GLI STATI UNITI PIANGONO LEE IACOCCA, ICONA DELL'INDUSTRIA DELL'AUTO. SALVÒ LA CHRYSLER DALLA BANCAROTTA – FIGLIO DI IMMIGRATI ITALIANI, IN FORD LANCIÒ LA LEGGENDARIA "MUSTANG" - LA SUA AUTOBIOGRAFIA, PUBBLICATA NEL 1984, VENDETTE 7 MILIONI DI COPIE, E SI PARLAVA DI LUI COME POSSIBILE CANDIDATO ALLA CASA BIANCA - FCA: "LA SUA VISIONE CI GUIDA ANCORA OGGI" - QUANDO HENRY FORD LO LICENZIO' IN TRONCO: "CI SONO INDIVIDUI CHE A VOLTE NON TI PIACCIONO"

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Da repubblica.it

 

lee iacocca lee iacocca

Addio a Lee Iacocca, icona dell'industria dell'auto, l'uomo che in Ford ha lanciato la leggendaria Mustang e poi ha salvato Chrysler dalla bancarotta. Aveva 94 anni. Figlio di immigrati italiani era nato a Allentown, in Pennsylvania.

 

Iacocca ha dominato l'industria dell'auto come nessuno dai tempi di Henry Ford, un Sergio Marchionne ante litteram con l'epico salvataggio di Chrysler all'inizio degli anni Ottanta, è morto nella sua casa di Bel Air, a Los Angeles.

 

Fca: "Sua visione ci guida ancora oggi"

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"Lee ci ha dato una visione che è quella che ci guida ancora oggi, caratterizzata da duro lavoro, dedizione e grinta". Così Fca commenta in una nota la scomparsa della leggenda dell'industria dell'auto. "Siamo impegnati ad assicurare che Chrysler, oggi Fca, sia una tale società, un esempio di impegno e rispetto, nota tanto per la sua eccellenza quanto per il suo contributo alla società - prosegua la nota - la sua eredità è la forza e l'indistruttibile fede nel futuro che vive negli uomini e nelle donne che si sforzano ogni giorno di essere all'altezza degli alti standard che lui aveva fissato". Nel 2009, l'allora segretario ai Trasporti Usa, Ray Lahood, definì Marchionne "la nuova generazione dei Lee Iacocca".

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Quando fu licenziato da Henry Ford II

Ha studiato ingegneria e ottenuto un master alla Princeton prima di entrare in Ford nel 1946 e diventarne presidente nel dicembre del 1970. Venne licenziato da Henry Ford II nel 1978, in parte per il fallimento della Pinto e in parte per incompatibilità caratteriale.

 

 

Venne poi assunto dalla Chrysler che salvò dalla bancarotta. Divenne una celebrità apparendo personalmente negli spot della Chrysler, sottolineando l'importanza della "qualità, del duro lavoro e dell'impegno: le cose su cui è stata costruita l'America". Lasciò Chrysler nel 1992. È stato sposato 3 volte e il suo ultimo matrimonio, con Darrien Earle, è finito nel 1994.

 

Iacocca aveva riportato in attivo i conti della Chrysler, compiendo uno dei salvataggi più straordinari della storia dell' industria dell' auto, è diventato molto popolare anche grazie alla sua autobiografia - un best seller ora tradotto anche in Italia, che soltanto negli Stati Uniti ha venduto più di due milioni e 600 mila copie - nella quale svelò di aver tentato in passato di suicidarsi almeno due volte.

 

Nel 1993 dopo quarantasei anni nell' industria dell' auto, il leggendario top executive americano aveva ceduto la poltrona di presidente della Chrysler a Robert Eaton. Aveva commentato così il ricambio di generazioni: "Nessuno può essere un cow-boy per tutta la vita, neanche io".

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Salvò Chrysler dalla bancarotta

Fu proprio lui, Lido Antony (questo è il vero nome italo-americano di Iacocca) a salvare dal fallimento il terzo colosso americano dell' auto, accettando nel 1979 la "sfida", diventandone presidente con uno stipendio simbolico di un dollaro all' anno (ma anche tanti bonus legati alla performance di borsa), e rilanciando l' azienda. Dopo aver rimesso in sesto i bilanci, e averci guadagnato milioni di dollari, Iacocca è stato meno abile nell' affrontare l' ultima crisi alla fine degli anni Ottanta.

 

Già una volta la sua carriera professionale fu bruscamente interrotta. Era il 1978: dopo trentadue anni trascorsi alla Ford, grazie alla abilità e al successo ottenuto dalla sua "creatura", la Mustang, era diventato l' amministratore delegato e il delfino di Henry Ford III, proprietario e presidente della società. Ma Ford decise di licenziarlo in tronco con una sola giustificazione: "Ci sono individui che a volte non ti piacciono".

 

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Iacocca non glielo perdonò mai. Ma si arrotolò le maniche e ricominciò da capo. Cioè dalla Chrysler. Il salvataggio della terza industria di Detroit gli diede una popolarità senza precedenti. La sua autobiografia, pubblicata nel 1984, vendette 7 milioni di copie, e si parlava di lui come possibile candidato alla Casa Bianca. Ma è restato fino alla fine fedele alla Chrysler.

 

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