soru concita soru concita

LA FOLLE STORIA DI CONCITA DE GREGORIO E ''L'UNITÀ'' VIENE FINALMENTE RACCONTATA PURE SU ''REPUBBLICA'': ''DA 8 ANNI AFFRONTO IN TRIBUNALE CENTINAIA DI UDIENZE E PAGO IN ATTESA DI GIUDIZIO SOMME DOVUTE DALL'EDITORE "CESSATO". CHE FORMALMENTE NON È IL PD. È TUTTAVIA ARDUO SOSTENERE, COME ALCUNI DIRIGENTI IN QUESTI ANNI HANNO FATTO, CHE IL PD SIA ESTRANEO ALL'UNITÀ…''

VIDEO - LO SPOT DEL ''WASHINGTON POST'' DURANTE IL SUPERBOWL

 

 

 

L'INVISIBILE NEMICO DELLA VERITÀ

Concita De Gregorio per “la Repubblica

 

Questa storia non riguarda me, riguarda voi. Servono sei minuti di attenzione, so che sono molti. Vi chiedo di rischiare.

Il tema è la libertà di informazione.

CONCITA DE GREGORIO CONTRO I FASCISI E LA SENTENZA DI RISARCIMENTO

 

Non vi fermate. Pensate allo spot del Super Bowl, quello del Washington Post: « La democrazia muore nell' oscurità » . È su Youtube: « C' è qualcuno che racconta i fatti a ogni costo » . Gli americani fanno queste cose meglio di tutti al mondo. «La conoscenza ci dà potere. Sapere ci aiuta a decidere. Conoscere ci libera». I giornali si fanno per chi è governato, non per chi governa.

 

Nella pratica ( anche da noi, come ovunque) la minaccia a chi «racconta i fatti a ogni costo» arriva in due modi. Diretto. Una pistola puntata. È facile da riconoscere. C' è un criminale che dice: ti ammazzo. C' è qualcuno da proteggere, una scorta da dare. « Non si può togliere » , quattro parole. « Restituitela » , una parola. Sono tanti i giornalisti coraggiosi sotto scorta. Non serve nominarli, vi vengono a mente subito, siamo pronti in ogni istante a difenderli.

concita de gregorio

 

Secondo modo. Minaccia economica. Subdola, invisibile. Non toglie la vita, toglie quello che serve per vivere. Per indicarla non c' è un hashtag che generi like. Il potere ha dalla sua una legge di settant' anni fa. 1948. Consente a chi ha più soldi di minacciare chi ne ha meno: ti tolgo tutto, e poi vediamo se hai ancora voglia di parlare. Quando un giornale fa il suo lavoro il potere prova a zittirlo. Ci sono due modi. Primo: querela per diffamazione. Hai detto di me il falso, ti querelo.

Concita De Gregorio

 

La querela è penale, dunque personale: si può querelare solo chi ha scritto la cosa. Il tribunale accerta e chi ha sbagliato paga. ( Mi costa parlare di me, ma: in trentacinque anni di lavoro non ho mai perso, personalmente, una causa per diffamazione). Secondo modo: la causa civile per risarcimento danni. Questa si può esercitare anche verso chi ha responsabilità " oggettive": l' editore, che pubblica, e il direttore, che ha il dovere di controllare quel che si pubblica.

 

Si chiama responsabilità per omesso controllo ed è giusta (anche se in giornali di 40 pagine è tecnicamente impossibile controllare tutto. Il direttore delega. Se sbaglia a delegare paga). Chi ha molto potere usa come minaccia le azioni civili. Fa continuamente causa a chi gli dà fastidio. Esempio: un presidente del Consiglio, poniamo, miliardario, fa causa a un sito chiedendo ogni volta un milione di euro. Lo fa anche se sa di aver torto: anzi, soprattutto.

 

Renato Soru

Si dicono " azioni temerarie". La Fnsi, quando Santo della Volpe la guidava, se ne è occupata strenuamente. Poi Ossigeno, piccola associazione di grande coraggio. Intimidazione, perché i soldi sono pignorati in attesa del giudizio definitivo. Cioè: intanto ti congelo la somma, poi aspettiamo di vedere chi ha ragione. Possono passare dieci, vent' anni.

