scalfari feltri

“EU-GENIO, TI HO SEMPRE COPIATO E SPERO DI SEGUIRTI IL PIÙ TARDI POSSIBILE NELL'ALDILÀ…” - VITTORIO FELTRI RICORDA SCALFARI: "I SUOI ARTICOLI TALVOLTA POTEVANO RISULTARE UN PO' TROPPO LUNGHI E TEDIOSI, EPPURE ACCENDEVANO IL DIBATTITO PUBBLICO" – QUANDO SCALFARI AFFERMÒ LAPIDARIO: “FELTRI È UN MIO FIGLIO DEGENERE” E IL RACCONTO DEL LORO ULTIMO INCONTRO A MILANO – “VITTORIO, ATTENTO CHÉ TI SEGUO”. “EUGENIO, IO SEGUO TE DA TUTTA QUANTA LA VITA!”

Vittorio Feltri per “Libero quotidiano”

 

Con orgoglio posso affermare di non avere avuto maestri.

eugenio scalfari 3

Sono sempre stato un autodidatta in tutto, pure nel giornalismo. Tuttavia, proprio il non avere usufruito di una guida mi ha indotto a trarre ispirazione dai migliori e persino a copiarli, attività che non considero sminuente bensì arguta. Eugenio Scalfari ha rappresentato per me, se non un modello da emulare, almeno un esempio da seguire, avendo egli mirabilmente coniugato la capacità giornalistica al genio imprenditoriale, cosa che non riuscì, tanto per citare un altro grande, a Indro Montanelli, il quale fu tanto ineguagliabile nella scrittura quanto poco brillante negli affari. Proprio Indro un dì, quando ancora dirigeva il Giornale, mi rivelò di essere convinto che il più grande direttore fosse proprio Scalfari.

 

vittorio feltri foto di bacco (10)

Avendo novantotto anni suonati, Eugenio Scalfari non poteva certo sperare di tirare avanti ancora a lungo, dato che gli uomini più che vecchi non possono diventare, purtroppo. Ad un certo punto essi muoiono e ciò rattrista anche noi che rimaniamo, noi che nutriamo, nostro malgrado, la medesima aspettativa, quella di finire in una tetra tomba. Quando accade che qualcuno che abbiamo conosciuto sparisce, puntualmente emergono dagli anfratti della memoria ricordi sopiti o sepolti. Ed è quello che mi sta accadendo in queste ore, da quando ho appreso che Eugenio Scalfari, l'ultimo gigante del giornalismo, non c'è più.

 

Nato a Civitavecchia negli anni Venti del secolo scorso da genitori calabresi, Eugenio, a causa del lavoro del padre il quale ricevette l'incarico di direttore artistico del Casinò, frequentò il liceo classico di Sanremo ed ebbe come compagno di banco nientepopodimeno che Italo Calvino. Chissà perché spesso i grandi si incrociano su questa Terra! In tal caso trascorsero qualche anno gomito a gomito.

 

vittorio feltri foto di bacco (7)

DALLA BANCA AL MONDO Era impiegato presso la Banca Nazionale del Lavoro quando, nel 1950, cominciò a scrivere per Il Mondo e poi l'Europeo. Ma non furono queste le prime esperienze nel settore. Scalfari prese a maneggiare la penna allorché era uno studente della facoltà di giurisprudenza e vergava su Roma Fascista (organo del Gruppo Universitario Fascista), di cui fu poi nominato caporedattore nel 1942.

 

Dal Guf Eugenio fu espulso addirittura con violenza, accusato di essere una sorta di infiltrato, un pesce fuor d'acqua, in sostanza, una rogna, un rompicoglioni, da vero giornalista quale fu, di cui liberarsi. Non era la fine. Ma non era neppure il principio di una carriera che fu sfolgorante, disseminata di successi, vittorie, raggiungimento di traguardi che in molti, se non tutti, ritenevano impossibili. Scalfari è stato un vincente poiché è stato uno che ci ha creduto.

 

E in cosa ha creduto? Non in Dio, poiché si proclamava ateo, bensì in se stesso. E ha fatto bene. Scalfari è stato colui che negli anni Sessanta ha portato L'Espresso, il più prestigioso settimanale dell'epoca, a livelli mostruosi di vendite. E questo trionfo lo ha persuaso che in Italia si potesse fondare un quotidiano di sinistra non marxista, ma moderata, oggi diremmo "progressista".

 

Quindi creò la Repubblica.

 

vittorio feltri

Era il lontano gennaio del 1976 quando comparve il primo numero in edicola, lasciando chiunque un po' perplesso in quanto il formato era quello del tabloid, mancavano lo sport e le cronache, sembrava un giornale un po' incompleto, marginale. Eppure Scalfari lentamente ma inesorabilmente lo trasformò in un fenomeno di moda. Diventò figo leggere la Repubblica, alla quale Eugenio diede presto una connotazione speciale, unica.

