SE NE VA A 98 ANNI EUGENIO SCALFARI, FONDATORE DI REPUBBLICA, GIORNALISTA, EDITORE, POLITICO, SCRITTORE,“POETA” E “IN PIÙ AMICO DEL PAPA” – NELLA BATTAGLIA TRA BERLUSCONI E DE BENEDETTI, SI SCHIERÒ FIN DAL PRIMO ISTANTE CON L’INGEGNERE - IL SUO PERCORSO POLITICO: "FASCISTA, MONARCHICO, LIBERALE, RADICALE, SOCIALISTA, SOCIALISTA DISSIDENTE, REPUBBLICANO..." RISPOSTA DA COPIARE: "SONO SEMPRE STATO IN MINORANZA". CURIOSO DI TUTTO, FAZIOSO SU TUTTO, NON SCELSE MAI TRA LE DUE DONNE AMATISSIME – ECCO COSA DICEVANO LE FIGLIE DI SCALFARI ENRICA E DONATA, CHE GLI HANNO APPENA DEDICATO UN FILM, DEL PAPA’ BIGAMO – LA FRATTURA CON COSSIGA, IL "NEMICO" CRAXI, DE MITA E LE INCAZZATURE DEI COMUNISTI PER LE VIGNETTE DI FORATTINI SU BERLINGUER - VIDEO

LA VIDEO-STORY

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/scalfari-fa-90-dagospia-dedica-eu-genio-video-story-fernando-74944.htm

 

LE FIGLIE DI SCALFARI

https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/triangolo-quot-barbapapa-rsquo-quot-nbsp-figlie-scalfari-287058.htm

 

 

(ANSA) È morto Eugenio Scalfari. Il fondatore di Repuublica aveva 98 anni. 

 

Da Cinquantamila – La storia raccontata da Giorgio Dell’Arti - www. cinquantamila.it

 

scalfari – a sentimental journey 3

Eugenio Scalfari, nato a Civitavecchia (Roma) il 6 aprile 1924 (94 anni). Decano del giornalismo italiano. Fondatore del quotidiano la Repubblica (14 gennaio 1976), da lui diretto dal 1976 al 1996.

 

Già cofondatore, con Arrigo De Benedetti, del settimanale L’Espresso (2 ottobre 1955), da lui diretto dal 1963 al 1968. Scrittore. Politico (deputato del Psi dal 1968 al 1972). «Si sostiene che io sia stato fascista, monarchico, liberale, radicale, socialista, comunista e alla fine democristiano. Ed è tutto vero»

 

•«Scalfari è figlio unico, la sua famiglia paterna è calabrese, il bisnonno materno è nato a Procida. Il padre combatte nelle trincee della Grande guerra, poi diserta e segue a Fiume Gabriele D’Annunzio. La mamma, una donna malinconica, non ha mai dimenticato la morte del proprio padre. I due “non si erano mai veramente amati… e fu l’amore per me che li tenne uniti finché vissero”. Nel 1933 la famiglia si trasferisce a Roma.

 

Al liceo Mamiani la materia preferita da Eugenio è la storia antica, i ragazzi si dividono tra tifosi di Ettore e di Achille: prevale Ettore, che non godeva dell’inviolabilità di Achille. Scalfari è un piccolo balilla, la divisa il suo orgoglio. Nel luglio del 1938 la famiglia, causa gli scarsi affari del padre, si trasferisce a Sanremo [dopo che il padre, avvocato con pochi clienti, era stato nominato direttore del locale casinò – ndr].

scalfari – a sentimental journey 1

 

E lì, al liceo Cassini, […] nasce e diventa consapevole la sua ricerca personale. In classe con lui, seduto al suo banco, […] Italo Calvino, un “rapporto essenziale, perché il nocciolo del nostro modo di pensare e di sentire ce lo formammo insieme…”. Ma scoppia la guerra, il padre viene richiamato, e Scalfari ritorna a Roma, a studiare Giurisprudenza. Le prime esperienze da giornalista al settimanale del Guf (Gruppo universitario fascista), dal quale viene poi espulso.

