laura morante

"PER ANNI MI CONSIDERAI UNA BALLERINA MEZZA FALLITA PRESTATA AL CINEMA" - I RICORDI DI LAURA MORANTE: “A 8 ANNI PASOLINI MI CHIESE SE VOLEVO FARE “IL DECAMERONE”. MIA ZIA ELSA MORANTE DECISE PER IL NO. DICEVA: E’ UNA BAMBINA, SI ROVINERA’. 3 ANNI DOPO MI RISPEDÌ DAI MIEI PERCHÉ ERO SONNAMBULA” – "CARMELO BENE NON CI PAGAVA. DICEVA CHE GIÀ LAVORARE CON LUI ERA UN ONORE. IO BUSSAVO AL SUO CAMERINO E CANTAVO "EL PUEBLO UNIDO JAMÁS SERÁ VENCIDO" -  "PER "BIANCA" IL PRODUTTORE DISSE A NANNI MORETTI, PRENDI CHIUNQUE, MA NON LEI. MONICELLI MI CONSIDERAVA UNA..." - VIDEO

 

 

 

Candida Morvillo per il “Corriere della Sera”

 

laura morante

A sentir lei, la sua è una vita punteggiata di fallimenti, però divertenti, e anche di qualche rimpianto. Eppure, Laura Morante ha all'attivo un centinaio di film da attrice, un David di Donatello per La Stanza del figlio di Nanni Moretti, due film da regista, un libro di racconti scritto tardivamente dopo i 60 per pudore, avendo lei il cognome della zia Elsa. E ha due ex mariti, più uno in carica e da ognuno un figlio (le due femmine, Eugenia Costantini e Agnese Claisse, sono anche loro attrici).

 

Al momento, è una matriarca nella serie di Gabriele Muccino A casa tutti bene su Sky ed è reduce dalla tournée di Io Sarah, io Tosca , uno spettacolo fortemente voluto, scritto da lei stessa per poter girovagare in pandemia con un cast snello e per l'ossessione che l'era venuta in lockdown di capire chi fosse davvero Sarah Bernhardt, la prima diva, la più eccentrica, la persona più lontana da lei che si possa immaginare: «Era dispotica, caustica, assetata di celebrità. Leggevo le sue biografie e pensavo: la detesto».

 

E dunque cos' ha spinto un'antidiva come lei a voler raccontare la più esibizionista delle dive?

laura morante carmelo bene

«La sua autobiografia è così piena di lacune e bugie clamorose che mi chiedevo: perché mente? Perché occulta? Ho letto tanto, incrociato dati e ho creduto di aver trovato filo di Arianna per capire chi era.

 

Mi ci sono affezionata andando alla ricerca delle sue ferite e insicurezze. Non ha mai conosciuto il padre, era figlia di una cortigiana, aveva due sorelle morte giovani. Il suo motto era quand même , "nonostante tutto", come a dire "in ogni caso, combatto"».

 

E lei ha avuto il suo «nonostante tutto»?

«Ognuno lo ha, ma il tema a è far tesoro dei fallimenti. Una cosa che dico sempre ai figli è: nessun fallimento, negli anni, è un fatto tragico, invece, le cose che non avete osato fare vi perseguiteranno per sempre. Le sconfitte sono anche divertenti, una vita senza sconfitte è una vita senza interesse».

 

pasolini elsa morante

Mi dica un fallimento divertente e un rimpianto.

«Finite le medie, sognavo il Liceo Classico, ma non osai affrontare l'esame di ammissione di latino. Quella mattina, mia madre mi chiede "dove vai?". Eravamo tanti figli, otto, non è che i genitori seguissero tutto. Lei, mezz' addormentata, mi fa: declinami rosa rosae .

 

Sbagliai e non ebbi il coraggio di dare l'esame. Invece, da ragazza, volevo fare la ballerina classica, partii per Roma e fui respinta all'accademia. Fu un dolore, ma ormai ero lì, ripiegai sulla danza contemporanea ed entrai nella compagnia dei Danzatori scalzi di Patrizia Cerroni: diventai professionista, mentre con l'accademia sarei diventata al massimo insegnante».

 

 E grazie a Cerroni incontrò Carmelo Bene.

laura morante carmelo bene 33

«Erano amici, lui mi chiese in prestito per uno spettacolo, ma quando Patrizia mi reclamò, Carmelo si rifiutò di lasciarmi andare, addirittura, mi chiuse in teatro. I bracci di ferro lo divertivano. Apposta non ci pagava. Diceva che già lavorare con lui era un onore. Io bussavo al suo camerino, sventolavo il libretto dei lavoratori e cantavo "el pueblo unido jamás será vencido". Gli feci anche una vertenza sindacale, la vinsi e lui mi riprese l'anno dopo».

