1. INCAMERATO IL JOBS ACT, ADESSO PITTIBIMBO PUÒ CONCENTRARSI SULLA LEGGE DI STABILITÀ, CHE IL 30 DI QUESTO MESE VERRÀ STRABOCCIATA DALLA COMMISSIONE EUROPEA 2. MA TURBO-RENZI LA METTE IN CONTO. ANZI, VA CERCANDO LA ROTTURA. IL NOSTRO PREMIER, INSIEME AL COLLEGA FRANCESE VALLS, HA MESSO NEL MIRINO IL PATTO DI STABILITÀ, CHE INTENDE FAR SALTARE. UNA MANO DI POKER RISCHIOSA, NELLA QUALE SI VEDRÀ SE IL NOSTRO PREMIER SPACCONE HA IN EUROPA LA STESSA DETERMINAZIONE CON CUI GIOCA IN ITALIA 3. LA LEGGE SUL LAVORO ANDRÀ ALLA CAMERA PER ESSERE APPROVATA ENTRO NOVEMBRE. SICCOME LA DELEGA NON FA CENNO AL FAMOSO ART. 18, SARÀ INTERESSANTE VEDERE COME FARÀ IL GOVERNO A EMETTERE DECRETI DELEGATI SU UN TEMA CHE NELLA DELEGA NON C’È

Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia

 

1. AVVISI AI NAVIGATI

matteo renzi linguacciamatteo renzi linguaccia

Una giornata quasi perfetta, quella di ieri, per Renzie. Al Senato ha incassato una larga fiducia (165 sì contro 111 no) sull’emendamento del governo al Jobs act e a Milano, all’eurovertice sull’occupazione, Angelona Merkel ha elogiato la riforma italiana del lavoro, aprendo anche a possibili eccezioni sul patto di Stabilità.

 

Adesso Pittibimbo può concentrarsi sulla legge di Stabilità, che va presentata entro il 15 ottobre e che il 30 di questo mese verrà giudicata dalla Commissione europea. L’Italia ha già fatto sapere che intende spostare al 2017 il pareggio di bilancio e che galleggerà intorno al 3% per finanziarsi in deficit. E’ molto probabile che incasseremo una bocciatura, ma Renzie la mette in conto e quasi la va cercando. Il nostro premier, insieme al collega francese Valls, ha messo nel mirino il patto di Stabilità, che intende far saltare. Una mano di poker rischiosa, nella quale si vedrà se il nostro premier spaccone ha in Europa la stessa determinazione con cui gioca in Italia.

angela merkel vestiti  angela merkel vestiti

 

Intanto la legge sul lavoro andrà alla Camera e, nelle intenzioni del governo, dovrà essere approvata entro novembre. Siccome la delega non fa cenno al famoso articolo 18, sarà interessante vedere come farà il governo a emettere decreti delegati su un tema che nella delega non c’è.

 

 

2. ARENA MADAMA

Il dispetto di votare nel cuore della notte, con il vertice europeo ampiamente concluso, gliel’hanno fatto. Ma visto il risultato ampiamente favorevole al governo, forse ha ragione Renzie: ieri a Palazzo Madama sono state fatte in gran parte delle sceneggiate. Corriere: “Il voto di fiducia scatena il Senato. Il lancio di libri, gli insulti, le monetine. E uno schiaffo centra la parlamentare Pd” (p. 3)

 

Pierluigi Bersani Pierluigi Bersani

Repubblica fa il bilancio dentro il Pd: “Sinistra divisa, ma ora punta alla piazza Cgil. Documento di 35 parlamentari che annunciano richieste di modifica alla Camera. Bersani, Cuperlo e Civati non firmano. Fiducia ‘per senso di responsabilità’, anche se c’è chi si dissocia. L’asse con la Camusso in attesa della manifestazione del 25. Tocci si dimette: ‘Sono un uomo di partito, voto la fiducia ma il mio disagio è troppo forte, il Jobs act è contro la civiltà giuridica” (p. 4). Anche la Stampa guarda in casa piddina e scrive: “Caos Pd, la minoranza spaccata e alla fine restano solo in quattro. Il premier s’inalbera per il documento critico dei bersaniani” (p. 2).

 

Gianni Cuperlo Gianni Cuperlo

Il Messaggero prova a sintetizzare cosa c’è dentro le norme approvate ieri: “Meno precariato, reintegro solo in casi gravi. Licenziamenti disciplinari, paletti stretti per la riassunzione. Indennizzo per gli altri. Addio ai co.co.pro., in arrivo benefici fiscali per chi usa il contratto a tutele crescenti. Le modifiche all’articolo 18 nei decreti delegati. Ammortizzatori sociali per un milione di lavoratori in più” (p. 5).

 

Il Giornale è sprezzante: “Tanto rumore per nulla. Così non cambierà il lavoro. La solita sceneggiata di sinistra. I senatori si scannano in Parlamento per una riforma che non esiste. Il governo annuncia sfracelli, poi fa retromarcia. Nel testo l’abolizione dell’articolo 18 non è mai citata” (p. 1).

