alla Camera sul Jobs Act e sulla riforma del Senato. Una prosa di rara comicità. Il 24-11-2014 i 5Stelle beccano un pianista forzista, Di Stefano, che vota più volte al posto del collega Gallo. Confessano entrambi, ma promettono di non farlo più. I questori propongono “una lettera di forte censura” e “auspicano che i gruppi si facciano parte attiva nel contrastare tale fenomeno”, cioè che il cappone si lanci nella padella per il cenone di Natale.

LAURA BOLDRINI PIERO GRASSO
LAURA BOLDRINI PIERO GRASSO

 

Tarallucci e vino. L’11-1-2015 inizia la seduta-fiume sulla riforma costituzionale. Ore 22.35: Grimaldi e Giorgetti (Lega) danno dello “zerbino” a Pizzolante (Ap-Ncd), che risponde: “Speculazioni di bassa Lega”. Battutona. Leghista Molteni: “Coglione”. Rissa leghisti-centristi, anzi “contatto” – scrivono pudichi i questori – seguìto da “scambio di apostrofi”. Ecco, si son tirati addosso segni di interpunzione e caratteri tipografici: punteggiatura. Ore 23.10: si entra nell’alta strategia militare.

 

Un manipolo M5S “scende nell’emiciclo in protesta verso la Presidenza. Un cordone di assistenti parlamentari postisi dinanzi ai banchi del governo impediva ai deputati di sopravanzare, ostacolando il tentativo del Vacca di raggiungere la Presidenza aggirando lo schieramento degli assistenti”.

laura boldrini a montecitorio fiducialaura boldrini a montecitorio fiducia

 

“La Presidente (Boldrini) esclamava: ‘Ritornate ai vostri posti!’... Fischi e ‘Serva! Serva! Serva!’”. Tre volte, non una di meno, non una di più. I 51 reprobi, individuati dalla prova tv come scanditori del triplice sanguinoso epiteto, saranno processati. Incluso il M5S Sibilia che “si poneva alle spalle della Presidente di turno Sereni e mimava gesti gravemente irriguardosi (incapacità di intendere, ripetutamente, e gesto delle manette)”.

 

E che dire del “lancio di fogli di carta all’indirizzo della Presidenza”? Non c’è più religione, signora mia. Il 13-2-2015, ore 0.05, si rischia il golpe alla Tejero. “Dai banchi del gruppo M5S si scandiva ‘Onestà! Onestà!’”, due volte. Il presidente di turno Giachetti prontamente “espelleva Ruocco, Bonafede e Di Battista (M5S)”. La Ruocco, uscendo, “sarebbe stata oggetto di gravi offese da parte del deputato Sanna (Pd) che le avrebbe ‘dato più e più volte della donna di strada’ – per non dire altre parole”.

renzi madia delrio boschi piciernorenzi madia delrio boschi picierno

 

Ma Sanna, interrogato, ha “contestualizzato l’episodio: ha utilizzato una locuzione mutuata da un’espressione gergale sarda (‘Zacc’a strada’) che può essere resa in lingua italiana come un invito ad allontanarsi (‘Ti invito ad allontanarti in gran fretta’). Tale locuzione non assume una connotazione offensiva o sessista”.

 

Ignara delle locuzioni, la Ruocco ha sentito “zoccola”, mentre il Lord Brummel di Iglesias stava solo suggerendole di uscire, cosa che lei peraltro già stava facendo. Assolto per insufficienza di locuzione. Intanto però i 5Stelle “continua - vano a battere (senza offesa, ndr) ritmicamente sui banchi e a scandire: ‘Onestà! Onestà!’” e un povero forzista “dichiarava di non riuscire a parlare”.

 

matteo renzi maria elena boschimatteo renzi maria elena boschi

Avessero gridato “Disonestà! Mazzette! Nipote di Mubarak!” si sarebbe sentito a casa sua, ma la locuzione “Onestà!” suonava davvero offensiva e sessista. Gran finale, ore 0.30: rissa, pardon “contatto tra i deputati Sel e Pd”. Botte da orbi fra Minnucci (Pd) e Farina (Sel), “caduta della deputata Simoni”, “Airaudo scavalcava alcune file di banchi ponendosi in piedi e inveiva”, espulsione di Mannucci e Airaudo. E intanto i 5Stelle sempre lì a “scandire ritmicamente ‘Onestà! Onestà!’”.

 

“Ore 2.50, la Presidente Boldrini, dopo averli invitati a desistere dal predetto comportamento, provvedeva all’espulsione” per onestà reiterata, recidiva e anche molesta. Ora sono convocati in 67 (quasi tutti M5S, più qualche Sel e un paio di Pd) per discolparsi: “turbativa della libertà di discussione”, “comportamenti ingiuriosi”, soprattutto “contat - ti”. Nessun profilo disciplinare invece per l’“aggressione fisica e verbale che avrebbe subìto Marisa Nicchi (Sel) in sala fumatori da Lavagno (Pd)”.

 

Lei sostiene che lui l’ha menata. Ma lui si dice “frainteso” e “mal interpretato”: voleva solo “richiamarla verbalmente per essersi rivolta in modo poco gentile a una collega”. Così “l’ha toccata su un braccio”, ma solo verbalmente. I questori se la bevono d’un fiato: “l’episo - dio si colloca nel contesto di scambi fra deputati connotati da una certa tensione in considerazione del clima generale” attizzato da quei cori criminogeni “Onestà! Onestà!”. Caso archiviato per sufficienza del contesto. Se Pd e Sel si prendono a cazzotti, è colpa dei 5Stelle.

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...