borges kodama

IL MIO ROCK’N’ROLL SHOW CON BORGES - MARIA KODAMA RACCONTA LA SUA STORIA D' AMORE COL GRANDE SCRITTORE ARGENTINO E NE SVELA LE PASSIONI: DALL'INCONTRO CON MICK JAGGER ALLE FESTE DI HALLOWEEN MASCHERATO DA LUPO - "ERAVAMO UN PO' MATTI. MI TELEFONAVA OGNI GIORNO E MIA MADRE IMPAZZIVA. DICEVA CHE POTEVA ESSERE MIO NONNO" - VIDEO

Paolo Galassi per la Repubblica

 

borges maria kodama

Madrid, Palace Hotel, luglio 1982. Mick Jagger prende la mano di un Borges ormai cieco, consumato dal lento crepuscolo che ne ha spento la vista e stralunato lo sguardo.

«Maestro, io la ammiro». «Ma lei è uno degli Stones, io ascolto i suoi dischi». La risposta spiazza la rockstar che nel lisergico Performance (1970) aveva recitato alcune righe de Il Sud, ultimo racconto di Finzioni.

 

L' aneddoto, celebre in Argentina ma non ricordato da Jagger, è ripetuto sempre identico da colei che dell' opera di Borges è custode e guardiana: Maria Kodama, allieva, compagna e moglie di 40 anni più giovane, nemica di editori e biografi del più europeo tra gli autori latinoamericani.

 

mick jagger

Più spesso citato che letto, secondo la critica Beatriz Sarlo: dopo la caccia al colpevole di Instantes, mieloso fake pubblicato in Messico e letto in tv da Bono Vox, gaffe ripetuta da Matteo Renzi davanti agli studenti dell' univeristà di Buenos Aires (Uba) con un' improbabile poesia sull' amicizia (la stessa letta ai recenti funerali di Fabrizio Frizzi), l' ira dell' ereditiera ha travolto l' umile Pablo Katchadjian, reo di aver dato alle stampe ben duecento copie dell' Aleph Ingrassato, esercizio letterario di borgesiana ispirazione che aggiunge 1500 parole alle 4 mila dell' originale.

 

A chi distingue tra intervento artistico e plagio (immaginando la querela di un' ipotetica signora Da Vinci all' irriverente Duchamp), Maria Kodama risponde: «Borges è, è stato e sarà la mia vita. Esiste una cosa che si chiama rispetto».

 

«Avevo 5 anni e non sapevo chi fosse, quando i versi di Two English Poems mi stregarono: "Posso darti la mia solitudine, la mia oscurità, la fame del mio cuore". La maestra mi spiegò che parlava dell' amore. Tempo dopo, leggendo l' incipit de Le Rovine Circolari ("nessuno lo vide sbarcare nella notte unanime") sentii un' energia unica: ero ancora una bambina e non capivo nulla, eppure se oggi dovessi salvare uno solo dei suoi testi, sarebbe quello».

 

borges maria kodama

Casualità o destino, la Fondazione Jorge Luis Borges, che ne conserva biblioteca, bastoni e talismani, troverà dimora di fianco alla casa della calle Anchorena dove in una settimana compose il racconto più amato dalla sua compagna: «Mai, nè prima nè dopo, ho scritto con un' intensità simile» rivela nel Dialogo con Victoria Ocampo.

 

mick jagger e keith richards

«I timidi si riconoscono come animali nella selva. Lo conobbi a una conferenza. Io sognavo di insegnare, ma ero timidissima.

 

Vedendolo sul palco, cieco e impacciato, mi resi conto che anche lui lo era. Mi diede grande coraggio». Sulla porta di una libreria della calle Florida, nel centro di Buenos Aires, la prima conversazione: «Avevo 16 anni, mi propose di studiare inglese antico insieme. Ci riunivamo nei caffè, fino a quando sua madre disse che sarebbe stato meglio a casa loro. Cercavo di sentire le discussioni di politica che provenivano dal salotto, ma lui mi diceva di non perdermi dietro a quelle sciocchezze, che l' importante era nei libri».

