arpino loren

“CARA LOREN, FACCIA QUALCOSA DI SCANDALOSO, PAGHI LE TASSE”. ECCO LE LETTERE “SCONTROSE” CHE NEGLI ANNI ‘60 GIOVANNI ARPINO SCRISSE AI PERSONAGGI ILLUSTRI DEL SUO TEMPO: "ONOREVOLE RUMOR, OBBLIGHI I POLITICI A STUDIARE DI PIÙ”... “EGREGIO DOTTOR GASSMAN, NON SI INNAMORI TROPPO DI SE STESSO” (IL MATTATORE REAGÌ NELLE SETTIMANE SUCCESSIVE CON TELEFONATE INDIGNATE E BATTUTE IN TV) – E SU ALBERTO SORDI…

Luigi Mascheroni per il Giornale

 

sophia loren a venezia

Carissimo Giovanni Arpino, due sono le immagini che ci vengono agli occhi quando capita tra le mani un Suo libro. La lunga, coloratissima fila di macchine per scrivere in una stanza della Sua casa-archivio a Bra, il paese all'ombra delle colline da cui tutto è iniziato per la Sua famiglia e per Lei (piemontesissimo nato per sbaglio a Pola) e dove alla fine, Lei giramondo del giornalismo e bracconiere di personaggi, tornava sempre, dalla bellissima moglie Caterina e l'amatissimo figlio Tommaso, oggi curatore della Sua memoria: quelle Olivetti, che Lei batteva con la stessa inesorabile precisione con cui batte un metronomo, sono il simbolo materiale della Sua scrittura fatta di fatica, rinunce (è Lei stesso che ci ricorda che scrivere è un lavoro da dannati), ordine, rigore, esattezza.

 

 

 

sophia loren 1

Si chiama Letteratura. La seconda immagine è una foto, chissà che anni erano (i Settanta?), che La ritrae nella tribuna stampa di uno stadio - Lei scrisse magnificamente di sport - occhiali scuri sopra la testa, la perenne sigaretta accesa e lo sguardo affilato, che arriva lontano, dove noi non vediamo, e che sa cogliere il dettaglio, come un cecchino. Si chiama classe.

 

Lei, in fondo, è stato uno dei primissimi della Sua classe, anni Cinquanta-Ottanta, la generazione dei veri scrittori del nostro '900. Un po' come il Rinascimento: mai visti così tanti e così grandi nomi in tre-quattro decenni. E Lei, poi, prima firma di tanti giornali e autore di razza di trenta fra romanzi e libri di racconti, è tra i pochissimi ad aver vinto sia lo Strega sia il Campiello. Ci vuole stile.

 

 

sophia loren

Lei, Egregio dottore (in Lettere, all'Università degli Studi di Torino con una tesi su Sergej Esenin, nel 1951), ha uno stile personalissimo, una scrittura sempre alta, che tocca l'epico quando narra di calcio e il filosofico quando tocca la vita quotidiana, un passo inarrestabile nel raccontare storie e un occhio assoluto nello scoprire e poi disegnare i caratteri umani. Ecco perché è impagabile il piacere di sfogliare i ritratti dei personaggi illustri del Suo tempo che Lei incontrò, sulla carta, quando per il settimanale Tempo di Alfio Tofanelli, tra il 1964 e il 1965, tenne una celebre rubrica di cui ci eravamo tutti dimenticati, ma che ora torna per la prima volta in forma di libro: Lettere scontrose (minimum fax).

arpino

 

 Come scrive nella postfazione Bruno Quaranta, un amico che La conosce bene, e da molto tempo, sono «lettere intonate allo spigoloso carattere del committente, al suo spirito ingenuo, ossia non genuflesso». Lettere solo apparentemente scomode, appena appena irriverenti, sempre divertenti (altre persino profetiche) ma, come Lei stesso - caro Arpino - scrive nella prima missiva, indirizzata a Amintore Fanfani, sempre pervase da «un'elementare esigenza di giustizia e un minimo di civile indignazione».