 

 

3. L’ABBRACCIO DEL CAINANO

pippo civatipippo civati

Alla fine il famoso soccorso azzurro non è servito e Forza Italia ha votato contro, ma lo spirito del Nazareno è sempre vivo. “Il no in Aula ricompatta Forza Italia. Ma Berlusconi tiene aperta la porta. Da Brunetta a Toti, coro di critiche per il ‘bluff act’. Senza incrinare la linea del dialogo” (Corriere, p. 6). Sul Giornale il rammarico del Banana: “Berlusconi: sono misure bluff. ‘Matteo non ha avuto coraggio’. Il Cavaliere: ‘Il premier Renzi paga le divisioni interne al suo partito’. Brunetta: ‘Per attuare il Jobs act ci vorranno almeno 25 anni” (p. 5).

 

 

4. ANGELONA, CHE GENTILE

CAMUSSOCAMUSSO

A Milano, la Merkel ha dato la sua benedizione al Jobs Act già nel pomeriggio e il Corriere titola: “Merkel promuove l’Italia: passo avanti. E apre a eccezioni sul patto di Stabilità” (p. 8). Le parole esatte sono queste: “Sul fronte dell’occupazione si devono eliminare le barriere presenti nel mercato del lavoro e l’Italia sta cercando di fare questo con il Jobs act, la riforma del lavoro, perciò sta compiendo un passo molto importante da questo punto di vista”. Parole comunque molto prudenti, come si vede. Ironico il Cetriolo Quotidiano: “Renzi chiama Merkel e Ue per un selfie sul lavoro. Vertice con i leader europei senza risultati. Per distrarre dal caos di Roma” (p. 4).

 

Il Corriere delinea anche la tattica europea di Pittibimbo: “Prima i compiti, poi le critiche: doppia strategia di Palazzo Chigi per preparare lo scontro sul 3%” (p. 9). Repubblica prevede: “La riforma incassa l’ok della Merkel, ma resta in sospeso il giudizio di Bruxelles sui conti italiani. Bocciatura possibile” (p. 6). E già, bocciatura possibile.

silvio berlusconisilvio berlusconi

 

 

5. IL POPOLO CON MATTEO

“Noi sosteniamo Matteo Renzi” è il titolo di una pagina-appello che appare oggi sul Corriere della Sera. “Noi, semplici italiani, con questo piccolo gesto intendiamo rompere il muro di silenzio che ha avvolto il Presidente del Consiglio dopo i duri attacchi di questi giorni”. Chiaro il riferimento all’editoriale, proprio sul Corriere, di Ferruccio De Bortoli contro il premier. Seguono le firme di un centinaio di “cittadini”, nobili compresi (p. 26).

 

 

6. UN, DUE, TRE, GRILLINO

Alla vigilia del grande raduno del Circo Massimo resta alta la tensione in casa grillina: “M5S a rischio implosione. Traballa la leadership e si apre il fronte filo-Pd. Grillo resta il megafono, ma si allenta la presa di Casaleggio. Frena la scalata di Di Maio. Il gruppo Ue licenzia lo staff. Dopo le parole di Pizzarotti sul vertice del partito, la scaletta prevista per il Circo Massimo ha creato nuovi malumori” (Repubblica, p. 13). Sarà una cattiveria dei giornali, ma i grillini ottengono spazio solo per le loro baruffe. Forse potrebbero evitare di dare una mano.

Renato Brunetta Renato Brunetta

 

 

7. METODO DE MAGISTRIS

Escono le motivazioni della sentenza di condanna di De Magistris e sono parecchio dure: “De Magistris indagava per fini privati’. Le motivazioni della condanna: da pm usò metodi illegali per intercettare i parlamentari. L’ex sindaco di Napoli sospeso dal prefetto attacca: è una sentenza ingiusta che viola la legge” (Corriere, p. 20). Non ci sta il Cetriolo Quotidiano che invece titola: “Sentenza De Magistris, ‘vietati i tabulati dei parlamentari’. Dai giudici di Roma un’interpretazione radicale dell’immunità, estesa all’intero traffico anche quando il telefono è usato da familiari e collaboratori” (p. 6).

 

 

8. INNOCENTI CHE PATTEGGIANO?

Si proclama innocente, Giancarlo Galan, ma non ne può più del carcere preventivo e allora chiede di patteggiare: “Mose, cede anche Galan. ‘Patteggio la pena e restituisco 2,6 milioni’. L’ex governatore: ‘Per mia figlia, ok condanna a 2 anni e 10 mesi’. Così 24 indagati su 35 chiedono di chiudere i conti con la giustizia” (p. 23). Giustizia?

beppe grillo sulla biga al circo massimo 5beppe grillo sulla biga al circo massimo 5

 

 

9. LINGOTTI IN FUGA

Marpionne mette una data di scadenza al proprio lungo regno: “Marchionne lascia nel 2018. ‘C’è spazio perché Fca diventi più grande di Toyota’. L’ad di Fiat-Chrysler: ‘Dopo il piano quinquennale farò altro’. Elkann: ‘Forti candidati interni. Per una fusione potremmo diluirci’. Una nuova fusione in Asia per conquistare il numero uno” (Repubblica, p. 28). Nel 2018 Marchionne sarà pronto per la politica? In fondo anche lui è un mago degli annunci. 

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