cia marquez

LA GUERRA FREDDA DELLA CULTURA - QUANDO LA CIA FINANZIAVA I GIGANTI DELLA LETTERATURA PER BATTERE I COMUNISTI. I SOLDI DELL'INTELLIGENCE USA SOSTENEVANO LE RIVISTE DI SILONE E SPENDER – IL MECENATISMO DELLA CIA E’ DIVERSO DA QUELLO DEI SIGNORI DEL RINASCIMENTO E DELLA CHIESA?

CIA 1CIA 1

Davide Brullo per Il Giornale

 

Nella prima delle sue tante vite, Secondo Tranquilli fu tra i fondatori, nel 1921, del Partito comunista italiano. Al congresso della Terza internazionale, il baldo ventenne incrociò Lenin, «quando entrava nella sala, nasceva un' atmosfera nuova, carica di elettricità».

 

La seconda vita di Secondo Tranquilli comincia dieci anni dopo, nel 1931, quando venne espulso dal Pci perché non gli piaceva Stalin. Allora optò per il Partito socialista, antico amore di gioventù, con cui, nel 1946, viene eletto in parlamento all' Assemblea costituente.

 

La terza vita di Secondo Tranquilli è quella più nota, vissuta sotto lo pseudonimo di Ignazio Silone, cominciata con la pubblicazione di Fontamara, nel 1933.

 

La quarta vita di Silone è quella del fondatore di riviste. Deluso dalla politica attiva, nell' aprile del 1956 inventa, insieme a Nicola Chiaromonte, Tempo Presente. «Noi non abbiamo nessuna ideologia o linea da proporre», scrivono i due nell'editoriale del primo numero. La rivista è l' esito dell' impegno di Silone nell' ambito del Congress for Cultural Freedom, associazione di liberi pensatori nata nel 1950 a Berlino, tenacemente anticomunista.

 

SILONESILONE

Insieme a Silone soprannominato dall' allegra compagnia mahatma c' erano Bertrand Russell, Arthur Koestler, Raymond Aron, Benedetto Croce, Karl Jaspers. Il Ccf sgranò i soldi per foraggiare Tempo presente, la culla culturale di Silone.

 

Nel primo numero Silone si occupa di ideologie e realtà sociale, denigrando «le ideologie politiche» ridotte «ad appannaggio della ragione di Stato o della ragione di partito».

 

L' indice della rivista è impressionante: un racconto di Albert Camus, le Cronache regalpetresi di Leonardo Sciascia, alcune Note sul romanzo di Alberto Moravia, e poi articoli di Isaiah Berlin e di Gustaw Herling. La rivista procede collezionando firme celestiali (da Sergio Quinzio a Robert Penn Warren, da Borges a Pasternak e Czeslaw Milosz, autore di una virulenta lettera su Einstein e i comunisti) fino al 1967 quando Silone, che non era proprio una verginella politica, scopre che i soldi che permettono alla rivista di sopravvivere «erano della Cia.

 

Silone e Chiaromonte immediatamente si dimisero e interruppero la pubblicazione. Posso ancora ricordare la loro incredula disperazione» ricorda Darina Silone, la moglie dello scrittore. Il Congress for Cultural Freedom era il braccio intellettuale dell' intelligence americana, la quale pensava che la Guerra fredda si dovesse vincere a suon di riviste e di artisti, che la vera battaglia fosse artistica, contro «l' egemonia culturale della sinistra».

CIACIA

 

Il fattaccio non è sinistro e non è neppure nuovo: nel 2004 l' editore Fazi ha pubblicato lo studio di Frances Stonor Saunders, La guerra fredda culturale.

 

La Cia e il mondo delle lettere e delle arti. La tesi è chiara: se la Russia inventava il «realismo socialista» e propalava la critica marxista, la Cia reagì con un vero e proprio Piano Marshall per la cultura. Se Stalin spediva gli scrittori avversi al regime a rinfrescarsi le idee nei Gulag, i servizi americani finanziavano le teste anticomuniste. Domandina canaglia (di Stonor Saunders): «Questo non poteva far correre il rischio di creare, al posto della libertà, una specie di non-libertà nella quale le persone pensano di agire liberamente mentre, in realtà, sono mosse da forze che non controllano?». La risposta la dà, almeno in parte, Campaigning Culture and the Global Cold War (Palgrave Macmillan, pagg. XVII+332, sterline 66.99) un libro appena pubblicato da due studiosi, Giles Scott-Smith e Charlotte A. Lerg, con lo scopo di catalogare «le riviste del Congress for Cultural Freedom».

 

GARCIA MARQUEZ 9GARCIA MARQUEZ 9

In ogni angolo del globo il Ccf, come mediatore della Cia, finanzia una trentina di riviste, la maggior parte delle quali «ha avuto scarso pubblico e ancor più scarsa influenza», perché «erano legate alle visioni particolari dei loro direttori». In soldoni, «l' epopea del Ccf non può essere ridotta all' interferenza della Cia», a tal punto che ogni rivista fa storia a sé. Se Preuves, in Francia, è una radicale roccaforte anticomunista che raccoglie interventi di Hannah Arendt, Eugène Ionesco, Jean Starobinski Mundo Nuevo «ha pubblicato Pablo Neruda, ha intervistato Carlos Fuentes, ha tenuto a battesimo Cent' anni di solitudine di García Márquez», insomma, non proprio dei capitalisti con l' hamburger nel taschino.

 

CIA spiaCIA spia

Se Cuadernos, stampato in Spagna e in latinoamerica, ha i toni di «una testata sorda e reazionaria», come l' australiana Quadrant (che esiste ancora) e l' austriaca Forum, «che sviluppano un anticomunismo conservatore», su Science and Freedom George Polanyi, figlio dell' eminente filosofo e chimico Michael, «più che occuparsi delle minacce alla libertà della ricerca scientifica perpetrate dal comunismo, preferì scrivere dello stato di sudditanza cui erano sottoposte le università occidentali, ritenendo la situazione degli accademici cinesi sotto Mao migliore di quella dei pari grado nei Paesi non comunisti».

Rischi congeniti a quella fetta di mondo che permette la libertà d' impresa e di opinione. La Ccf, tramite una vasta operazione di bonifica culturale foraggia, tra gli anni '50 e '60, riviste in Giappone (Jiyu, che significa «Libertà»), in Libano (Hiwar), in India (Quest), in Svezia (Kulturkontakt), nelle Filippine (Solidarity).

 

CAMUS SUICIDIOCAMUS SUICIDIO

La punta di diamante è Encounter, rivista inglese creata nel 1953 dal poeta Stephen Spender (troppo poco tradotto in Italia), che partì comunista in Spagna, contro Franco per scoprirsi anti, insieme a Irving Kristol. Su Encounter pubblicò la crema del pensiero anglosassone e non solo, da Wystan H. Auden a Robert Conquest, da Edmund Wilson a Dylan Thomas, Bertrand Russell e Lucian Freud. Più utile, in termini assoluti, Transition Magazine, avamposto del Ccf in Uganda: «Chinua Achebe e Ngugi wa Thiong' o poterono pubblicare lì i loro romanzi anticoloniali, La freccia di Dio e Un chicco di grano», che poi furono sdoganati con successo nel resto d' Occidente. Stesso discorso per Black Orpheus, stampato in Nigeria, che esaltò l' opera di Wole Soyinka, Léopold Senghor, Aimé Césaire, Alex La Guma, scrittore di romanzi anti-apartheid.

 

Morale della favola: il mecenatismo della Cia non è diverso da quello dei signori del Rinascimento e della Chiesa. La Cappella Sistina, l' Eneide e l' Orlando furioso sono capolavori dell' umanità, ma sono anche opere utili a fini «politici», che esaltano un potere rispetto a un altro. «Forse la storia del Ccf innesca una sorta di gelosia negli intellettuali di oggi, che rimpiangono quell' età dell' oro in cui scrittori, artisti e pensatori erano sufficientemente importanti da essere cooptati dai potenti». Già.

 

Quando la Cia chiuse i rubinetti, tra lo scandalo dei finanziati benpensanti, le riviste stopparono le pubblicazioni. Oggi è il pantano dell' indifferenza, l' egida del mercato che premia l' ovvio rispetto al genio.

Ignazio SiloneIgnazio Silone

 

Meglio la Guerra fredda della cultura, allora: almeno, ha avuto il merito di infiammare le intelligenze.

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)