 

«Eravamo un po' matti per l' epoca, nel senso che non avevamo pregiudizi. Mi telefonava ogni giorno e mia madre impazziva. Ripeteva che quel signore poteva essere mio nonno, che voleva ben altro».

borges maria kodama

 

Comincia così una relazione fatta di tenere formalità - «in un paese dove tutti si danno del tu, noi ci siamo sempre dati del lei» - diventata pubblica dopo la separazione dalla prima moglie, l' oscura e possessiva Elsa Astete raccontata in Georgie & Elsa, biografia scritta dal traduttore Norman Thomas Di Giovanni. Dopo la morte della madre Leonor Acevedo, Maria sarà la sua ombra in giro per quel mondo che Borges aveva smesso di vedere vent' anni prima, quando il sogno di dirigere la Biblioteca Nazionale era coinciso con la cecità definitiva: «Ironia di quel Dio», scrisse, «che mi diede allo stesso tempo i libri e la notte».

 

Dai suoi ricordi emerge un ritratto terreno e quasi pop del marito, che sembra assecondare quel suo ricorrente desiderio di appartenere al XX secolo dal quale un solo anno lo separava: quel 1899 spesso modificato in 1900, il piccolo grande cambio di cui aveva bisogno, scrive Alan Pauls, per considerarsi moderno. «Beatles e Rolling Stones gli davano energia. Siccome odiava le canzoni di auguri, gli ultimi compleanni li festeggiammo con The Wall dei Pink Floyd. Li conobbe al cinema, quando uscì il film di Alan Parker. Ancora oggi, ogni 24 agosto metto su il disco, per lui».

 

borges maria kodama

Maria Kodama ha 81 anni ed esce quasi tutte le sere. Ha da poco pubblicato un libro di racconti, Relatos, con illustrazioni del pittore italiano Alessandro Kokocinski. Se del padre giapponese conserva i tratti orientali, dalla madre eredita i capelli argentati striati di scuro: «Borges diceva che dovevo essere una ragazza saggia, perché i capelli bianchi significavano aver vissuto molte vite». Ogni giorno la si può vedere da sola, nel McDonald' s all' incrocio tra i viali Santa Fe e Callao: «Mai messo piede in cucina, non mi interessa, non ho tempo e non sono nemmeno milionaria come dicono».

 

Sullo scontrino scrive telefono e orari per chiamarla a casa: dalle 7 alle 7:30 di mattina, o dalle 2 alle 3 di notte. «Sono le ore in cui rispondo» spiega con voce bassa e gentile. Arriva in leggero ritardo, colpa della festa in maschera della sera prima, di cui mostra le foto: «Il costume lo comprammo al carnevale di Venezia. Sull' isola di San Giorgio Maggiore gli hanno dedicato un labirinto, ispirato a un suo racconto». Tra le immagini dei loro viaggi, riunite nell' album Atlas (1984), un ritratto scattato nell' 83 in Wisconsin, la notte di Halloween: lei mascherata da leone, lui da lupo, con l' immancabile bastone.

pink floyd

«Gridava Homo homini lupus » sorride, seduta in un caffè del quartiere Recoleta, a pochi passi dalla tomba di famiglia a cui Borges preferirà la pace di Ginevra, sepolto tra il protestante Calvino e Griselidis Real, "scrittrice, pittrice e prostituta".

 

«Quando i medici dissero che rimaneva poco tempo andammo in Italia per l' ultima volta, per il premio Volterra, e poi in Svizzera. Pensai che fosse il suo addio al paese in cui aveva vissuto da giovane, ma una volta lì mi disse che se lo amavo non dovevo farlo morire in Argentina, dove la sua agonia poteva essere un evento mediatico. Fu allora che mi chiese di sposarlo. Non volevo, non mi interessava, ma l' editore Franco Maria Ricci mi convinse che così sarebbe stato felice».

 

borges maria kodamaborges-kodama

Tra irregolarità e timbri falsi, e nonostante Borges non abbia mai divorziato dalla prima moglie, il discusso matrimonio viene celebrato in un villaggio di frontiera del Paraguay nell' aprile '86, a meno di due mesi dalla sua morte. Di fronte a un funzionario del generale Stroessner, poi arrestato e processato per truffa, non c' erano gli sposi, rimasti a Ginevra, ma due delegati arrivati dall' Argentina a bordo di un bimotore. L' ultimo testamento, datato 1985, designa Kodama come unica ereditiera: nulla di quanto promesso in precedenza rimane per Epifania Uveda de Robledo detta Fanny, fedele domestica morta in miseria nella sua casa della Boca. Dalle sue memorie prenderà forma Il Signor Borges, di Alejandro Vaccaro, presidente della Società argentina degli scrittori, puntualmente raggiunto dalle querele dell' implacabile Signora K.

labirinto di franco maria ricciborges_kodamalabirinto di franco maria ricci 2borgesjorge luis borges BORGESjorge luis borges borges maria kodamaborgesfranco maria ricci

 

borges maradona

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