IL VIMINALE ANNUNCIA RICORSI, GIORGIA MELONI TIRA BORDATE CONTRO LE TOGHE MA L’ESPULSIONE DELL’IMAM DI TORINO MOHAMED SHAHIN RESTA CONGELATA FINO A DATA DA DESTINARSI - IL TAR DEL LAZIO LUNEDÌ SI PRONUNCERÀ SULLA SOSPENSIONE DEL RIMPATRIO. IN EGITTO, SHAHIN RISCHIA LA VITA IN QUANTO OPPOSITORE DI AL-SISI: PER QUESTO HA CHIESTO L'ASILO POLITICO, RIGETTATO DALLA COMMISSIONE DI SIRACUSA - GLI AVVOCATI HANNO FATTO RICORSO AL TRIBUNALE DI CALTANISSETTA CHE CON UN PROVVEDIMENTO (ARRIVATO LO STESSO GIORNO DELLA CORTE D'APPELLO) HA SOSPESO GLI EFFETTI DEL DINIEGO. AL MOMENTO, QUINDI, L'IMAM HA UN PERMESSO COME RICHIEDENTE ASILO E PUÒ RESTARE IN ITALIA…
Caterina Stamin per "la Stampa" - Estratti
Si è stretto ai due figli e alla moglie Mohamed Shahin. Si è rifugiato nel loro abbraccio cercando di dimenticare quei «giorni duri», come li ha definiti lui stesso, nel Cpr di Caltanissetta. È tornato a casa ma la sua vita resta in bilico, appesa a un intrigo di sentenze.
L'imam della moschea di San Salvario è destinatario di un decreto di espulsione per «motivi di sicurezza dello Stato», firmato dal ministro Piantedosi, dopo le sue frasi sul 7 ottobre (giorno dell'eccidio di Hamas). In piazza Castello il 9 ottobre disse di «essere d'accordo» con quanto accaduto, «non fu violenza ma una reazione ad anni di oppressione». Frasi che continuano a innescare polemiche e l'ira del governo, con la premier in prima fila.
L'altro giorno la Corte d'appello di Torino ha revocato il trattenimento di Shahin perché ritenuto illegittimo: l'inchiesta sulle frasi sul 7 ottobre era stata archiviata, l'imam è incensurato e nei suoi 20 anni in Italia ha dimostrato di essere «integrato e inserito nel tessuto sociale del Paese». In altre parole, non è così pericoloso come scrive Piantedosi e va liberato. L'imam è tornato dalla sua comunità, che in queste settimane è scesa in piazza per chiederne la liberazione, ma il suo futuro resta incerto.
Appeso al filo della giustizia.
Per lunedì è attesa la decisione del Tar del Lazio (competente sull'espulsione ministeriale) che si pronuncerà sulla sospensione del rimpatrio.
In Egitto, hanno sottolineato gli avvocati Fairus Ahmed Jama e Gianluca Vitale, Shahin rischia la vita in quanto oppositore di Al-Sisi. Per questo, Shahin ha chiesto l'asilo politico che è stato rigettato dalla commissione di Siracusa: gli avvocati hanno fatto ricorso al tribunale di Caltanissetta che con un provvedimento – arrivato lo stesso giorno della Corte d'appello - ha sospeso gli effetti del diniego, in attesa di pronunciarsi sulla richiesta di protezione internazionale.
Al momento, quindi, l'imam ha un permesso come richiedente asilo e può restare in Italia.
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Ma quindi come potrebbe cambiare la vita di Shahin tra quattro giorni?
carlo nordio matteo piantedosi giorgia meloni – foto lapresse
Il Tar del Lazio può annullare il decreto di espulsione. E se, di conseguenza, il Tar del Piemonte annullasse la revoca del permesso, Shahin tornerebbe libero con i documenti per riprendere in mano la sua vita. O, per dirla con le sue parole, per «portare avanti il progetto di integrazione e inclusione e dialogo intrapreso anni fa». Nel caso opposto, invece, se il Tar del Lazio dovesse andare avanti sul rimpatrio, gli effetti della decisione saranno effettivi solo quando si sarà pronunciato anche il tribunale di Caltanissetta. E non c'è un giorno stabilito, potrebbe arrivare tra poco o tra un anno: l'espulsione di Shahin resta congelata fino a data da destinarsi.
Nell'intrigo, il Viminale ha intanto annunciato il ricorso in Cassazione contro la Corte d'appello di Torino, che può annullare il provvedimento e ripristinare il trattenimento di Shahin.
Con Giorgia Meloni che tira dritto: «Alla politica e alle istituzioni spetterebbe il compito di preservare la Repubblica dai rischi per la propria sicurezza, inclusi quelli derivanti dalle predicazioni violente di autoproclamati imam che, come nel caso di Shahin, fanno addirittura apologia dei pogrom del 7 ottobre». Replica il vicepresidente di Avs alla Camera, Marco Grimaldi: «Meloni smetta di fare campagna elettorale sulla pelle di persone innocenti».


