fiume d'annunzio l'ultimo legionario

“FIUME L'AMAVO COME UNA DONNA…" - SOGNATORI, DELINQUENTI, INTREPIDI CIALTRONI E MISTICI DELLA PATRIA. VIAGGIO TRA LE LUCI E LE TENEBRE DELL’IMPRESA DI FIUME – IL RACCONTO DEL LEGIONARIO GUIDO PALLOTTA, GIA’ GUARDIA PERSONALE DI D’ANNUNZIO TRA ALLENAMENTI CON LE GRANATE E GIOCHI DI FUOCO, FUTURI FASCISTI E ANTIFASCISTI CONDIVISERO UN SOGNO. I DESTINI INCROCIATI DI ETTORE MUTI E MARIO MAGRI, IRRIDUCIBILI AVVENTURIERI DALLE MOLTE VITE, ENTRAMBI FREDDATI DA UN COLPO DI PISTOLA… - L'INTRODUZIONE DI GIORDANO BRUNO GUERRI 

Introduzione di Giordano Bruno Guerri a “L’ultimo legionario - Un diciottenne a Fiume", di Guido Pallotta (ed. Diarkos), pubblicata da “La Verità”

 

guido pallotta

Nei ricordi di Giovanni Comisso - ragazzo a Fiume - si legge: «Tu devi sapere che sei giunto in una città pericolosa per i tuoi giovani anni», dicono alcuni ufficiali a un ragazzo appena arrivato, «qui si fa senza alcun ritegno tutto ciò che si vuole. Le forme di vita più basse e più elevate qui s' alternano non altrimenti che la luce e le tenebre».

 

Un altro futuro scrittore, Marcello Gallian, diciassettenne di guardia all'Ufficio informazioni, avverte «un grande odore di perdizione. L'amavo come una donna, quella città, m' era di sensualità vera trovarmici dentro, ormai. Come stessi per farla grossa, importante: esaltato come un bellissimo assassino []. Ero un fuorilegge, impaziente, senza regola. Volevo far tutto io, una azione sconosciuta e grande, da farmi conoscere subito come eroe».

 

Oltre ai giovani fuggiaschi e agli ufficialetti di complemento, affollano le caserme di Fiume reduci abbrutiti dalla trincea, agitatori politici, artistoidi, emissari di «pescicani», faccendieri e ricettatori. Il generale Sante Ceccherini, comandante delle truppe, definendoli «energumeni», sottolinea che «non tutti avevano gli identici sentimenti di onestà e di disciplina militare e morale».

 

d'annunzio fiume

È vero, a Fiume c'era di tutto, sognatori e delinquenti, avventurieri e mistici della patria, futuri antifascisti e futuri fascisti. C'era anche Guido Pallotta, che diventerà eroe della mistica fascista, poi eroe fascista, e infine semplicemente eroe cadendo in combattimento nel 1940: «La mistica fascista è fede e azione, dedizione assoluta ma nello stesso tempo consapevole».

 

Pallotta, giovanissimo legionario fiumano, scriverà questo libro, rimasto finora inedito, nel 1923, poco dopo gli eventi, ma in una situazione completamente cambiata: D'Annunzio, sconfitto, si è ritirato a Gardone Riviera, dove si dedicherà quasi esclusivamente all'edificazione del Vittoriale; Mussolini, trionfante dopo la Marcia su Roma e prima del delitto Matteotti, si assesta al potere. In questo libro Pallotta è già fascista, e si vede fin troppo, ma è proprio questo il punto di maggiore interesse del volume: vedere dal vivo, quasi in contemporanea, come il regime avrebbe fatto dell'«Impresa» una propria impresa, prendendone tutto - riti, miti, modi - tranne lo spirito, che trasformò un colpo di mano nazionalista in una rivoluzione libertaria.

 

L ULTIMO LEGIONARIO

Mussolini - dopo avere giocato D'Annunzio con la propria maggiore abilità politica e avere preso accordi segreti con Giolitti - avrebbe saccheggiato tutto di quanto avvenuto a Fiume, tranne il suo documento più importante, l'avanzatissima Carta del Carnaro. Si capisce dunque, da queste pagine di Pallotta, come per molti Fiume abbia potuto essere, specialmente per chi non aveva avuto modo di combattere nella Grande guerra, un preludio al fascismo.

 

«Incomincia, dopo questi nove mesi di travagli senza tregua, un nuovo periodo di lotta», dichiara D'Annunzio nel proclama ai legionari del 12 giugno 1920: «Siate pronti. Vigilanti, silenziosi, spietati, deliberati a tutto io vi voglio: moschetti forbiti, pugnali affilati, bombe manevoli».