 

Chi deve garantire? L' editore, naturalmente. Perché se l' editore guadagna non ripartisce gli utili tra i dipendenti. Ugualmente, se perde non può scaricare i suoi debiti. Rischio d' impresa, si chiama.

Ora: quella legge di 70 anni fa dice che il cronista, il direttore e l' editore sono responsabili "in solido". Vuol dire che ogni parte deve garantire per l' intero. Se ci sono tutti si divide, se qualcuno manca: quello che c' è paga per tutti.

 

È il mio caso: pago da otto anni la parte dovuta dall' editore. Questa legge deve essere cambiata. Mette in pericolo chi scrive e chi legge, voi. Settant' anni fa il mondo era un altro. Non c' erano Internet, il web. C' era il lavoro dipendente tutelato. Oggi un cronista che denuncia la tratta di esseri umani, le mafie, la corruzione politica lavora spesso "pagato a pezzo". Nessuno è in grado di sostenere personalmente l' offensiva economica dei poteri che denuncia. È un sistema che dissuade il giornalista dal "raccontare i fatti a ogni costo".

 

bersani renzi-10-2

Due parole, infine, sul caso Unità. Sono stata chiamata a dirigere il giornale da Renato Soru, l' editore, nel 2008. Non avevo tessere di partito, mai avute. Mi sembrava giusto fare la mia parte, diciamo così, di " servizio civile". Non mi è convenuto: guadagnavo di più prima, ho guadagnato - dopo - assai meno degli uomini che fanno lo stesso lavoro. L' ho diretto dal 2008 al 2011.

 

In quei tre anni era al governo il centrodestra guidato da Silvio Berlusconi. Il giornale ha dato fastidio e ha subìto moltissime azioni temerarie. Negli anni successivi è andato al governo il centrosinistra. Le cause civili contro l' Unità sono diminuite, è comprensibile. Dal 2008 al 2011 l' Unità ha condotto battaglie di mobilitazione civile, grazie a una redazione e a collaboratori generosi e appassionati, che sono arrivate a coinvolgere dieci volte il numero dei suoi lettori.

 

Quando vendeva 50mila copie raccoglieva mezzo milione di firme. Di tante campagne e per tutte voglio ricordare quella condotta da Alessandro Leogrande, che scriveva per il giornale, contro la legge Bossi-Fini: portò in piazza migliaia di persone. Dopo di me e prima della chiusura dell' Unità sono passati sette anni e sei direttori. Dal 2011 ho affrontato in tribunale centinaia di udienze e pagato in attesa di giudizio somme dovute dall' editore " cessato".

 

renzi veltroni 4

L' editore, Nie, difatti non c' è più. Se anche facessi, come dovrei, azione di rivalsa non troverei nessuno. Chi ha intentato causa e pignorato si chiama Silvio o Paolo Berlusconi, generale Mori, Angelucci, Mediaset, potrei continuare ma è chiaro. In molti casi, nei vari passaggi di proprietà del giornale, chi aveva una causa in corso e non faceva più parte della redazione non è stato avvisato delle scadenze giudiziarie e non si è potuto difendere, trovandosi direttamente di fronte ai pignoramenti.

 

Chi era Nie? Formalmente non il Pd. È tuttavia arduo sostenere, come alcuni dirigenti in questi anni hanno fatto, che il Pd sia estraneo all' Unità: sarebbe incomprensibile anche per gli elettori. Quando Renzi era al governo è stata avanzata una proposta di riforma della legge del '48: si è "arenata" al Senato.

 

In questi giorni è stata ripresentata. Auguriamoci che abbia miglior sorte in condizioni ostili. Molti mi hanno chiesto in questi giorni perché abbia aspettato tanto a raccontare. È stato perché quel che la vita ti mette di fronte si affronta, direi. Perché la giustizia si cerca in tribunale. I soggetti istituzionali, chi doveva sapere, sapeva. Mi hanno chiesto come mai non mi sia fatta tutelare. L' unica tutela che conosco è quella del rigore nel lavoro.

 

« Dietro ogni sospetto c' è una cattiva intenzione repressa », ci diceva a scuola la prof. Sarebbe un bello slogan per uno spot del Super Bowl. Forse un po' criptico in tempi di attenzione labile, ma bello.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…