1. MA RE GIORGIO LO SA CHE L’ACCORDO VERO TRA SILVIO B. E MATTEO R. (OLTRE QUELLO SULLA GIUSTIZIA, LE TELEVISIONI, I VOTI SOTTOBANCO SE SERVONO E QUANT’ALTRO) È ANDARE ALLE ELEZIONI A FEBBRAIO 2015, CON LA NUOVA LEGGE ELETTORALE? 2. RENZI SI LIBERA DI BERSANIANI, LETTIANI, CUPERLIANI E CIVATIANI E INSEDIA UN PD DI CARINI E INCOMPETENTI, COME IL SUO CONSIGLIO DEI MINISTRI. ANZI, TUTTO IL PARLAMENTO SARÀ SU QUEL MODELLO 3. L’EX CAV NON CONCEDE INFATTI L’APPARENTAMENTO AD ALFANO E SI ASSICURA DI PERDERE, VENDICANDOSI DEL SUO EX DELFINO E LIBERANDOSI DEI LA RUSSA, DELLA LEGA E DEGLI ALEMANNI VARI 4. NEL FRATTEMPO, IL BULLETTO DI FIRENZE FA LA GAVETTA, METTE LE SCARSE DISPONIBILITÀ ECONOMICHE SU POCHI OBIETTIVI E SI CONSOLIDA L’IMMAGINE CON LA PASSERELLA DEL SEMESTRE EUROPEO 5. RE GIORGIO NON POTRÀ NEGARE LO SCIOGLIMENTO DELLE CAMERE E VA A CASA PER LA GIOIA DI CLIO

DAGOREPORT

Ma il Colle lo sa? Re Giorgio II lo intuisce? O fa finta di non sapere e non vedere? Parliamo dell'accordo vero tra Renzi Matteo e Berlusconi Silvio, cioè dell'accordo politico che va oltre il visibile e il già visto, cioè le garanzie sulla giustizia, la tutela delle televisioni col Biscione, la scelta di Guidi Federica, e quant'altro. Eccolo, secondo alcune fonti convergenti, basate nei pressi dell'anziano ma pur valido ex Cav e del baldanzoso eppur abile fiorentino, in tutti i suoi passaggi.

Uno (già fatto, molto bene). Sostituzione in corsa di Letta Enrico, troppo lento e troppo legato a giochini interni alla vecchia classe dirigente italiana ed europea per essere un leader 2.0. Consiglio dei ministri snello e fatto di yes-women e di yes-man dove il Capo ha la maggioranza già preconfezionata e non deve discutere, mai. Neanche con Alfano Angelino che, se protesta, si vota e resta in minoranza.

Annunci a ruota libera, ma suadenti e ben impacchettati, sulle cose da fare. Persino l'elogio dei maestri elementari che, sia detto en passant, erano (insieme ai farmacisti e ai marescialli dei carabinieri) la struttura di riferimento e controllo sociale del fascismo sul territorio, paesino per paesino (comunque, la grammatica sapevano insegnarla).

Due (da fare, difficoltà media). Basta realizzare il 30/33 per cento degli annunci fatti sinora: 10 miliardi di cuneo fiscale bastano e avanzano perché anche Confindustria si allinei. Altri 20-25 miliardi come rata 2014 del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, poco altro per le scuole da riverniciare tra il 15 di giugno e i primi di settembre. Quanto basta per mettere un po' di soldi in giro e far muovere il Pil di qualche altro decimale rispetto al previsto.

Le risorse? Un falso problema: basta con i rivoli, si concentreranno le scarse disponibilità su pochi obiettivi, quelli di cui sopra. E poi non bisogna fare tutto insieme quanto annunciato, altrimenti servirebbe subito un centinaio di miliardi aggiuntivi. Quindi Padoan Carlo, che sta trovando difficoltà a comporre il suo gabinetto a via XX settembre, rassicuri i candidati: no problem e niente manovre lacrime e sangue in vista (più avanti capirete perché).

Tre (da fare, facile). Con la capacità istrionica dell'ex sindaco sarà una passeggiata: il semestre europeo a guida italiana, una roba che quando ce l'hanno gli altri paesi nemmeno ce ne accorgiamo, diventa la passerella per dare uno standing internazionale al giovane Matteo, che la userà benissimo. Già deve incontrare quanto prima Papa Francesco e Obama Barack, ma poi come presidente europeo andrà in India, in Cina, in Brasile.

Quattro (da fare, utile). Nonostante tutto, ci saranno gaffe, problemi e difficoltà. Ma sarà una gavetta molto utile perché il giovane Matteo potrà presentarsi all'appuntamento decisivo, quello che fino all'ultimo ovviamente verrà negato, con ancora più esperienza e, come dicono a Napoli, "cazzimme".

Cinque (facile, visti i precedenti del febbraio 2014). Appena finisce il semestre europeo, scioglimento delle Camere ed elezioni politiche anticipate nella seconda metà di febbraio 2015 con la legge elettorale che taglia i piccoli partiti e che nel frattempo è stata approvata. Obiettivo del premier giovane e dell'ex Cav anziano: il primo vince le elezioni e fa il pieno di parlamentari Pd come il suo attuale consiglio dei ministri, giovani, carini e simpaticamente incompetenti.

Fuori tutti i bersaniani, lettiani, civatiani e cuperliani, ovviamente. Il secondo si assicura di perdere negando ad Alfano l'apparentamento con Forza Italia, ma si vendica dell'ex delfino e rinnova tutto il suo parco parlamentari, si libera dei residui della Lega, di La Russa, Meloni e Alemanni vari. E vissero felici e contenti per cinque anni.

Sei (facile perché obbligato). Il nuovo Parlamento dei carini elegge il nuovo Capo dello Stato, esattamente come è avvenuto un anno fa con Re Giorgio II.
Chi potrebbe opporsi, forse Alfano Angelino? Intanto Renzi lo farà ballare, tirerà fuori tutti i temi etici che potranno metterlo in difficoltà. Alla fine, ripudiato da Berlusconi, suderà sangue per rientrare in Parlamento col suo partitino superando la soglia del 4,5% ma non conterà più nulla, sempre che ci riesca.

Certamente, Re Giorgio II sa oppure intuisce i contenuti dell'accordo vero tra il leader degli ultimi vent'anni e quello che progetta i prossimi venti. Ma sa bene che se il premier reduce dal brillante tirocinio europeo, che ha fatto anche il minimo sindacale in Italia per fermare la povertà incombente, e il capo dell'opposizione lo chiedono dopo aver imposto la nuova legge elettorale, certo non potrà negare lo scioglimento delle Camere.

Così anche Donna Clio è contenta perché si torna finalmente a casa, lasciando il Colle. E anche Re Giorgio sarebbe contento: nessuno, nemmeno Friedman Alan, potrebbe più ricamare sulle sue manovrette per intronare Monti Mario e Letta Enrico: Berlusconi Silvio e Renzi Matteo, quelli sì, sono professionisti.

 

 

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