emmanuel macron mckinsey

UN BEL CETRIOLON PER MACRON – L’INDAGINE SUL PRESIDENTE FRANCESE RIGUARDA I SUOI RAPPORTI SOSPETTI CON LA SOCIETÀ DI CONSULENZA, MCKINSEY, CHE AVREBBE FINANZIATO IN MANIERA OCCULTA LA CAMPAGNA ELETTORALE DEL TOYBOY DELL’ELISEO, CHE A SUA VOLTA AVREBBE COMMISSIONATO AI CONSULENTI ANALISI DI OGNI GENERE – L’AZIENDA AMERICANA, NONOSTANTE I RICCHI CONTRATTI, NON HA VERSATO ALCUNA IMPOSTA IN FRANCIA TRA IL 2011 E IL 2020

Francesco De Remigis per “il Giornale”

 

emmanuel macron

Era nell'aria. Eppure Emmanuel Macron si era sempre mostrato sicuro di sé: «Se ci sono prove di manipolazione, che si vada in tribunale», diceva lo scorso marzo quando la commissione d'inchiesta del Senato svelò per la prima volta quanto il presidente della Repubblica avesse attinto - da candidato e poi da inquilino dell'Eliseo - a consulenze internazionali da privati, che oltretutto pagavano pochissime tasse in Francia. O non le pagavano affatto. Ora si muove la magistratura. Con due inchieste: una sulla «corsa» 2017 e una sulle presidenziali 2022.

 

emmanuel macron

L'indagato è Macron, svela il quotidiano Le Parisien. L'accusa sarebbe di «favoritismo» oltreché di «finanziamento illecito della campagna elettorale» 2017. La Procura per i reati finanziari (la Pnf) conferma i due fascicoli. Senza però citare il presidente. Insomma, una non smentita; seguita da un glaciale «no comment» dell'Eliseo.

 

Tanto basta per accendere la miccia politica. Una gigantesca tegola giudiziaria - la prima per Macron - che rischia di sgretolare l'immagine di un capo dello Stato già alle prese con l'accusa d'aver favorito i ricchi, dopo la pubblicazione degli stipendi dei patron dei grandi gruppi francesi, con il 2021 che ha registrato un record.

 

mckinsey

L'inchiesta McKinsey, perfino incentivata da Macron nei mesi scorsi, diventa quindi un boomerang. A causa dei «legami» scovati tra il leader francese, il suo entourage e la società americana. Da quando Macron era ministro e scelse di correre per l'Eliseo, fin quando, eletto e in carica, dal suo governo vengono commissionate analisi d'ogni genere al gruppo americano.

 

La McKinsey era già sospettata dalla procura di «riciclaggio aggravato da frode fiscale». Il caso esplose a pochi giorni dal primo turno delle scorse presidenziali. In tv Macron smentì ogni «schema» o «combine» col gruppo statunitense, spiegando che i contratti a peso d'oro erano conformi alle norme, e non in cambio di qualcosa: «Nessuno firmato senza gara e appalto pubblico», disse il presidente il 27 marzo. Erano però numerosi, e anche i giornali, da Le Monde agli altri, faticavano a intravedere la necessità di alcuni.

 

Ora c'è da capire se McKinsey ha invece lavorato gratuitamente per il Macron candidato, per ottenere poi commesse milionarie durante il mandato. E se dunque l'azienda ha finanziato illecitamente le sue campagne.

emmanuel macron al voto

 

A smuovere i giudici è stato il Senato, da cui era emerso che la società americana non avrebbe pagato tutte le imposte in Francia tra il 2011 e il 2020 e che le commesse dello Stato per consulenze private erano «più che raddoppiate» tra il 2018 e il 2021, per una spesa pubblica di oltre un miliardo di euro nel 2021.

 

Dai faldoni della procura, il nome del capo dello Stato era rimasto fuori. Nuovi elementi hanno portato la Pnf ad aprire altre due inchieste il 20 e 21 ottobre 2022, e indagare pure su Macron. Se il ricorso a consulenti privati, da parte dell'esecutivo, era infatti già noto dalla primavera, tanto d'essere argomento di dibattito tv contro Marine Le Pen alla vigilia del voto che ha confermato Macron all'Eliseo, ora sembra emergere altro.

 

emmanuel macron in una fabbrica di turbine a le havre in normandia

Lo scorso maggio gli uffici di McKinsey sugli Champs Elysées furono perquisiti nell'ambito dell'inchiesta preliminare aperta il 31 marzo, quella per riciclaggio aggravato da frode fiscale. Ora si parla di un «legame» da chiarire. Un potenziale dare-avere, insomma, da verificare, che pesa come un macigno sull'immagine del presidente. «È positivo che i giudici si occupino di un caso quando si dice che un'azienda ha frodato», era stato il commento primaverile di Macron. «La giustizia deve indagare in piena indipendenza», la nota diramata dall'Eliseo nella serata di ieri.

 

Non una parola sull'influenza delle società private sulle politiche pubbliche. Né su certe relazioni in chiaroscuro o sui ruoli ricoperti da dirigenti dell'azienda Usa nella campagna 2017 di Macron; protetto dall'immunità penale e senza poter essere ascoltato in procura.

 

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?