 

Che si preparino alle esercitazioni militari quotidiane, «i nostri giochi mattutini con il fuoco, le nostre gazzarre di scoppi, le nostre ondate carponi sotto il ventaglio crepitante delle mitragliatrici, i nostri duelli occhiuti con le bombe a mano, i nostri abbracci con la polvere». []Dopo sfiancanti riscaldamenti a corpo libero e di corsa, gli allievi vengono sottoposti a esercizi di crescente difficoltà, anche psicologica; il più celebre e folle è il passaggio al volo di una granata senza sicura.

gabriele d'annunzio 8

 

La granata è un simbolo degli arditi assieme al coltello, va padroneggiata, si deve sapere calcolare il raggio d'azione, sopportare il suo boato. Nella testa e nella penna di Gallian risuonano le grida degli istruttori: carponi, avanti. Passo passo. Pronti, via. Gettate le bombe. Uno strappo coi denti e il lancio. Se vi rimane in mano, è la morte, ché? non si scherza. Non fate i neonati, non vi divertite, son bombe vere, autentiche. Non sono bicchieri. Non sono scatoline di confetti.

 

Gettate, gettate Che mi combini, ignorante, salame mio. Vuoi avere la testa portata via? Vuoi rimanere monco? Vediamo come riesci a rimaner monco. Proprio in un lancio di granate terminerà, 23 anni dopo, la vita di Pallotta. Con l'aggiunta del culto del Capo, Fiume sembra una fabbrica di eroi, secondo la mistica fascista. Ma, se il primo capo di gabinetto e principale collaboratore di D'Annunzio a Fiume fu Giovanni Giuriati, futuro segretario del Partito nazionale fascista, il secondo e più importante capo di gabinetto fu Alceste De Ambris, morto in esilio per antifascismo.

 

impresa di fiume

Allo stesso modo fu un uscocco - i «pirati» che D'Annunzio incaricava di rapinare le navi con un carico utile - Ettore Muti, altro futuro segretario del Pnf. Ma il suo capo, a Fiume, fu una figura oggi dimenticata, nonostante tutto, il ventitreenne aretino Mario Magri, conosciuto da tutti come «Capitano Magro». Conclusa l'impresa, Magri andrà a combattere per la libertà del Rif, regione del Marocco che lottava contro il dominio coloniale spagnolo: una rivolta senza speranza. Tra le montagne il Capitano Magro comandò l'artiglieria dei ribelli contro forze nemiche enormemente superiori, fino all'inevitabile resa.

 

Tornato in Italia, non si rassegnò all'ascesa del fascismo, tentando in tutti i modi di convincere i legionari e il Vate a prendere una posizione netta contro Mussolini. […]Ettore Muti e Mario Magri, irriducibili avventurieri dalle molte vite, entrambi freddati da un colpo di pistola: un intreccio che dimostra da solo la molteplicità di storie, di idee, di possibili tragitti etici e politici nati dal caotico crogiolo della rivoluzione fiumana. Nei primi mesi del ritiro al Vittoriale, D'Annunzio indugiò, in parte per rassegnazione, in parte perché credeva che il potere mussoliniano sarebbe stato passeggero e che si sarebbe presentata la sua occasione.

 

Il 2 novembre 1921 pubblicò su un giornale dei legionari, La Patria del Popolo, un messaggio per dire ai seguaci che «bisogna tollerare, secondare e dominare col pensiero puro, un governo esperimentale che differisca le elezioni al principio della primavera». Era un'illusione: l'esperimento fascista si sarebbe evoluto in autoritarismo, dove non c'era posto per altre associazioni e, soprattutto, per altri capi. D'Annunzio avrebbe dovuto rassegnarsi a essere relegato al rango di icona della patria. Molti erano convinti, invece, che il Poeta potesse costituire un pericolo per il fascismo.

fiume - gabriele d'annunzio

 

Ne era persuaso anche il generale Emilio De Bono, quadrumviro della marcia su Roma e ora capo della polizia, che nel dicembre 1922 invitò i prefetti a controllare e reprimere tutte le organizzazioni legate al suo nome, a partire dalla Federazione dei legionari. Nell'aprile 1923 la Federazione, alcuni sindacati e l'Associazione arditi d'Italia si corporarono nell'Unione spirituale dannunziana, che aveva l'obiettivo dichiarato di resistere al fascismo e di fondare una costituente sindacale ispirata alla Carta.

 

fiume - gabriele d'annunzio

Una raffica di perquisizioni e di arresti, tra l'estate e l'autunno, fece naufragare il progetto. Il Vate aveva già abbandonato al loro destino tutte le associazioni che rimandavano a lui. Durante la crisi Matteotti, l'Unione spirituale dannunziana si unì all'opposizione dell'Aventino, e tra l'8 e il 10 settembre 1924 indisse a Milano un Consiglio nazionale. In pochi giorni i legionari trasformarono l'Unione spirituale in un'associazione clandestina, con depositi segreti, tessere anonime e una rete di cellule incaricate di sostenere le lotte operaie e tutte le forme di opposizione al regime.

 

ETTORE MUTI

Le «leggi fascistissime» del 1925, però, si abbatterono inesorabilmente anche sulla debole coalizione legionaria, di cui non abbiamo notizie certe se non nelle relazioni della polizia e nei rari opuscoli sequestrati durante le perquisizioni delle sedi. Tra novembre e dicembre 1925 l'Unione - ultima custode militante del fiumanesimo indipendente - fu travolta dalla repressione. Cinque anni dopo nascerà la Scuola di mistica fascista, odiosa a D'Annunzio.

Giordano Bruno GuerriMARIO MAGRIadolf hitler e benito mussolini 4GIOVANNI HOST VENTURI TRA DUE ARDITI A FIUME

Ultimi Dagoreport

consiglio supremo difesa mattarella meloni fazzolari bignami

DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL QUIRINALE, SI SARÀ ANCHE FATTO SCAPPARE UNA RIFLESSIONE SULLE DINAMICHE DELLA POLITICA ITALIANA IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027. MA BELPIETRO HA MONTATO LA PANNA, UTILE A VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ E A DARE UN ASSIST A FRATELLI D’ITALIA, SEMPRE PRONTA ALLA LAGNA VITTIMISTA – A QUEL TORDO DI GALEAZZO BIGNAMI È SCAPPATA LA FRIZIONE. E DOPO IL SUO ATTACCO AL COLLE, IL SOLITAMENTE CAUTO GIOVANBATTISTA FAZZOLARI È INTERVENUTO PRECIPITOSAMENTE PER SALVARGLI LA FACCIA (E LE APPARENZE CON IL COLLE) - BELPIETRO ESONDA: "ISTITUZIONALMENTE SCORRETTA LA REPLICA DEL QUIRINALE"

alessandra smerilli riccardo campisi alessandra smerilli papa leone xiv

DAGOREPORT - CHI POTRÀ AIUTARE PAPA PREVOST A RIPIANARE IL DEFICIT ECONOMICO DELLA SANTA SEDE? - LEONE XIV EREDITA DA BERGOGLIO UNA COMMISSIONE PER LA RACCOLTA FONDI PER LE CASSE DEL VATICANO, PRESIEDUTA DA MONSIGNOR ROBERTO CAMPISI E IN CUI C’E’ ANCHE LA SUORA ECONOMISTA ALESSANDRA SMERILLI – I DUE HANNO UNA FREQUENTAZIONE TALMENTE ESIBITA DA FARLI DEFINIRE LA “STRANA COPPIA”. SONO ENTRAMBI AMANTI DELLO SPORT, DELLE PASSEGGIATE, DEI VIAGGI, DEL NUOTO IN ALCUNE PISCINE ROMANE ED ANCHE NEL MARE DI VASTO, DOVE SPESSO I DUE SONO VISTI IN VACANZA - LA SALESIANA SMERILLI, IN TEORIA TENUTA A VIVERE IN UNA COMUNITÀ DELLA SUA CONGREGAZIONE, VIVE IN UN LUSSUOSO APPARTAMENTO A PALAZZO SAN CALLISTO, DOVE LA SERA È DI CASA MONSIGNOR CAMPISI, SPESSO CON ALTRI OSPITI ATTOVAGLIATI AL SUO TAVOLO…

nicola colabianchi beatrice venezi alessandro giuli gianmarco mazzi

FLASH! - DA ROMA SALGONO LE PRESSIONI PER CONVINCERE BEATRICE VENEZI A DIMETTERSI DA DIRETTORE DELL’ORCHESTRA DEL VENEZIANO TEATRO LA FENICE, VISTO CHE IL SOVRINTENDENTE NICOLA COLABIANCHI NON CI PENSA PROPRIO ALLE PROPRIE DIMISSIONI, CHE FAREBBERO DECADERE TUTTE LE CARICHE DEL TEATRO – ALLA RICHIESTA DI SLOGGIARE, SENZA OTTENERE IN CAMBIO UN ALTRO POSTO, L’EX PIANISTA DEGLI ANTICHI RICEVIMENTI DI DONNA ASSUNTA ALMIRANTE AVREBBE REPLICATO DI AVER FATTO NIENT’ALTRO, METTENDO SUL PODIO LA “BACCHETTA NERA”, CHE ESEGUIRE IL “SUGGERIMENTO” DI GIULI E CAMERATI ROMANI. DUNQUE, LA VENEZI E’ UN VOSTRO ‘’PROBLEMA”…

emmanuel macron giorgia meloni volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI IN EUROPA, MA PER RAGIONI DIVERSE. SE IL TOYBOY DELL’ELISEO NE FA UNA QUESTIONE DI DIRITTO (TEME LE RIPERCUSSIONI PER LE AZIENDE FRANCESI, IL CROLLO DELLA CREDIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI UE E IL RISCHIO DI SEQUESTRI FUTURI DI CAPITALI EUROPEI), PER LA DUCETTA È UNA QUESTIONE SOLO POLITICA. LA SORA GIORGIA NON VUOLE SCOPRIRSI A DESTRA, LASCIANDO CAMPO A SALVINI – CON LE REGIONALI TRA CINQUE GIORNI, IL TEMA UCRAINA NON DEVE DIVENTARE PRIORITARIO IN CAMPAGNA ELETTORALE: LA QUESTIONE ARMI VA RIMANDATA (PER QUESTO ZELENSKY NON VISITA ROMA, E CROSETTO NON È ANDATO A WASHINGTON)

giorgia meloni matteo salvini elly schlein luca zaia

DAGOREPORT - C’È UN ENORME NON DETTO INTORNO ALLE REGIONALI IN VENETO E CAMPANIA, E RIGUARDA LE AMBIZIONI DI ZAIA E DE LUCA DI...RIPRENDERSI LA GUIDA DELLE RISPETTIVE REGIONI! - NULLA VIETA AL “DOGE” E ALLO SCERIFFO DI SALERNO DI RICANDIDARSI, DOPO AVER “SALTATO” UN GIRO (GLI ERA VIETATO IL TERZO MANDATO CONSECUTIVO) – IN CAMPANIA PER DE LUCA SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI: GLI BASTEREBBERO 5-6 CONSIGLIERI FEDELISSIMI PER TENERE PER LE PALLE FICO E POI FARLO CADERE PER RICANDIDARSI. IDEM PER IL "DOGE", CHE PERO' NON AVRA' DALLA SUA UNA LISTA DI "SUOI" CANDIDATI - A CONTARE SARANNO I VOTI RACCOLTI DAI SINGOLI PARTITI NECESSARI A "PESARSI" IN VISTA DELLE POLITICHE 2027: SE FRATELLI D’ITALIA SUPERASSE LA LEGA IN VENETO, CHE FINE FAREBBE SALVINI? E SE IN CAMPANIA, FORZA ITALIA OTTENESSE UN RISULTATO MIGLIORE DI QUELLO DI LEGA E FRATELLI D'ITALIA, COME CAMBIEREBBERO GLI EQUILIBRI ALL'INTERNO DELLA COALIZIONE DI MAGGIORANZA?

edmondo cirielli giovambattista fazzolari giorgia meloni

DAGOREPORT - C’È UN MISTERO NEL GOVERNO ITALIANO: CHE “FAZZO” FA FAZZOLARI? – IL SOTTOSEGRETARIO ALL’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA FA IL TUTTOLOGO, TRANNE OCCUPARSI DELL’UNICA COSA CHE GLI COMPETE, CIOE' L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA - SI INDUSTRIA CON LE NOMINE, SI OCCUPA DI QUERELE TEMERARIE AI GIORNALISTI (NEL SENSO CHE LE FA), METTE IL NASO SULLE VICENDE RAI, MA NON FA NIENTE PER PLACARE GLI SCAZZI NEL CENTRODESTRA, DOVE SI LITIGA SU TUTTO, DALL'UCRAINA ALLA POLITICA ECONOMICA FINO ALLE REGIONALI – LO SHOW TRASH IN CAMPANIA E EDMONDO CIRIELLI IN VERSIONE ACHILLE LAURO: L’ULTIMA PROPOSTA? IL CONDONO…