SE “CESARE DEVE MORIRE”, BERLINO DEVE ROSICARE - PIOGGIA DI CRITICHE TEDESCHE CONTRO L’ORSO D’ORO AL FILM DEI FRATELLI TAVIANI - “FAZ”: “UN PEZZO DI CINEMA STUCCHEVOLE DEL TIPO PIÙ SUPERFLUO” - “SPIEGEL”: “UN FILM DEL GENERE QUESTI VECCHI SIGNORI LO AVREBBERO POTUTO GIRARE ANCHE NEGLI ANNI ’60” - IL TIFO CRUCCO ERA PER “BARBARA”, PELLICOLA LOCALE CHE SI È ACCONTENTATA DELL’ORSO D’ARGENTO…

Claudio Guidi per "Il Secolo XIX"

Negli anni scorsi era diventato lo sport preferito della critica tedesca: impallinare i registi italiani alla Berlinale, con stroncature spietate al limite della diffamazione. Quest'anno, con l'arrivo di due maestri del cinema come Paolo e Vittorio Taviani, le cose promettevano meglio ma già dall'inizio si era capito che anche questa volta i critici tedeschi non avrebbero fatto sconti.

Così la proiezione di "Cesare deve morire" è passata di fatto inosservata, con la maggior parte dei grandi giornali nazionali che non hanno dedicato un rigo al film, come la Frankfurter Allgemeine Zeitung, o Faz, mentre la progressista Suddeutsche Zeitung se l'è cavata con una decina di righe di circostanza, niente di più. Già al momento della presentazione dei film in concorso, la Faz aveva fatto capire in maniera inequivocabile che ad attendere i due cineasti a Berlino non c'era solo il vento freddo dalle pianure del Brandeburgo, ma anche il gelo della critica.

"Shakespeare in galera, roba vecchia", aveva sentenziato con sufficienza il giornale di Francoforte, con l'ulteriore stilettata che "a venirne fuori è un pezzo di cinema stucchevole del tipo più superfluo". In conformità al proverbio "tanto tuonò che piovve", la reazione della stampa tedesca davanti all'Orso d'oro ai Taviani non poteva dunque che essere feroce.

Anche perché i due autori hanno bruciato sul filo di lana le speranze tedesche di vedere ricompensato con il massimo premio il film di Christian Petzold, "Barbara", storia di lacerazione umana e sentimentale di una dottoressa perseguitata dalla Stasi e incerta se fuggire all'ovest o rimanere nella Ddr. In una parola, in campo cinematografico la Berlinale ha ripetuto l'esito calcistico di Italia Germania 4:3 dei mondiali di Città del Messico del 1970.

E puntuali sono arrivate le reazioni pressoché scatenate della stampa, a cominciare dallo Spiegel che ha brutalmente sentenziato già nel titolo della sua filippica "Festival buono, vincitori sbagliati". La rabbia del settimanale di Amburgo si è sfogata come un torrente in piena, poiché "c'è da arrabbiarsi quando i propri favoriti escono a mani vuote e quest'anno ci si può arrabbiare davvero".

I componenti della giuria avrebbero dovuto ascoltare il parere dei critici tedeschi, invece di fare "una scelta purtroppo molto conservatrice in una competizione zeppa di film giovani, impegnati e politici". Non senza condiscendenza lo Spiegel ammette che quella della giuria è stata "una decisione senza dubbio onorevole e molto umanitaria", prima di assestare il terribile fendente che "un film del genere questi vecchi signori lo avrebbero potuto girare anche negli anni '60. Ha poco a che fare con le crisi attuali e con i problemi del mondo". Particolarmente indisponente è il fatto che i fratelli Taviani abbiano soffiato il primo premio al film di Petzold, impedendogli di fare l'en plein dopo essersi preso l'Orso d'argento per la regia.

"È un gran peccato che non abbia ottenuto anche il massimo premio", quello andato appunto ai Taviani, che "da anni non hanno girato più un film che abbia dato nell'occhio", con il risultato che il loro ultimo lavoro è "un dramma solido ed a volte anche commovente, ma il film racconta una storia superata con mezzi superati". "Non resta che sperare nella prossima Berlinale", si consola amaramente il più autorevole settimanale tedesco,mentre il berlinese Tagesspiegel, dopo aver sottolineato che in " Cesare deve morire" si strilla troppo, non è da meno in colpi bassi.

Usando prima il fioretto in fatto di sfottò e parodiando la celebre frase del "Giulio Cesare" di Shakespeare, diventata "questo Orso d'oro è un orso d'onore", il giornale berlinese fa una velata allusione a una possibile combine tra il presidente della giuria, il regista inglese Mike Leigh, ed i fratelli Taviani. Il fatto che Leigh compia proprio oggi 69 anni fa chiedere al Tagesspiegel "se questa Berlinale non sia stata una festa dei vecchi autori del cinema europeo. Per dirla in maniera cattiva: un festival del passato?".

"La decisione della giuria non suscita entusiasmo" prosegue il giornale, il quale lamenta che "il forte cinema tedesco è stato ricompensato con un premio di consolazione per Christian Petzold". Anche per Die Welt la scelta dei giurati della Berlinale è stata quella di "un compromesso in favore di due vecchi naviganti che si sono azzardati su un nuovo terreno, per essere esatti un vecchio terreno con attori dilettanti come in Padre padrone". In termini più laconici la berlinese Morgenpost lamenta tristemente che "con grande sorpresa l'Orso d'oro non è andato al film tedesco Barbara, ma se ne è andato in Italia".

 

NIENTE GARA
L'Italia non vinceva dal 1991, con l'Orso d'oro a "La casa del sorriso" di Ferreri. Più recentemente ignorati "Primo amore" di Garrone e "Caos calmo" di Grimaldi. E dal 2009 al 2011 nessun italiano in gara

L'ABBAGLIO
Il più grande scivolone della Berlinale negli anni recenti è l'aver snobbato "Good Bye, Lenin", diventato un successo mondiale, premiando invece "In ThisWorld" di Winterbottom(2002)

LE PROTESTE
Contestazioni clamorose nel 2008, quando la giuria premia "Tropa de Elite" del brasiliano Padilha, presto finito nel dimenticatoio. Ma la stampa si infuria anche nel 2007 per l'Orso a "La teta asustada"

 

33 auditor 05 fratelli tavianisco03 fratelli tavianibett16 fratelli tavianifratelli paolo vittorio tavianiI FRATELLI TAVIANI VINCONO L ORSO D ORO AL FESTIVAL DI BERLINO TAVIANI CESARE DEVE MORIRE TAVIANI CESARE DEVE MORIRE TAVIANI CESARE DEVE MORIRE TAVIANI CESARE DEVE MORIRE 4pr07 FRATELLI TAVIANI PREMIOALLACARRIERA

Ultimi Dagoreport

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…