 

PRIMO QUOTIDIANO C'erano dei grandi racconti di politica e non solo che appassionavano, paginate intere che il lettore beveva con piacere. Furono parecchi gli apprezzati giornalisti che in quel periodo migrarono verso questo foglio e, allorché esplose la questione della P2 al Corriere della Sera, anche Alberto Ronchey ed Enzo Biagi, attratti da Scalfari, trovarono casa presso il giornale di Eugenio, il quale, fervente sostenitore dei valori essenziali e ormai quasi dimenticati del nostro mestiere, come il pluralismo delle voci, accoglieva sulle pagine punti di vista differenti e addirittura nettamente contrapposti.

SILVIO BERLUSCONI E EUGENIO SCALFARI

 

Penso, ad esempio, alla rubrica proprio di Ronchey dal titolo «Diverso parere». Fu in quella fase che accadde una cosa incredibile: la Repubblica superò il Corriere, diventando primo quotidiano nazionale per numero di vendite. Tutto questo fu possibile grazie alla capacità professionale di Eugenio, che era altresì eccellente giornalista. Certo, i suoi articoli talvolta potevano risultare un po' troppo lunghi e tediosi, eppure affrontavano dei temi di così stretta attualità e chi li scriveva godeva ormai di tale generale stima persino tra coloro che non ne condividevano le opinioni che accendevano e tenevano vivo il dibattito pubblico.

vittorio feltri

 

SULLE SUE TRACCE Insomma, il fondatore di Repubblica è stato un uomo straordinario. Assunta la direzione prima dell'Indipendente e poi del Giornale, pur da una prospettiva politica opposta, cercai di imitare Scalfari per avvicinare e ingolosire il lettore, dal momento che la sua formula era stata efficace. I risultati non si fecero attendere.

massimo dalema e eugenio scalfari

 

Da Eugenio mutuai la polemica continua, una polemica che non si limitasse a distruggere ma che costruisse, o almeno tentasse di farlo, quantunque egli fosse più elegante di tutti quanti noi. Ottenuti strepitosi successi con boom di copie vendute, pure Scalfari prese a seguire me. Negli anni Novanta Lucia Annunziata in tv gli chiese una opinione su di me e Scalfari affermò lapidario: «Feltri è un mio figlio degenere». Queste parole mi fecero sorridere poiché compresi che probabilmente Scalfari si fosse reso conto che lo avevo preso in qualche maniera a modello.

 

Alcuni anni fa ebbi l'onore di essere sfidato a duello da Eugenio per mezzo di un articolo, avendo da qualche giorno avviato una sorta di botta e risposta egli dalle pagine di Repubblica e io da quelle di Libero. Non mi sovviene adesso quale fosse la tematica in oggetto, ma mi divertì questo spirito cavalleresco di Scalfari al quale risposi di scegliere bene l'arma in quanto con il fioretto e la spada me la cavo essendo stato uno schermitore.

eugenio scalfari nell ultima riunione di redazione a repubblica

 

L'ultima volta lo vidi presso il ristorante il Baretto di Milano. Mi accorsi della sua discreta presenza soltanto alla fine della cena. Se ne stava nel tavolo accanto, in compagnia di una signora. Prima di andare via mi avvicinai per porgergli un saluto ed egli, guardandomi dritto negli occhi, tuonò: «Vittorio, attento ché ti seguo». «Eugenio, io seguo te da tutta quanta la vita!», replicai. Caro Eugenio, spero però di seguirti il più tardi possibile nell'aldilà. Sei stato il papa dei giornalisti e non per il tuo scambio epistolare con il pontefice, di cui tutti noi colleghi fummo, in fondo in fondo, invidiosi, bensì per la tua indiscutibile bravura.

 

Mi hai insegnato che il vero giornalista non si pone mai né un gradino sopra né un gradino sotto rispetto al suo interlocutore, chiunque questi sia, perché occorre parlarsi alla pari. Ora un ingiustificato senso di superiorità divora i giornalisti e avvelena le penne. Ma forse fa addirittura peggio quel senso di inferiorità che pure li anima inducendoli a leccare oggi questo e domani quello. Intanto il giornalismo muore. Anche lui.

EUGENIO SCALFARI E GIULIO ANDREOTTIenrico berlinguer e eugenio scalfarimarco pannella e eugenio scalfariromano prodi e eugenio scalfaricarlo caracciolo eugenio scalfari mario piraniEUGENIO SCALFARI CON LE FIGLIE DONATA E ENRICAeugenio scalfari e carlo de benedettienrico berlinguer eugenio scalfari ciriaco de mitaeugenio scalfari gioca a calcioeugenio scalfari 4roberto benigni e eugenio scalfariscalfari montanellieugenio scalfari berlinguer scalfari de mitascalfari – a sentimental journey 3scalfari – a sentimental journey 1eugenio scalfari eugenio scalfari

