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ADDIO A MARVIN HAGLER, CAMPIONE MONDIALE INDISCUSSO DEI PESI MEDI DAL 1980 AL 1987 - SI FACEVA CHIAMARE “THE MARVELLOUS” E DOPO IL RITIRO DALLA BOXE, HAGLER SI ERA TRASFERITO IN ITALIA, TRA ROZZANO E MILANO, E AVEVA INTRAPRESO LA CARRIERA DI ATTORE - “DECISI DI RITIRARMI AD APPENA 33 ANNI E FU UNA BUONA SCELTA. MA I CAMPIONI DI OGGI, MI DISPIACE PER LORO, LI SPACCHEREI TUTTI A METÀ. AI MIEI TEMPI C’ERA PIÙ FAME, PIÙ TECNICA, PIÙ VOGLIA DI EMERGERE” - VIDEO

 

Paolo Beltramin per www.corriere.it

 

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Diceva spesso che se non ci fosse stato il pugilato, uno come lui da ragazzo sarebbe finito in galera. Invece è salito presto sul ring, e ha cambiato la storia di questo sport. La leggenda del pugilato Marvin Hagler, campione mondiale indiscusso dei pesi medi dal 1980 al 1987, è morto all’età di 66 anni. In un breve post sulla pagina Facebook del pugile, la moglie Kay non ha precisato le cause del decesso, ma ha raccontato che suo marito ha trascorso i suoi ultimi giorni nella casa di famiglia nel New Hampshire.

 

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«Mi dispiace fare un annuncio molto triste. La nostra famiglia chiede di rispettare la privacy in questo momento difficile», conclude la vedova. Dopo il ritiro dalla boxe, Hagler si era trasferito in Italia, tra Rozzano e Milano, e aveva intrapreso la carriera di attore. Alla fine degli anni Ottanta era stato tra i protagonisti dei film di genere “Indio” e “Indio 2”, diretti da Antonio Margheriti, prodotti sulla scia del successo della serie di “Rambo”. Nel 1997 aveva interpretato l’action movie “Potenza virtuale”, a fianco di Terrence Hill.

 

IL MATCH NELLA LEGGENDA

Ma è alla sua potenza di pugile che Marvin Hagler deve la sua fama nel mondo. Tanto bravo da decidere di cambiare nome: Marvelous. «Meraviglioso» lo era davvero, almeno con i guantoni. Fra lui e Tommy Hearns, detto il Cobra, pugile altrettanto magnifico, si celebrò uno dei migliori match mai visti sul quadrato, se non il più bello sicuramente il più vibrante.

 

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Celebrare è il verbo giusto: Hagler e Hearns erano, in quel momento, i santoni di uno sport che sapeva ancora offrire emozioni, storie e ganci da antologia. Las Vegas, 15 aprile 1985, campionato mondiale dei pesi medi unificati: vince Hagler per k.o. tecnico al terzo round. Nove minuti di brividi e fuoco, Hearns domato con un terrificante sinistro alla tempia dopo aver cullato (secondo round) l’ idea di vittoria, il pubblico del Caesar’ s Palace impazzito, perfino una mega rissa finale sugli spalti tra le due tifoserie a stento sedata dalla polizia.

 

LA SECONDA VITA

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«Decisi di ritirarmi ad appena 33 anni e fu una buona scelta. Ma i campioni di oggi, mi dispiace per loro, li spaccherei tutti a metà», raccontò in un’intervista a Claudio Colombo sul Corriere della Sera. Preciso e diretto come quando spazzava i ring del mondo, portando in giro i marchi caratteristici della sua pelata e della sua feroce determinazione, Marvin Hagler «oggi è Mister Simpatia», scriveva Colombo. Vita da pendolare tra Milano, Londra, New York e New Hampshire i punti cardinali delle peregrinazioni dell’ «ultimo, grande mohicano della boxe».

 

Marvin, ma sono così scarsi, i pesi medi di oggi? «La stoffa è diversa. Ai miei tempi c’ era più fame, più tecnica, più voglia di emergere. Nella boxe di oggi contano soprattutto i soldi». Non ha mai pensato di tornare sul ring? «Smettere è stato difficilissimo. Ma avevo vinto tantissimo e non avevo più nulla da dimostrare. Ero stato il campione e i numeri uno li avevo affrontati tutti: che cos’altro potevo chiedere di più?». Beh, buone borse. «Due anni dopo il ritiro mi offrirono 20 milioni di dollari per la rivincita contro Sugar Ray. Ma che senso aveva?».

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DAL RING AL SET

Ha preferito, invece, fare l’ attore. «Sì, è la mia seconda vita. Un paio di film, la serie di “Indio” per esempio, sono andati molto bene. Comunque fare l’ attore è più difficile che salire sul ring». E se non sei George Clooney guadagni molto meno che con i pugni. «I soldi non sono tutto nella vita. Aiutano, ma non sono tutto. La cosa di cui vado fiero è che sono uscito dal grande gioco della boxe con il cervello a posto e il fisico intatto. E questo perché ho deciso io quando era il momento di dire basta. Se non hai la salute, a che cosa serve il denaro?».

 

Ha mai avuto paura? «L’ ho avuta sempre. Paura di sbagliare, paura fisica, paura pura. La paura, nella boxe, è fondamentale: ti aiuta a non dare niente per scontato». Perché scelse di fare la boxe? «Per tre motivi. Uno, realizzare il sogno di diventare campione del mondo. Due, dare sicurezza economica alla mia famiglia. Tre, andar via dalla strada. In America, se rimani in strada, puoi finire in brutte compagnie». Obiettivi centrati.

 

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LA CARRIERA

Marvin Hagler era nato a Newark, la città dei Sopranos e di Pastorale americana, nel 1954. Alto solo un metro e 75 , ha combattuto sempre da peso medio (poco più di 72 chili). Professionista dal 1973, è salito sul ring 67 volte collezionando 62 vittorie (52 prima del limite), tre sconfitte e due pareggi. È stato campione del mondo dei pesi medi, titolo che ha difeso per dodici volte, dal 1980 al 1987, anno in cui si è ritirato. Ogni tanto, nelle tv degli Stati Uniti, fanno ancora rivedere la sua vittoria contro il Cobra.

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