 

Eccole qui, le lettere, da scegliere come ci piace, a seconda della simpatia per il destinatario. Monica Vitti, Vittorio Gassman (ce ne voleva di incoscienza e di sfacciataggine, all'epoca, per fare il contropelo a un tale mito... Il quale infatti reagì nelle settimane successive con telefonate indignate e battute in tv...), e poi Aldo Moro, Juliette Gréco, persino i Beatles!, che Lei alla fine giudica con estrema simpatia, il presidente della Corte d'assise di Francoforte (al quale rinfaccia la mitezza delle pene comminate ai responsabili di Auschwitz), o Georges Simenon (a proposito, complimenti: quando Lei scrive che «è giunto il momento del giallo all'italiana, un giallo condito di bontà, di strizzatine d'occhio, di furberie che si sommano l'una sull'altra, di omertà che stendono i fili di una ragnatela sempre più larga», non poteva sapere che da lì a poco sarebbe arrivato un Andrea Camilleri col suo Montalbano...); e poi Totò (l'unico che Le risponderà, con una magnifica lettera, qui pubblicata per la prima volta e il cui originale da anni è appeso in cornice a una parete della casa di Bra), e ancora: Sartre (al quale rifaccia giustamente che i suoi allievi sono stati forse peggiori dei suoi nemici), Herrera (che mette in guardia dal rischi che il calcio possa diventare un giorno più business che sport), la Bardot (che intuisco Lei preferisca alla Loren), Frank Sinatra, De Gaulle (che capisco Lei non sopporti...), il vecchio scugnizzo Omar Sivori...

 

arpino cover

Leggendola, colpisce non solo la precisione con cui coglie le debolezze e le eccezionalità, il lato geniale e quello più ordinario, del grande personaggio, le piccole umane miserie, gli indubbi talenti e il fascino che irraggiano sui fan e le persone comuni. Ma soprattutto, quando scrive di politici, attori, scrittori e sportivi italiani, la Sua capacità di radiografare in modo spietato e chirurgico gli eterni mali che affliggono il nostro Paese. In cui si vive come in un'eterna commedia che ha sempre lo stesso finale.

 

Lo sa, dottor Arpino, di cosa si discute da giorni sui nostri giornali? Del fatto che non può esistere una vera classe dirigente senza una solida cultura generale. Oggi un noto editorialista, su un notissimo quotidiano, in prima pagina ha scritto che per i nostri politici «È indispensabile un'ampia preparazione basata sulle materie umanistiche»... E Lei, già nel 1965, all'onorevole Mariano Rumor, potentissimo segretario della Dc, raccomandava di obbligare tutta la sua corte di deputati a imparare Dante a memoria e a studiare le Operette morali di Leopardi, «non tanto per istruirli, quanto per spronarli a una giusta concezione della politica, per farne uomini la cui cultura non rimanga deposito di piacevolezze serotine, ma fermento vivo nella pratica quotidiana». È lo stesso anno in cui Lei trafigge l'allora famoso e oggi carneade senatore Pafundi, presidente di una delle tante (vacue) commissioni antimafia della nostra disgraziata Repubblica, paragonandolo al bibliotecario senza volto di Borges: entrambi si muovono, uno fra le sue carte l'altro fra la sua biblioteca, «senza fine, senza principio, senza senso».

 

Se c'è uno scrittore che ha saputo scandagliare l'animo umano dei propri connazionali, continuando ad amare l'Italia pur scoprendo ogni giorno un nuova pecca, è Lei, caro Arpino. E speriamo di non deluderLa troppo dicendole che, cinquant'anni dopo, non siamo allo stesso punto. Ma persino più indietro.

 

VITTORIO GASSMAN NEL SORPASSO

Ho apprezzato molto la Sua riflessione a margine della lettera indirizzata all'arbitro Lo Bello: «La cupidigia di farsi amici dell'arbitro è un vizio che gli italiani - non tutti, ma neppure pochi - conoscono almeno dai tempi di Nerone». Oggi, se permette, estenderei il concetto ai giudici.

 

Così come mi ha divertito leggere, per una volta, che anche quel prototipo perfetto dell'italiano medio che è Alberto Sordi, alla lunga stanca: «Costretto a limare all'infinito mosse e mossette che strappano ancora il sorriso, non più il riso». Come dire, va bene il saper prendere in giro i difetti nazionali, però poi bisogna anche provare a correggerli. Così come abbiamo condiviso appieno l'elegante consiglio regalato, dopo averla giustamente lisciata, a Sofia Loren: di pagare le tasse. Un vizio, per noi italiani, ancestrale.

 

 

CARO DOTTOR GASSMAN, NON SI INNAMORI TROPPO DI SE STESSO

ugo tognazzi 6

Da “il Giornale”

 

Per gentile concessione dell' editore, pubblichiamo qui uno stralcio della lettera di Arpino a Vittorio Gassman raccolta nel volume Giovanni Arpino, Lettere scontrose (minimum fax, pagg. 404, euro 18).

 

Egregio dottor Gassman, prima di dare il via a questa «lettera», e per ridurre al minimo ogni sospetto di animosità personale, ho invitato otto amici, di varia età, occupazione, interessi, a formulare una serie di domande a lei indirizzate.

 

vittorio gassman dino risi

Eccogliele: è vero che il suo sogno segreto è di girare un film come il Gaucho ma con la regia di Zeffirelli? Perché non riesce a essere simpatico, malgrado gli sforzi? Che ne direbbe di Tognazzi se interpretasse Amleto? Perché non si fa mettere in ordine da un buon sarto? Cosa pensa di se stesso, ora che ha superato i quarant’anni? Perché non riesce a tenersi una donna se non per pochissimo tempo? Lei crede veramente di aver qualcosa da dire a chicchessia? Quante ore al giorno spende a rimirarsi negli specchi di casa e nelle vetrine per strada? Queste tre ultime domande le arrivano da voci femminili. Io non aggiungo nulla, né intendo usare gli interrogativi elencati come un facile piedistallo di partenza. Ho ben altro materiale da cui trarre forza e argomenti. (...)

vittorio gassman marco e dino risi gianni minà

 

Lei ha svelato il suo vizio segreto, nel cinema: e cioè una smania perfezionistica che la porta continuamente a esagerare. Ogni sua mossa, ogni porgere di parola, ogni intervento, ogni passo avanti o indietro, ogni gesto o sospiro o aggrottar di ciglio, lei li spinge un centimetro avanti, un tono sotto o un tono sopra, sottolinea anziché semplicemente dire, raggruma il fiato, stira il tendine, contrae la mandibola, non si accontenta di spiegarsi con volto e mani, ma mette in azione colletto, polsini, spalle, ha sussulti nervosi troppo evidenti, vuol vincere in disinvoltura e risulta stucchevole, esorbita anche nei gestacci, rende inflazionata l’uscita volgare, insomma getta un cumulo di energie vane dove basterebbe un sobrio accenno azzeccato.

vittorio gassman

 

Credo che ormai lei abbia finito per innamorarsi di questa sua interpretazione onnivora, perpetua, onnipresente: è per questo che i suoi gestacci si moltiplicano, è per questo che anche quando assiste in privato a una partita di football lei si dimena, si sbraccia, dà fondo alla riserva del turpiloquio. Lei, dottor Gassman, ignora che anche la più abbietta osteria ha certe sue regole interne: chi le supera per troppo impegno ne resta inesorabilmente vittima.

 

vittorio gassman dino risi

sordi nel 1976siamo tutti alberto sordi

Per il resto, accetti i saluti da un Suo affezionato lettore.

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO