vittorio feltri mario giordano

A CHE SERVE L'ORDINE DEI GIORNALISTI? A CENSURARE I GIORNALISTI! - MARIO GIORDANO SANZIONATO PER LE FRASI DI VITTORIO FELTRI. ''NON PER UN MIO PENSIERO, MA PER IL PENSIERO DI UN ALTRO, DAL QUALE IO MI SONO DISSOCIATO MA, A PARERE DEI CENSORI, IN MODO NON ABBASTANZA DURO. MA COSA AVREI DOVUTO FARE? PIÙ CHE INTERROMPERLO CON UN «QUESTO NON LO PUOI DIRE»? AVREI DOVUTO SPUTARGLI IN UN OCCHIO? SPACCARE LA TELECAMERA? INSULTARLO IN DIRETTA?''. LA FRASE INCRIMINATA? QUELLA SUI MERIDIONALI COL COMPLESSO DI INFERIORITÀ (ECONOMICO)

Mario Giordano per “la Verità

 

Caro Belpietro, scusami se ti importuno per un fatto personale, ma ci tenevo a dirti che sono stato censurato. No: stavolta non sono stati i poteri forti dell'economia e della politica, che ci hanno provato tante volte con noi (e tu lo sai bene): stavolta è stato l'Ordine dei giornalisti. Il Consiglio di disciplina della Lombardia, infatti, l'altro giorno ha deciso di impartirmi una bella «censura», una sanzione che già dal nome la dice lunga sulla sua assurdità.

 

 L'Ordine dei giornalisti che, in teoria, dovrebbe battersi per la libertà di espressione, in ogni sua forma e modalità, scende invece in campo per dispensare censure, mettendo il bavaglio a chi esce dal sentiero del politicamente corretto. La mia colpa, infatti, sarebbe quella di aver dato spazio nella trasmissione che conduco su Rete4 a Vittorio Feltri. Il reato gravissimo che si configura, quasi una novità assoluta per il diritto internazionale, è quello di «incauta ospitata». Mentre lo scrivo rido per non piangere.

 

feltri giordano

Lo so, caro Belpietro, che considerati i rapporti che intercorrono fra voi due ultimamente, anche tu vorresti condannarmi per avere invitato Feltri. Ma, avendo lavorato con te per tanti anni e avendo la fortuna di stare al tuo fianco in questo giornale, so anche che ami la libertà al di sopra di ogni cosa. E che dunque troverai assurdo tanto quanto me il fatto che il nostro disordinato Ordine arrivi al paradosso di censurare un iscritto (nel caso me medesimo, per l'appunto) non per un suo pensiero ma per il pensiero di un altro. Ti pare?

 

Già l'Ordine dei giornalisti che censura un giornalista è una follia. Ma l'Ordine dei giornalisti che censura un giornalista soltanto perché ha osato dare la parola a un altro giornalista (iscritto per anni all'Ordine dei giornalisti e direttore di molti giornalisti) è roba da chiamare subito l'ambulanza, sperando nella rapida riapertura dei manicomi.

 

La frase per cui sono stato punito è quella pronunciata da Feltri durante una trasmissione del 21 aprile scorso. Si era in piena polemica tra sud e nord, Vincenzo De Luca contro la Lombardia, etc e io, oltre alla colpa di invitare il fondatore di Libero, mi sono macchiato pure del reato di incauta domanda. Infatti ho osato porgli una questione di stretta attualità, cosa evidentemente ritenuta riprovevole dai giudici dell'Ordine. Nella sua risposta, infatti, Vittorio si è lasciato scappare la frase contestata: «Io non credo», ha detto, «ai complessi di inferiorità, credo che i meridionali in molti casi siano inferiori».

 

vittorio feltri a fuori dal coro 1

In seguito ha spiegato che intendeva parlare della inferiorità economica, senza alcun riferimento, ovviamente, all'antropologia. Ma tant' è: quella espressione isolata e fatta rimbalzare su tutti i social ha scatenato un'onda di polemiche, tanto che io stesso mi sono affrettato a chiedere scusa in tutti i modi (con video sui social e con ripetuti messaggi in tv), nel caso qualcuno si fosse sentito offeso. In un mondo normale la vicenda si sarebbe chiusa qui. Capita a chi fa il nostro mestiere che una frase non esca bene o venga male interpretata, e che susciti reazioni che non immaginavamo.

 

Ci si spiega, si chiede scusa e stop. Invece in questo clima da regimetto contro ogni voce dissenziente dal cloroformio unico (vedi legge Zan) si è pensato bene di approfittarne per dare una botta in testa a chi cerca di essere, almeno un po', fuori dal coro. E qui viene il bello, caro Maurizio. Perché, durante la trasmissione, quando Feltri ha pronunciato la famosa frase, io ho preso immediatamente le distanze. «Mi fai arrabbiare i telespettatori», gli ho ripetuto due volte. E poi ho concluso: «Questo non lo puoi dire». Però per l'Ordine dei giornalisti la frase «questo non lo puoi dire» non era una dissociazione abbastanza netta per il fatto che l'ho detto «sorridendo» e «ammiccando». Giuro.

VITTORIO FELTRI

 

Parole testuali della decisione di censura. Quindi provo a ricapitolare: vengo condannato dall'Ordine dei giornalisti non per un mio pensiero, ma per il pensiero di un altro, dal quale io mi sono dissociato ma, a parere dei censori, in modo non abbastanza duro. Ma cosa avrei dovuto fare? Più che interromperlo con un «questo non lo puoi dire»? Avrei dovuto sputargli in un occhio? Spaccare la telecamera? Insultarlo in diretta? Chiedere l'intervento dei caschi blu dell'Onu? Aspetto spiegazioni dalla prossima sentenza creativa. Da questa ti segnalo solo un ulteriore passaggio.

 

Durante il «processo» (un'udienza simile a quella dei tribunali del popolo) uno dei pubblici accusatori mi ha chiesto se io, prima di invitarlo, sapevo che Feltri è un «soggetto a rischio». Domanda demenziale cui ho avuto il torto di rispondere con sincerità: Feltri non è un «soggetto a rischio» ma esprime opinioni forti da sempre, è per questo che in tv funziona, è per questo che lo chiamiamo. Ovviamente hanno usato la mia sincerità come corda per impiccarmi. Chiaro, no? Sapendo che Feltri esprime opinioni forti non dovevo invitarlo. O, almeno, impedirgli di parlare.

 

Dal che deduco l'idea di giornalismo che sorregge l'Ordine dei giornalisti: una minestrina riscaldata in cui tutti ripetano a pappagallo le parole d'ordine del politicamente corretto. Guai a uscire dal seminato. Guai ad andare controcorrente. Guai ad avere opinioni forti. Per l'amor del cielo, Feltri può piacere o no, e come ognuno di noi ha tanti pregi e pure qualche difetto. Ma accidenti: ha fondato giornali, li ha diretti con successo, ha segnato con i suoi titoli la storia del Paese e di questa professione, ha assunto e dato lavoro a centinaia di cronisti (compreso il sottoscritto).

 

belpietro e feltri

Possibile che l'Ordine dei giornalisti consideri una colpa invitarlo in tv? Vanno in onda, a ogni ora del giorno, terroristi, delinquenti, fannulloni, falsari, abbiamo assistito a interviste a mafiosi e camorristi, non parliamo di corrotti e prostitute che imperversano dappertutto. Possibile che io venga censurato per aver ospitato Feltri? Scusami direttore se ti ho ammorbato con una questione personale, ma alla fine credo che non sia soltanto personale. Viviamo in un brutto clima e tu ne sei stato testimone, pagandolo più volte sulla tua pelle, direttamente.

 

Una volta non era così. Una volta eravamo più liberi di parlare, di esprimerci, anche di sbagliare e chiedere scusa, senza avere i censori che ti condannano soltanto perché usi la parola «zingaro» o «clandestino». O perché sostieni che per fare un figlio ci vogliono mamma e papà. O perché inviti qualcuno che non piace alla gente che piace. E mi fa orrore che l'Ordine dei giornalisti che dovrebbe tutelare la nostra libertà sia diventato invece un organo di questa orrenda censura.

PROTESTA DELLE EDICOLE MERIDIONALI CONTRO LIBERO E VITTORIO FELTRI 1

 

Pensavo poco fa che, dopo il matrimonio e la nascita dei figli, ho sempre considerato come giorno più bello della mia vita quello in cui ho ottenuto il tesserino bordeaux da professionista. Ricordo che telefonai a mio padre piangendo di gioia. Ne sono sempre andato orgoglioso. Ma ora mi domando se abbia ancora un senso. In questi ultimi tempi molti dei ragazzi della mia trasmissione che vanno in giro a raccontare pezzi di realtà dimenticati da tutti sono stati aggrediti, minacciati, insultati. Mai una volta ho sentito una persona dell'Ordine spendere una parola per difenderli. Ora però scendono in campo per censurarmi per aver ospitato Feltri. E quel tesserino viene voglia di stracciarlo anche a me.

PROTESTA DELLE EDICOLE MERIDIONALI CONTRO LIBERO E VITTORIO FELTRI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…