 

“Io ero fascista. Ero cresciuto nel fascismo come tutti i giovani della mia età…”. La guerra è perduta, i nazisti sono ancora a Roma, Scalfari non si presenta alla leva, è costretto, pena la morte, a nascondersi nella Casa del Sacro Cuore. Dopo la guerra la prime esperienze di lavoro, come direttore di una casa da gioco, poi in banca, e l’amore per la scrittura, che lo porterà alla corte di Pannunzio, alle amicizie e al sodalizio con gli intellettuali e i politici azionisti. Comincia a collaborare al Mondo.

 

scalfari – a sentimental journey

Il suo maestro, in quegli anni, è Arrigo Benedetti, che lo forma come giornalista: “Non ho capito”, e allora Scalfari riscrive l’articolo e impara l’arte di farsi capire da tutti. Ma il salto avviene pochi anni dopo. Costretto a lasciare la Bnl, Eugenio è ormai un giornalista a tutti gli effetti. Inizia, con Benedetti e con un giovane editore, Carlo Caracciolo, a progettare la fondazione di un giornale. Conosce Adriano Olivetti, e con i suoi finanziamenti nasce l’Espresso (i soldi per fare un quotidiano non bastavano). Quel settimanale, formato lenzuolo, in pochi anni riesce con le sue battaglie a scalfire la corteccia di una società conservatrice dominata in politica dalla Democrazia cristiana.

 

Scalfari, nel 1968, è tentato dalla politica, viene eletto nelle file del Partito socialista. Non rieletto, ritorna a lavorare, come amministratore delegato, all’Espresso e a riprogettare la nascita di un quotidiano. Repubblica inizia le pubblicazioni nel 1976, e per venti anni sarà guidato da Scalfari.

 

Una fase epica, come fu quella dell’Espresso, in cui il quotidiano, dopo una fase iniziale incerta nelle vendite e nella linea editoriale, trova finalmente un baricentro che in pochi anni lo farà diventare il primo quotidiano italiano, […] punto di riferimento dei riformisti e progressisti italiani.

 

scalfari – a sentimental journey

Repubblica, con il suo nuovo modo di intendere il giornalismo, la settimanalizzazione del quotidiano, incide nel corso della politica più di quanto si immagini. Dopo venti anni di direzione Scalfari decide di lasciare la direzione a un giovane. Deve avere lo stesso sentire del fondatore. Lo individua in Ezio Mauro, con il quale perdura un sodalizio professionale e di amicizia.

 

eugenio scalfari

Lui si può dedicare agli editoriali e soprattutto alla scrittura di libri, la passione degli ultimi anni, “un viaggio dentro me stesso”» (Alessandro Corbi). Nel 1994, con Incontro con Io(Rizzoli), ha inaugurato una serie di libri in cui autobiografismo e riflessione filosofica scolorano l’uno nell’altra: tra i titoli successivi, L’uomo che non credeva in Dio(2008), Per l’alto mare aperto(2010), Scuote l’anima mia Eros(2011), L’amore, la sfida, il destino(2013) e L’allegria, il pianto, la vita(2015), tutti pubblicati da Einaudi.

 

Nel 2012 la Mondadori ha raccolto un’antologia dei libri e degli articoli di Scalfari in un volume della sua prestigiosa collana «I Meridiani», La passione dell’etica. Scritti 1963-2012•«Scalfari era affamato di potere. Fondò Repubblica dicendo che voleva dar voce alle classi produttrici del Paese, gli imprenditori e i lavoratori, contro le classi parassitarie che, evidentemente, votavano Dc.

 

scalfari con serena

[…] Politicamente si collocava in un’area sterminata che cominciava dai repubblicani e finiva con gli autonomi, cioè i lembi non clandestini del brigatismo. La sua origine di settimanalista portava però nel mondo spento dei quotidiani una propensione al retroscena, alla prospettiva, al passo lungo che i quotidianisti non avevano, un piglio diverso nelle interviste, una sapienza grafica, una cultura fotografica. […] La conoscenza dell’economia, in un mondo di professionisti, da questo punto di vista, quasi del tutto analfabeti, illuminava le informazioni di una luce completamente nuova. […] Le grandi relazioni potevano garantire, e avrebbero garantito, un flusso di informazioni riservate da far invidia a un servizio segreto. […] Il giornale andò male i primi due anni e si stava per chiuderlo quando Moro fu rapito e le Brigate Rosse scelsero Repubblica come veicolo della loro comunicazione. La prima foto Br faceva vedere Moro prigioniero che teneva in mano Repubblica. Scalfari, profittando della contemporanea crisi di Paese sera, […] imbarcò così il pubblico simpatizzante dei movimenti o comunque di sinistra, ma stufo del grigiore del Pci.

EUGENIO SCALFARI CON LE FIGLIE

 

Repubblica profittò poi della crisi di copie e credibilità dell’Unità e mise nel suo lettorato un’importante quota di comunisti. Infine il Corriere della Sera (siamo nel 1981) fu scoperto come propaggine della P2, e Scalfari […] ci diede dentro con i valori della democrazia e la difesa delle istituzioni repubblicane, e portò a casa perciò una bella fetta di pubblico borghese, benpensante, moderato nella sostanza, e moderno nell’apparenza. […]

 

Alla fine del 1981, con il giornale ampiamente sopra le 200 mila copie, il problema economico era alle spalle. […] Intanto Repubblica aveva imposto un nuovo modo di titolare, un nuovo modo di raccontare lo sport, […] un nuovo modo di porsi di fronte alla politica, che imparò presto che Scalfari andava trattato non come un giornalista qualunque da irreggimentare ma come un capo-partito, con cui si doveva scendere a patti. […] Nel 1986, quando Repubblica cominciò ad allegare fascicoli creando così un nuovo mercato (di fascicoli in edicola, a quel tempo, non c’era neanche l’ombra), superò il Corriere e divenne finalmente il primo quotidiano. […]

 

EUGENIO SCALFARI

Nella battaglia tra Berlusconi e De Benedetti, si schierò fin dal primo istante con De Benedetti. […] Dopo il lodo Ciarrapico, vendette anche lui il suo dieci per cento e incassò una cifra mai accertata, ma che la voce comune indica in cento miliardi di lire. L’ultimo giorno radunò la redazione e spiegò che […] vendere era stato […] un atto di prudenza e saggezza, che garantiva per il futuro la stessa libertà di cui il giornale aveva goduto in passato. La redazione accolse il discorso con un silenzio assoluto, e Scalfari, alzandosi in piedi e stirandosi leggermente i fianchi, chiese sottovoce al fido Gianni Rocca: “Come mai non applaudono?”» (Giorgio Dell’Arti)

 

SCALFARI E LA MOGLIE SIMONETTA NEL GIORNO DEL LORO MATRIMONIO

•Grande rumore, nel novembre 2017, quando, intervistato da Giovanni Floris a DiMartedì(La7), dichiarò che, alle successive elezioni politiche, tra Luigi Di Maio e Silvio Berlusconi, in mancanza di alternative, avrebbe scelto il secondo. L’affermazione suscitò lo sdegno e l’imbarazzo di larga parte dello stesso Gruppo Espresso, dal quale gli vennero attacchi anche molto violenti e volgari •Al referendum istituzionale del 2 e 3 giugno 1946 ha dichiarato di aver votato per la monarchia, in quanto «liberale e crociano»: «Croce era convinto che l’istituto monarchico offrisse maggiori garanzie di laicità rispetto alla repubblica guidata dalla Democrazia cristiana.

 

scalfari simonetta de benedetti

[…] Il voto monarchico non era stato frutto di passione. Ero in realtà un repubblicano, e lo sarei ridiventato subito dopo» (a Simonetta Fiori) •Dichiaratamente ateo, intrattiene stretti rapporti con papa Francesco (il quale, in base a quanto da lui riferito, ha replicato alla sua professione d’ateismo sostenendo che «seguo comunque la predicazione di Cristo, quindi l’anima può essere salva. Io ho detto: ma io non credo nell’anima. E lui: sì, ma ce l’ha»). In più occasioni gli articoli contenenti le ricostruzioni dei suoi colloqui con Bergoglio, in cui Scalfari aveva attribuito al pontefice argentino prese di posizione particolarmente innovative rispetto alla dottrina e alla tradizione cattolica (talora ai limiti dell’eresia), sono stati ufficialmente sconfessati dalla Santa Sede, per essere poi di fatto confermati, in un apparente gioco delle parti, o mediante la ripubblicazione dei medesimi articoli o, in ogni caso, con la concessione al giornalista di ulteriori inviti privati

 

scalfari figlie donata enrica

• «Un po’ di sangue ebreo ho scoperto di averlo. Da parte della nonna materna, che pure era cristianissima e teneva Don Bosco sul comodino. Eppure, anche se all’inizio non ci credevo, ho avuto prova che la sua famiglia era ebrea, […] ed era una di quelle famiglie di ebrei detti marrani, coloro che dichiaravano di essere cristiani durante le persecuzioni antiche» (ad Attilio Giordano) • Dal primo matrimonio con Simonetta De Benedetti (1921-2006) – figlia di Giulio De Benedetti (1890-1978), storico direttore de La Stampa –, durato dal 1954 fino alla morte di lei, ha avuto le due figlie, Enrica (responsabile dell’agenzia fotografica Agf) e Donata (giornalista Mediaset). Nel 2008 si è risposato con Serena Rossetti, con cui aveva da decenni una relazione di cui la moglie era a conoscenza («Per molti anni della mia vita adulta sono stato bigamo.

 

scalfari e simonetta

[…] La nostra relazione triangolare ha procurato a ciascuno felicità e certamente sofferenze, ma è stata a conti fatti una fortuna grande») • «Ho sempre ricercato rapporti chiari con il potere. Non credo nell’oggettività, neppure in quella della cronaca. La cronaca cambia a seconda di chi guarda e da che parte guarda. Ho sempre trovato onesto dichiararlo e lasciare che l’interlocutore, i lettori, siano avvertiti e poi scelgano». «Il mio ego, il mio Narciso […] è appena un po’ più grande del normale. Ma è come un cagnone: riesco a tenerlo al guinzaglio. Quasi sempre».

 

 

2.  I NOVANT'ANNI DI SCALFARI

Barbara Palombelli per "Il Foglio" (2014)

 

 

 

 

 

 

scalfari de benedetti

Ora, è diventato una star della tv, dei talk-show. Nel 1987 non era così. Portare Eugenio Scalfari a "Domenica In", per un'intervista che avrebbe avuto un ascolto di 10-12 milioni, in diretta, era un azzardo. Lui arrivò perfetto come sempre, allontanò l'inevitabile truccatrice armata di cipria con un'affermazione netta: "Non sudo mai". Accidenti. Io tremavo, non avevo ancora mai lavorato con lui, tormentavo degli appunti (diversamente da molti colleghi mi sono sempre scritta i testi interamente da sola) un po' ciancicati.

 

 

Lui immobile: quasi non credevo che sarebbe arrivato, un monumento del giornalismo sul divanetto bianco ideato da Gianni Boncompagni per far sembrare tutti belli, diceva che bianco e azzurro sono il segreto dei santini da secoli e sono molto donanti. Verissimo. L'intervista scivolò via veloce, la prima domanda ripercorreva le sue identità politiche fino a quel momento: "Fascista, fascista di sinistra, monarchico, liberale, liberale di sinistra, radicale, radicale di sinistra, socialista, socialista dissidente, repubblicano..." Risposta da copiare: "Sono sempre stato in minoranza".

enrico berlinguer eugenio scalfari ciriaco de mita

 

 

Ci ritrovammo qualche anno dopo, era il 1989, al bar Doney di via Veneto. Stavo per entrare a Repubblica, ci avrei lavorato dieci anni. Subentravo al collega Alberto Stabile che lasciava la redazione politica per l'estero, il mio nome l'aveva suggerito Mino Fuccillo. Serviva al quotidiano qualcuno che "parlasse col nemico", allora Bettino Craxi. Eugenio però non si abbassò a parlare di queste inezie, mi ricordò che nell'immediato Dopoguerra in uno dei suoi primi lavori - funzionario della Bnl - aveva conosciuto mio nonno Luigi, agente di cambio in piazza di Spagna, e me lo descrisse come fosse seduto con noi al bar.

scalfari cover

 

Il lato umano. Scalfari lo ha coltivato con passione, arrivando a non scegliere fra due donne amatissime, "per non farle soffrire", cedendo sempre all'istinto che gli ha fatto apprezzare/detestare senza vie di mezzo ogni persona, partito, perfino ogni gesto quotidiano. O ti abbraccia, o non ti saluta. E' la faziosità, l'origine e il segreto del suo successo. Il motivo per cui molti non lo possono soffrire.

