Aldo Busi per Il fatto
Ieri sabato 21 febbraio verso le 11 ricevo la seguente mail da un letterato che si fa vivo a ogni morte di duetto di papi, “Caro Busi, ma a Lei non pare ridicolo il pezzo di Roberto Saviano oggi su Repubblica in cui auspica il Premio Strega per la Ferrante? Cordialità, Diamine”.
Gli rispondo, “Diamine, se non appare nell’edizione online dubito che lo leggerò, mica compero i giornali, io. Se vuole riassumermelo...”; nel frattempo vado a controllare e tre minuti e trentatré secondi dopo invio quest’altra mail: “È nell’online: ne ho letto la prima decina di righe e basta, questa familistica sbrodolatura di sentimentalismi partenopei mi dà il diabete psichico fulminante, come il desueto, e ormai errore vero e proprio, ‘famigliare’ anziché ‘familiare’ con valore attributivo .
E ‘sto/’sta Ferrate – che, oltre a un branco di oche con le zampe chiodate, sarà una uoma bellissimo, se posso citare un comico pugliese che ha citato me e qualcun altro senza neppure saperlo – scrive così da cani di allevamento per la farmacologia con particolare riguardo alla ricerca di mercato sui sonniferi!
E sempre intingendo la tastiera nella qualunquistica melassa più fintoperdente del mandolino scassato dalla vanità del tutto e del niente e dunque sublime a priori che si meriterebbe non solo lo Strega ma anche il Campiello e, perché no, il Nobel e anche il Figari di corsa e di còrsa fama, se c’è – il Grinzane no, l’hanno soppresso per via del dispendioso e corrottissimo sultanato di quel tale Soria dalle mani bucate a spese nostre e dunque mie, ma nemmeno volendo si troverebbe abbastanza tempo per sopprimere tutti quelli che l’hanno vinto e ritirato più tutti quelli che sono riusciti persino a non vincerlo pur partecipandovi”. Passano le ore e non arriva nemmeno una mail di cortesia: che Diamine sia il Ferrate stessa, un maschile femminilissima, o il ghost writer del ghost writer?