 

Il carattere indomito ce l'ha perché con sette fratelli o si soccombe o ci s' impone?

«Non solo era una famiglia con tanti figli, ma non abbiamo mai concluso un pranzo senza che arrivassero tre o quattro persone: in questa confusione, per avere attenzione, bisognava sgomitare e io ero patologicamente timida. Per entrare in un negozio, mi veniva il batticuore.

 

Lasciare casa e Grosseto, da sola, a 17 anni fu una cosa gigantesca, ero chiusa, non avevo amici, forse, me ne sono andata perché sapevo che, se non l'avessi fatto presto, non l'avrei fatto più. Il primo anno fu di solitudine disperata, però, ho resistito nonostante tutto».

moravia morante

 

Che educazione aveva avuto?

«Papà e mamma erano l'opposto uno dell'altro: lui aveva senso del dovere, appassionato del lavoro di scrittore e giornalista, amante dei libri; lei aveva una scala di valori rovesciata, la lotta per la vita non la interessava, disprezzava la scuola in modo assoluto. Se si accorgeva che non ci eri andata diceva: hai fatto bene».

 

 

Come arrivarono il cinema, il debutto con Giuseppe Bertolucci in «Oggetti smarriti» e subito dopo, «La tragedia di un uomo ridicolo» del fratello Bernardo?

«Nelle pause da ballerina, facevo comparsate nei teatrini off per guadagnare. Giuseppe mi vide e volle farmi un provino. Per anni mi considerai una ballerina mezza fallita prestata al cinema. A casa nostra, poi, i personaggi mitici erano scrittori, intellettuali, non gli attori».

 

Da bambina, disse no al «Decameron» di Pier Paolo Pasolini, come andò?

«Avevo otto o nove anni, avevo conosciuto Pasolini con zia Elsa. Mi telefonò per chiedermi se volevo fare quel film. Risposi: devo chiedere ai miei genitori. E lui: lo sto chiedendo a te. Questa cosa non mi piacque. Decise Elsa. Diceva: è una bambina, si rovinerà».

laura morante carmelo bene 5

 

Che rapporto ha avuto con sua zia?

«Sono stata la sua prediletta. Quando avevo undici o dodici anni mi volle a Roma con lei, poi mi rimandò indietro, perché come molti ragazzini ero sonnambula e la notte camminavo e parlavo per casa. Tempo dopo, decise di chiudere con la mia famiglia. Litigava sempre con papà, avevano discussioni di ore su cose ideologiche, gusti letterari. Tipo, a un certo punto, a lei non piaceva Kafka di cui papà era grande ammiratore. Insomma, piano piano, lei escluse quasi tutti i membri della famiglia, tranne mio fratello Daniele».

 

Lo zio Alberto Moravia invece?

«Da bambina, lo ricordo poco. Ci siamo ritrovati quando era critico cinematografico e io cominciavo a recitare. Gli piaceva parlare coi giovani, era curioso e di accesso più facile rispetto a Elsa. Ci siamo frequentati finché non è morto».

carmelo bene morante

 

Nel 2018, lei ha pubblicato «Brividi immorali». Perché un libro così tardi?

«Scrivere è una cosa che non ho osato fare per molto tempo. A casa, quasi tutti hanno scritto o pubblicato e il confronto era difficile. Rimandavo, rimandavo. Poi, l'editrice Elisabetta Sgarbi ha insistito per anni. Mi sono sottratta, ma tornava sempre alla carica».

 

La svolta al cinema qual è stata?

«Essere entrata dall'ingresso principale mi ha evitato la gavetta lunga, ma sono rimasta povera per molto tempo Facevo uno o due film all'anno, era nata la prima figlia. Quando già avevo fatto Bianca con Nanni Moretti, venne una giornalista a casa. L'appartamento era molto modesto, con una libreria scassata, un divano sbilenco. Mi chiese: scusi, vive così per motivi politici?».

 

Una volta, ha detto che due terzi dei film li ha fatti per soldi. Esagerava?

«Non molto. Quando lo dissi a John Malkovich, mi rispose: io ne salverò due o tre».

alberto moravia laura morante

 

Malkovich è stato uno dei tanti stranieri che l'hanno diretta.

«Avrò girato un centinaio di film, molti mai usciti in Italia. Quello era bellissimo, Dancer Upstairs . Il produttore spagnolo non mi voleva. Malkovich lottò e lottò, poi mi scrisse una lettera: mi spiace, ma non riuscirò ad averti. Un anno dopo, mi chiama e dice: vieni subito a Madrid per un provino, forse convinciamo il produttore. La spuntò, ma fece scrivere nel suo contratto che i tre protagonisti saremmo stati io, Javier Bardem e Juan Diego Botto».

 

Capitano spesso opposizioni così feroci?

«Ho cominciato col cinema d'autore, chi era attento al botteghino mi detestava. Per Bianca, non ero considerata abbastanza commerciale dal produttore che disse a Nanni: prendi chiunque, ma non lei. Dico sempre alle mie figlie che questo mestiere va fatto seriamente, ma non va preso sul serio, se no, è la rovina».

 

nanni moretti laura morante

Fra i tanti registi che l'hanno diretta, inclusi Monicelli, Salvatores, Placido, Avati, Virzì, Luchetti, chi le ha insegnato di più?

«Insegnano di più i cattivi film: recitare bene in un buon film è relativamente facile, viceversa è difficilissimo. Il film con l'atmosfera a me più congeniale è Cuori di Alain Resnais, era come un mondo parallelo da cui non volevo uscire».

 

Ha fatto tanti film comici, «Ferie d'agosto», «Turné», «L'amore è eterno finché dura», «Bob & Marys»... Ma si pensa sempre a lei come attrice drammatica, perché?

«Non lo so, forse per l'aspetto. Tanti anni fa, Monicelli mi disse: smettila di fare ruoli drammatici, tu sei attrice comica, te lo dico che io che ho scoperto Monica Vitti. Ma non ci ha creduto nessuno. Quando ho scritto ruoli io, li ho scritti umoristici, ma quando altri mi chiamano, devo fare quello che chiedono loro».

 

Alla protagonista del suo «Ciliegine» attribuì «l'androfobia». La paura di essere delusa dal maschio lei l'ha avuta?

«Non credo. Mi sono sposata due volte, ho un compagno da tanto tempo».

nanni moretti laura morante 4

 

Ha tre figli, l'ultimo adottato, quanto è mamma Laura Morante?

«Parecchio. Avrei anzi voluto avere più figli. Nel primo tema alle elementari scrissi: da grande, voglio fare la ballerina e avere tanti figlioli».

 

Le figlie avevano remore a intraprendere la sua stessa carriera?

«Eugenia, la più grande, l'ho dovuta spingere. Temevo che lo desiderasse e non osasse, lei negava, ci ho messo anni a farglielo confessare».

laura morante lo sguardo dell altro 19

 

Da che cosa intuiva la vocazione?

«A differenza mia, è una vera cinefila, guarda migliaia di film. Sarebbe anche un'ottima regista, ha scritto un corto splendido. Agnese è anche musicista e sono felice che entrambe abbiano più frecce nell'arco: dover essere scelti è gratificante ma può essere vagamente umiliante».

 

Ferzan Ozpetek inserì fra le bellezze italiane «i colori di Laura Morante». Lei che rapporto ha col tempo che passa?

«Se ogni tanto potessi fermarlo, mi farebbe anche piacere, ma non si può. Allora, penso che un tot di rughe non mi proibiscono di godermi una matriciana né una giornata di sole

laura morante lo sguardo dell altrolaura morante lo sguardo dell altro 9laura morantelaura morante bianca. nanni moretti laura morante biancananni moretti laura morante bianca 2laura morante foto di bacco laura morante biancalaura morante con la figlia eugenia costantininicola piovani laura morante (2)laura morantelaura morante 2laura morante (2)LAURA MORANTE BRIVIDI IMMORALIlaura morantelaura morantelaura morantelaura morante Eugenia Costantini e Laura Morantelaura morantelaura morantelaura moranteLAURA MORANTE FOTO DI GIOVANNI COZZI Laura Morante PARTY VANITY FAIR Laura Morante laura morante lo sguardo dell’altro

Ultimi Dagoreport

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UNA DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….

mattarella nordio meloni giorgia carlo sergio magistrati toghe giudici

DAGOREPORT - MENTRE ELLY SCHLEIN PENSA DI FARE OPPOSIZIONE VOLANDO A BUDAPEST A SCULACCIARE ORBAN PER I DIRITTI DEI GAY UNGHERESI, GIORGIA MELONI E I SUOI FRATELLI D’ITALIASI SI RITROVANO DAVANTI UN SOLO "NEMICO": LA COSTITUZIONE - SE DALLA CORTE DEI CONTI ALLA CASSAZIONE C'E' IL MATTARELLO DI MATTARELLA, LA MUSICA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DI NORDIO - UNA VOLTA CHE IL PARLAMENTO APPROVERÀ LA “SEPARAZIONE DELLE CARRIERE” DI GIUDICI E PM, S’AVANZA IL RISCHIO CHE LE PROCURE DIPENDERANNO DAL MINISTERO DI GIUSTIZIA - ULTIMA SPES È IL REFERENDUM CONFERMATIVO CHE PER AFFONDARE UNA LEGGE DI REVISIONE COSTITUZIONALE NON  STABILISCE UN QUORUM: È SUFFICIENTE CHE I VOTI FAVOREVOLI SUPERINO QUELLI SFAVOREVOLI - ECCO PERCHE' IL GOVERNO MELONI HA LA COSTITUZIONE SUL GOZZO...

malago meloni abodi fazzolari carraro

DAGOREPORT - CHE LA CULTURA POLITICA DEI FRATELLINI D’ITALIA SIA RIMASTA AL SALTO NEL “CERCHIO DI FUOCO” DEL SABATO FASCISTA, È STATO LAMPANTE NELLA VICENDA DEL CONI - QUANDO, ALLA VIGILIA DELL’ELEZIONE DEL SUO CANDIDATO LUCIANO BUONFIGLIO ALLA PRESIDENZA DEL CONI, QUEL DEMOCRISTIANO IN MODALITÀ GIANNI LETTA DI GIOVANNINO MALAGÒ SI È FATTO INTERVISTARE DA “LA STAMPA” ANNUNCIANDO DI ESSERE UN “PATRIOTA” CHE “FA IL TIFO PER IL GOVERNO MELONI”, HA INVIATO AI MUSCOLARI CAMERATI DISDEGNOSI DELLE REGOLE DELLA POLITICA (DIALOGO, TRATTATIVA, COMPROMESSO) IL SEGUENTE MESSAGGIO: ORMAI È TARDI PER FAZZOLARI DI INCAZZARSI CON ABODI; DA TEMPO VI HO DETTO CHE AVETE SBAGLIATO CAVALLO QUANDO AVEVATE A DISPOSIZIONE UNO CHE È “PATRIOTA” E “TIFA MELONI”, CHE HA ALLE SPALLE IL SANTO PATRONO DEGLI INTRIGHI E COMBINE, ALIAS GIANNI LETTA, E DOPO DODICI ANNI ALLA GUIDA DEL CONI CONOSCE LA ROMANELLA POLITICA COME LA SUA FERRARI…(SALUTAME 'A SORETA!)

giorgia meloni matteo salvini difesa riarmo europeo

DAGOREPORT - SALVATE IL SOLDATO SALVINI! DA QUI ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, SARANNO GIORNI DA INCUBO PER IL PIÙ TRUMPUTINIANO DEL BELPAESE - I DELIRI DEL “BIMBOMINKIA” (COPYRIGHT FAZZOLARI) SU UE, NATO, UCRAINA SONO UN OSTACOLO PER IL RIPOSIZIONAMENTO DELLA DUCETTA VERSO L'EURO-CENTRISMO VON DER LEYEN-MERZ, DESTINAZIONE PPE – AL VERTICE DELL’AJA, LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” HA INIZIATO INTANTO A SPUTTANARLO AGLI OCCHI DI TRUMP: SALVINI È COSÌ TRUMPIANO CHE È CONTRARIO AL RIARMO E PROFONDAMENTE OSTILE AI DAZI... - MA SE DA AJA E BRUXELLES, SI SCENDE POI A ROMA, LA MUSICA CAMBIA. CON UNA LEGA SPACCATA TRA GOVERNATORI E VANNACCI, SALVINI E' UN'ANATRA ZOPPA. MA UN ANIMALE FERITO È UN ANIMALE PERICOLOSO, CAPACE DI GETTARE ALLE ORTICHE IL SUO GOVERNATORE ZAIA E TENERE STRETTO A SE' PER ALTRI DUE ANNI IL POTERE IN LOMBARDIA - IL BIG BANG TRA I DUELLANTI È RINVIATO ALL’ESITO DELLE REGIONALI (E CALENDA SI SCALDA PER SALIRE SUL CARRO DELLA FIAMMA...)

FARE SESSO A 40 GRADI (ALL’OMBRA): COSA SUCCEDE AL NOSTRO CUORE? - IL SALVA-VITA DEL PROF. COSIMO COMITO: “IN CONDIZIONI NORMALI E CON LA GIUSTA TEMPERATURA, UN RAPPORTO SESSUALE EQUIVALE A FARE 2-3 PIANI DI SCALE A PASSO SVELTO. LO STESSO RAPPORTO IN UN AMBIENTE CALDO-AFOSO, LO SFORZO EQUIVALE A FARE 4-5 PIANI DI SCALE A PASSO SVELTO. IN TAL CASO, GLI UOMINI CHE HANNO PIÙ DI 50 ANNI COME FANNO SCIENTIFICAMENTE AD ESCLUDERE LA POSSIBILITÀ DI AVERE UN INFARTO O UN ICTUS AL POSTO DELL’ORGASMO? (ATTENZIONE ALL’”AIUTINO”)…”