 

Scalfari Moravia - Espresso

 

 

Mi raccontò una volta che, da ragazzo, perfino nella scelta del liquore allora di moda - la Sambuca - lui esercitava il potere della faziosità. Fra le due marche produttrici, Molinari e Pallini, una era di un suo parente. Il gioco consisteva nell' entrare al bar e dire, in gruppo e a voce alta: prendiamo la Sambuca x, l'altra fa schifo, non si può proprio bere".

 

 

scalfari montanelli

 

Curioso di tutto, attratto dal mistero della religione e molto complice con le signore anche nel giornale - quando dirigeva lui tutti i servizi erano guidati da donne, Archinto, Carini, Bonsanti - era specializzato nel trovare spazi vuoti nel conformismo dilagante. La scuola del settimanale - prima il Mondo, poi l'Espresso - lo aveva costretto a montare e costruire polemiche anche senza notizie e alla Repubblica fu questa la ricetta vincente.

 

 

 

La malinconia del figlio unico che teme l'abbandono e la morte dei genitori non lo aveva mai abbandonato. Una sera, in casa dell'amica comune Elisa Olivetti, mi spiegò la sua molto chiacchierata bigamia con la speranza di vivere di più, di non farsi trovare dalla morte. Moltiplicare le vite, una in smoking all'Opera, l'altra in maglione ascoltando jazz gli avrebbe forse dato l'illusione di una esistenza più completa.

scalfari cossiga

 

 

 

Ho imparato moltissimo da lui e dalle sue riunioni del mattino, una vera scuola. Non sono mai stata soggiogata né iscritta al suo mutevole esercito di fedelissimi. Anzi. Parlavo con gli avversari, prima i suoi ex amici socialisti, poi Cossiga e Berlusconi. Avrebbe voluto in squadra anche il direttore di questo giornale. Adorava i contrasti. Certo, non mi sono mai annoiata. Non avrei potuto dire di essere stata una giornalista politica senza avere vissuto qualche anno in piazza Indipendenza. Fra poco, il Fondatore arriverà ai Novanta. Auguri.

scalfari – a sentimental journey 2

scalfari agnelliberlinguer - scalfariEUGENIO SCALFARI - CARLO CARACCIOLO - MARIO FORMENTONeugenio scalfarigiorgio forattini e eugenio scalfarigiorgio forattini e eugenio scalfari ai tempi della fondazione di repubblicascalfarieugenio scalfari carlo caraccioloDe Benedetti ScalfariDe Benedetti Scalfariarrigo levi ciampi scalfariDe Benedetti Caracciolo Scalfariscalfarieugenio scalfari giampaolo pansafrancesco merlo eugenio scalfari antonio gnoli foto di bacco (2)francesco merlo eugenio scalfari antonio gnoli foto di bacco (1)MEME SU EUGENIO SCALFARIscalfari montanellimauro scalfaricarlo verdelli eugenio scalfari foto di bacco (1)eugenio scalfari foto di bacco (2)eugenio scalfarimassimo giannini eugenio scalfariscalfari guarda ciampi che abbraccia draghieugenio scalfariscalfariscalfari de mitaezio mauro eugenio scalfarimarco de benedetti saluta eugenio scalfari (3)PRODI SCALFARIEUGENIO SCALFARISCALFARI MINNITI 1MARIO PANNUNZIO - INDRO MONTANELLI - EUGENIO SCALFARI

 

Ultimi Dagoreport

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

maurizio landini giorgia meloni

IL SESSISMO È NELLA CONVENIENZA DI CHI GUARDA – LA SINISTRA DIFENDE LANDINI CHE HA DEFINITO “CORTIGIANA” GIORGIA MELONI: PENSATE COSA SAREBBE SUCCESSO NEL "CAMPO LARGO" E NEI GIORNALI D'AREA SE L’AVESSE DETTO SALVINI DI UNA BOLDRINI QUALSIASI. AVREMMO AVUTO PAGINATE SUL SESSISMO DEL BIFOLCO PADANO. MA IL SEGRETARIO DELLA CGIL È "UN COMPAGNO CHE SBAGLIA", E ALLORA VA DIFESO: “È SOLO UN EQUIVOCO” – NON CHE LA DESTRA DIFETTI DI IPOCRISIA: GIORGIA MELONI SI INDIGNA PER "CORTIGIANA" EPPURE E' LA MIGLIORE ALLEATA DI TRUMP, UNO CHE SI VANTAVA DI "AFFERRARE TUTTE LE DONNE PER LA FICA”

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO