“IO FILORUSSO? A ‘LIMES’ METTIAMO A CONFRONTO TUTTI I PUNTI DI VISTA” – LUCIO CARACCIOLO PROVA A DIFENDERSI DALL'ACCUSA DI ESSERE UN PUTINIANO, DOPO LE DIMISSIONI DI QUATTRO MEMBRI DEL CONSIGLIO SCIENTIFICO DELLA RIVISTA "LIMES": “EVIDENTEMENTE PENSANO CI SIA UNA SOLA VERITÀ E CHE LA SI POSSA COSTRUIRE PRESCINDENDO DALL'ASCOLTO E DALL'ANALISI DELLE VOCI PIÙ LONTANE” - "SI PREFERISCE DISCUTERE CON CHI È GIÀ D'ACCORDO CON TE E MANCA OGNI CURIOSITÀ PER CHI LA PENSA DIVERSAMENTE. A QUESTA DERIVA CONTRIBUISCONO I SOCIAL IN CUI IL RAGIONAMENTO È RIDOTTO A SLOGAN. COSÌ SI CONSOLIDANO SOLO COMUNITÀ DI CREDENTI" - CARO LUCIO, UN CONTO È ANALIZZARE LE VOCI PIÙ LONTANE, UN CONTO È ADERIRE ALLE BUGIE DELLA PROPAGANDA RUSSA. LA DIFFERENZA NON È AFFATTO SOTTILE...
Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “la Stampa”
lucio caracciolo a otto e mezzo 4
Lucio Caracciolo, classe 1954, è direttore di Limes sin dalla sua fondazione, nel 1993. Il mese scorso quattro illustri collaboratori hanno lasciato la rivista (la proprietà è del gruppo Gedi, la stessa di questo giornale, ndr) lamentando una linea filorussa.
Caracciolo, lei è filorusso?
«Il piccolo segreto dell'analisi geopolitica è nel famoso motto del Vangelo di Matteo "ama i tuoi nemici". Il nostro modo di ragionare intorno ai conflitti si basa sulla necessità di mettere a confronto e cartografare tutti i punti di vista».
limes crimea inserita nella federazione russa nel 2023
Sottoscriverebbe l'affermazione secondo la quale la Russia è l'aggressore e l'Ucraina l'aggredito?
«Non saprei come dirlo diversamente».
Eppure c'è chi la accusa di essere a libro paga di Mosca.
«Da che è iniziata la guerra russo-ucraina abbiamo applicato questo modo di pensare a tutti i casi. I colleghi che hanno rinunciato a continuare a collaborare con noi, e che ringrazio, evidentemente pensano ci sia una Verità e che la si possa costruire prescindendo dall'ascolto e dall'analisi delle voci più lontane».
lucio caracciolo foto di bacco
È vero che ha ricevuto un telegramma? Esistono ancora i telegrammi?
«L'ho ricevuto a novembre da Federigo Argentieri, Franz Giustincich e Giorgio Arfaras. Senza formalità mi si invitava "tassativamente" a toglierli dal consiglio scientifico e redazionale della rivista».
L'ha lasciata anche l'ex generale Vincenzo Camporini, è così?
«Lui mi ha scritto un gentile messaggio in cui mi annunciava le dimissioni, ma a differenza degli altri tre ha fornito una motivazione: radicale dissenso su come la rivista ha trattato la guerra di Ucraina».
LIMEZ - MEME SU LIMES FILORUSSO
Uno dei quattro – Argentieri – collaborava con lei da trent'anni. Perché questa rottura ora?
«Lo chiederei a lui. La mia impressione è che viviamo ormai in un clima di guerra. Sono tempi di propaganda. Si preferisce discutere con chi è già d'accordo con te e manca ogni curiosità per chi la pensa diversamente. A questa deriva contribuiscono i social in cui il ragionamento è ridotto a slogan. Così si consolidano solo comunità di credenti».
La accusano di aver ricompreso nelle cartine la Crimea come se fosse territorio russo.
«Rappresentiamo le cose per come sono, non per come dovrebbero essere».
Crede al piano tedesco per la pace?
«Non credo a nessun piano di pace finché non sarà firmato da russi e ucraini. […]».
Quanto a lungo pensa possa durare la guerra se dipenderà da Putin?
«Finché non vedrà gli ucraini arrendersi. Il problema principale dell'Ucraina è che nel 1991 aveva 51 milioni di abitanti, oggi le stime oscillano fra i 25 e i 28. I russi controllano i territori a maggioranza filorussa, se dovessero entrare in quelli a maggioranza ucraina dovrebbero poi gestirli. Il che significherebbe avere qualche centinaio di migliaia di soldati inchiodati in Ucraina. Non credo sia uno scenario invidiabile nemmeno per Putin».
C'è una conquista territoriale che potrebbe far dire a Mosca "abbiamo vinto"?
«Per i falchi del regime e lo stesso Putin la risposta è Odessa, che loro considerano russa a tutti gli effetti. Se la conquistassero, l'Ucraina sarebbe finita perché non avrebbe più sbocco al mare».
In molti dicono: nel 2026 l'economia russa collasserà, e Putin scenderà a patti.
«Lo si dice da anni, e mi pare più un desiderio che un'analisi fondata. Certamente a guerra più o meno finita […] Mosca dovrà riconvertire parte della sua economia e non sarà facile».
[…] Cosa possono fare Europa e Stati Uniti per avvicinare le parti?
volodymyr zelensky 10 foto lapresse
«Stati Uniti ed europei – mi faccia dire europei perché l'Europa come entità politica non esiste – hanno posizioni diverse, se non opposte. Putin vuol trattare con gli americani perché – d'accordo con i cinesi – pensa che questo negoziato vada molto al di là dell'Ucraina, e che gli europei non contino nulla».
Ovvero?
«C'è in gioco una revisione generale dei rapporti fra America e Russia. I russi hanno bisogno di tecnologie americane soprattutto in campo energetico. E l'America è interessata a riportare i russi in un'orbita più vicina a loro e più lontana dalla Cina. In tutto questo per gli americani l'Ucraina è quasi una nota a pié di pagina. Purtroppo gli ucraini se ne sono accorti in ritardo».
C'è stato un momento in cui la pace è stata vicina?
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«Un paio di mesi dopo l'invasione, quando le parti avevano trovato, con la mediazione turca, un accordo di massima che avrebbe risparmiato centinaia di migliaia di morti. Sappiamo che per iniziativa britannica e di parte degli apparati americani a Zelensky fu spiegato che non doveva firmare perché il suo compito era indebolire la Russia».
Secondo lei l'Ucraina non ha alcuna possibilità di vincere?
«Questo è sempre stato evidente. Il problema è che nemmeno la Russia potrà considerare questa guerra una vittoria, perché è finita per diventare junior partner della Cina. E se ci sono due nazioni con interessi opposti sono Russia e Cina. È il capolavoro politico degli americani nel 2014: spingere Mosca nelle braccia di Pechino. È ciò che ha contribuito a frantumare l'Occidente, mettendoci fuorigioco».
LUCIO CARACCIOLO
CHIARA APPENDINO CON LIMES
lucio caracciolo a un giorno da pecora
lucio caracciolo a un giorno da pecora
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