Ultimi Dagoreport

trump epstein

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE DUE FOTOGRAFIE DI TRUMP CON IN BRACCIO RAGAZZE GIOVANISSIME A SENO NUDO? A WASHINGTON, FONTI BEN INFORMATE ASSICURANO CHE LE DUE FOTO HOT SIANO TRA LE MIGLIAIA DI FILE DI JEFFREY EPSTEIN, ANCORA DA PUBBLICARE - NEI PROSSIMI GIORNI, GRAZIE AL PASSAGGIO DI UNA PETIZIONE PARLAMENTARE FIRMATA DA 218 DEPUTATI DEMOCRATICI, MA AI QUALI SI SONO AGGIUNTI QUATTRO REPUBBLICANI, LA DIFFUSIONE COMPLETA DEI FILE DEL FINANZIERE PORCELLONE, VERRÀ SOTTOPOSTA AL VOTO DELLA CAMERA. E I VOTI REP POSSONO ESSERE DETERMINANTI PER IL SUCCESSO DELL’INIZIATIVA PARLAMENTARE DEM - SE DA UN LATO L’EVENTUALE DIVULGAZIONE DELLE DUE CALIENTI FOTOGRAFIE NON AGGIUNGEREBBE NIENTE DI NUOVO ALLA SUA FAMA DI PUTTANIERE, CHE SI VANTAVA DI POTER “PRENDERE LE DONNE PER LA FIGA” GRAZIE AL SUO STATUS DI CELEBRITÀ, DALL’ALTRO UN “PUSSY-GATE” DETERMINEREBBE UNO DURO SCOSSONE A CIÒ CHE RESTA DELLA SUA CREDIBILITÀ, IN VISTA ANCHE DEL DECISIVO VOTO DI METÀ MANDATO IN AGENDA IL PROSSIMO ANNO...

troisi papa leone carocci monda

CIAK! LA MESSA È FINITA: ANDATE IN PACE AL CINEMA "TROISI", COSÌ FATE FELICI IL SUO DOMINUS VALERIO CAROCCI E QUEL DISOCCUPATO A CACCIA DELLA BIENNALE VENEZIANA, ANTONIO MONDA - MENTRE LA SETTIMA ARTE IN ITALIA, SOTTO IL DOMINIO DELL’ARMATA BRANCA-MELONI, STA VIVENDO UNA DELLE SUE FASI PIÙ COMATOSE, TRA SALE VUOTE E “SINISTRI” TAGLI AL TAX-CREDIT DEL MINISTRO GIULI-VO, PAPA LEONE XIV RUGGISCE IN FAVORE DELLE SALE CINEMATOGRAFICHE (MA DA QUANDO IN QUA IL PONTEFICE SI OCCUPA DI RIEMPIRE LE SALE, ANZICHÉ PREOCCUPARSI DI RIEMPIRE LE CHIESE?) - L'UNICO CINEMA CHE BENEFICIA DELLA GLORIA DI PREVOST È IL "TROISI", GESTITO DA CAROCCI CHE, IN DUPLEX CON ANTONIO MONDA, HA CONVINTO IL CARDINALE JOSE' TOLENTINO DE MENDONÇA NELLA DIVINA MISSIONE DI ORGANIZZARE AL CINEMA "TROISI" NOVE INCONTRI CON REGISTI E ATTORI INTERNAZIONALI, SOTTO IL PATROCINIO DEL SANTA SEDE - GRATIS? MANCO PER NIENTE. PER ACCEDERE ALLA SALA BISOGNERÀ SBORSARE 8 EURO. E COSÌ SIA - CAROCCI E LA NOTA STAMPA DEL "PICCOLO AMERICA" CHE RILANCIA LE PAROLE DEL PAPA...

pier silvio marina berlusconi marta fascina arcore

FLASH! - COL PRETESTO DI DARE UNA RIVERNICIATINA A VILLA SAN MARTINO (CHE HA SPESE DI MANUTENZIONE E SERVITU’ DI 220 MILA EURO ALL’ANNO), MARINA & PIER SILVIO SONO FINALMENTE RIUSCITI A FAR SLOGGIARE MARTA FASCINA E IL SUO PAPA’ ORAZIO, CHE NON L’ABBANDONA MAI, DALLA REGGIA DI ARCORE - ORA LA VEDOVA MORGANATICA E’ CONFINATA IN UNA DÉPENDANCE DEL VILLONE DI 130 METRI QUADRATI, DOVE PROBABILMENTE ALLA FINE RESTERÀ IMPEGNATISSIMA A CONTARE I 100 MILIONI DI EREDITA’ OTTENUTI DALLA BUONANIMA DI PAPI SILVIO…

ignazio la russa sergio mattarella

FLASH! – PER SOSTENERE I FRATELLINI D’ITALIA CIRIELLI E SANGIULIANO ALLE REGIONALI CAMPANE, SI È SCOMODATO PERSINO IL PRESIDENTE DEL SENATO, IGNAZIO LA RUSSA – CHE LA SECONDA CARICA DELLO STATO FACCIA CAMPAGNA ELETTORALE, FOTTENDOSENE DEL SUO RUOLO ISTITUZIONALE,  NON AVRÀ FATTO PIACERE PER NULLA A SERGIO MATTARELLA – D’ALTRONDE, IL PRESIDENTE LEGHISTA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI, LORENZO FONTANA, NON CI PENSA ASSOLUTAMENTE DI SCAPICOLLARSI IN VENETO A SUPPORTO DEL CANDIDATO DEL CARROCCIO, ALBERTO STEFANI…