befera castellucci benetton

BEFERA NELLA BUFERA: PRIMA INDAGA SUI BENETTON PER FACCENDE TRIBUTARIE, POI DIVENTA UN LORO MANAGER – L’EX CAPO DEL FISCO CURO’ IL "PATTEGGIAMENTO" PER IL RIENTRO DAL LUSSEMBURGO DI UNA SOCIETÀ CREATA PER "MINIMIZZARE LE TASSE SUGLI UTILI FATTI COI PEDAGGI" - DOPO ESSERSI DIMESSO DALLE AGENZIE FISCALI, BEFERA È DIVENTATO COORDINATORE DELL' ORGANISMO DI VIGILANZA DI ATLANTIA

Daniele Martini per il Fatto Quotidiano

 

befera

C' è un fatto importante che lega da anni il gruppo Benetton ad Attilio Befera, per un decennio e fino al 2014 il signore del fisco italiano come capo dell' Agenzia delle Entrate ed Equitalia. E che poi, abbandonate le tasse, è diventato uno dei dirigenti più alti in grado di Atlantia, holding del gruppo Benetton da cui dipende Autostrade per l' Italia. Il fatto in questione è del 2012, riguarda proprio faccende tributarie ed è stato rivelato dall' Espresso: Benetton pagò 12 milioni di euro al fisco e rimpatriò Sintonia, la holding della famiglia che aveva sede in Lussemburgo per evitare ulteriori indagini sulla holding stessa. I Benetton finora avevano fatto credere che quel rimpatrio era dovuto a ragioni prettamente economiche.

befera

 

La storia parte da un' indagine della Guardia di Finanza di Milano che spulciando i conti Benetton aveva scoperto un caso di estero vestizione, cioè che la holding lussemburghese della famiglia "era una società di comodo creata per minimizzare le tasse sugli utili prodotti in Italia attraverso i pedaggi autostradali". Per chiudere la partita e forse per evitare ulteriori guai, il gruppo Benetton patteggiò un pagamento con l' Agenzia delle Entrate.

 

luciano giuliana gilberto benetton

Befera a quei tempi era contemporaneamente capo di Equitalia (la riscossione) e dell' Agenzia (gli accertamenti fiscali) e c' è da presumere abbia trattato direttamente lui tutta la partita considerato che di mezzo c' era una faccenda assai delicata, con cifre di rilievo e con implicato uno dei più influenti gruppi economici nazionali.

La chiusura di contenzioni così pesanti prevede di solito una dose di discrezionalità da parte del fisco al momento del confronto con il contribuente ritenuto infedele o comunque fuori dalle regole.

Dopo essersi dimesso due anni dopo dalle Agenzie fiscali, Befera è passato con i Benetton acquisendo un incarico di fiducia: coordinatore dell' Organismo di vigilanza di Atlantia, ufficio che "vigila sul funzionamento, l' efficacia e l' osservanza del modello di organizzazione, gestione e controllo in riferimento al modello 231", cioè il Codice etico.

 

befera

Befera era legato da mille fili al centrosinistra e nel gruppo Benetton ora emerge per importanza nel drappello di manager pescati dagli imprenditori veneti in quell' area, da Francesco Delzio capo delle Relazioni esterne a Simonetta Giordani, entrambi cresciuti intorno a Enrico Letta, la seconda diventata sottosegretario ai Beni culturali nel suo governo. Befera proviene dall' area comunista del centrosinistra che nelle faccende fiscali aveva come nume tutelare Vincenzo Visco. Nel suo ufficio di direttore dell' Agenzia delle entrate al settimo piano del palazzo sulla via Cristoforo Colombo a Roma Befera intratteneva gli interlocutori con alle spalle bene in vista una foto che lo ritrae in compagnia di Ugo Sposetti, dirigente storico del Pci e tesoriere del partito. Quando era ancora un semplice bancario di Efibanca, tentò pure la carriera di dirigente nel sindacato Cgil allora diretto da Angelo De Mattia, il quale sarebbe poi diventato direttore alla Banca d' Italia e braccio destro del governatore Antonio Fazio.

impero della famiglia benetton

 

befera

A metà degli anni Novanta del secolo passato entrò nella agguerrita pattuglia del Secit, gli ispettori del fisco tra cui spiccava Salvatore Tutino per un breve periodo assessore comunale a Roma con la sindaca Raggi. Una volta diventato il deus ex machina del fisco, Befera cominciò a strizzare l' occhio pure al centrodestra, versione Gianni Letta, frequentando da vicino il lettiano Antonio Mastrapasqua, il presidente Inps poi costretto alle dimissioni per una scandalo collegato alla sanità laziale.

ATTILIO BEFERAATTILIO BEFERA PRODI ROVATI BEFERA LOGO ATLANTIAfratelli benettonAttilio BeferaATTILIO BEFERAATTILIO BEFERA E SIGNORA beferaSTRETTA DI MANO BEFERA MONTI

GILBERTO BENETTON GIOVANNI CASTELLUCCIGIOVANNI CASTELLUCCIgiovanni castellucci GIOVANNI CASTELLUCCIgilberto benettongilberto benettongilberto benetton

 

Ultimi Dagoreport

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?