saviano torvaianica

COSA NASCONDE L’AGGUATO IN SPIAGGIA A TORVAIANICA? SAVIANO: “ROMA È ORMAI TERRA DI MAFIA. ANZI, DI MAFIE. ORA CHE PISCITELLI NON C’È PIÙ E CARMINATI È STATO FERMATO (PER ORA), IL POTERE È PASSATO ALLE FAMIGLIE ALBANESI. SENZA PIÙ REMORE SUGLI SPARGIMENTI DI SANGUE" – IL MONITO DI CUTOLO: "NON SI SPARA DOVE SI ARA": DOVE ARI PER COLTIVARE DANARO CON INVESTIMENTI, DOVE CREI LEGAMI POLITICI IMPORTANTI, PIÙ SPARI PIÙ GENERI FASTIDIO, E IL DANARO SECCA…

ROBERTO SAVIANO per repubblica.it

 

saviano

Immaginate una spiaggia di Torvaianica in una classica giornata di fine estate, con il penultimo sole estivo di una domenica qualsiasi. Immaginate una spiaggia con persone la cui voglia di mare allontana la paura del contagio pandemico. Immaginate quindi la più comune delle situazioni: mare, ragazzini, sdraio, ombrelloni. Immaginate a un certo punto l'arrivo di un runner che mette in scena qualche esercizio di allungamento, si dirige verso un bagnante, gli spara alla schiena, poi ritorna sul motorino dove lo stanno aspettando e scappa via. L'operazione accade davanti a tutti. È un agguato classico, anzi il più classico degli agguati.

 

 

torvaianica agguato

La spiaggia concede molti vantaggi: da una parte c'è il mare, quindi sai che devi solo coprirti le spalle; poi le grida, la gente, il caos sono tutti elementi a vantaggio della fuga, dell'irriconoscibilità dell'esecutore. Nel 2012 a Terracina ci fu un agguato sulla spiaggia a un camorrista di seria caratura, Gaetano Marino, all'epoca marito di Tina Rispoli (attuale moglie del cantante neomelodico Tony Colombo). Lo uccisero proprio sul lungomare, davanti a uno stabilimento balneare.

 

 

Che questo possa accadere su una spiaggia, davanti a tutti, senza che ci sia alcuna particolare risposta della società civile o alcun dibattito politico è la prova reale che Roma è a tutti gli effetti territorio di mafia. "Zona nostra" è l'espressione utilizzata dai clan di camorra per identificare non semplicemente un territorio in cui comandano, ma un territorio in cui possono spargere sangue e non temere lo scandalo del sangue, la sollevazione dei cittadini, la grande attenzione mediatica. È considerato fisiologico, persino naturale, che si uccida a Sud, nelle terre di mafia, gli omicidi sono rumore di fondo.

 

saviano

 

 

Roma non era così: con l'eccezione della Magliana, i clan 'ndranghetisti, camorristici e mafiosi a Roma erano prudenti nello spargimento di sangue. Da sempre valeva una sorta di protezione nella Capitale, tant'è vero che quando ammazzarono il boss di camorra Vincenzo Casillo o' Nirone con un'autobomba nel 1983 nel cuore di Roma, Raffaele Cutolo, suo mentore, si difese dall'accusa di esserne l'esecutore aggiungendo un dettaglio tecnico, e cioè che mai la camorra avrebbe usato il tritolo a Roma. La prudenza è dovuta al fatto che "non si spara dove si ara": dove ari per coltivare danaro con investimenti, dove crei legami politici importanti, più spari più generi fastidio, e il danaro secca.

 

A Sud, dove invece la zona è tua, non devi arare, hai già a disposizione le messi dei tuoi affari, e anzi non difendere il territorio con le armi significa dare tempo e possibilità d'organizzazione ai rivali. Ci sono zone considerate, quindi, luoghi dove può avvenire l'omicidio, dove la guerra si può compiere perché non c'è più il tempo della mediazione. Ora Roma è diventata "zona nostra". Da tempo la Capitale sta vivendo una crisi criminale importante.

 

torvaianica agguato

La dinamica è molto chiara. Storicamente, le grandi organizzazioni criminali che comandavano su Roma - negli ultimi lustri le 'ndrine calabresi e la camorra napoletana e casalese - hanno sempre lasciato un ruolo di controllo delle strade ai clan locali (come i Casamonica, gli Spada a Ostia, ma anche i Piscitelli...). Questa struttura permetteva a 'ndrangheta, camorra e Cosa nostra di potersi limitare a coordinare gli affari senza dover entrare direttamente nella gestione militare.

 

ROBERTO SAVIANO

Per esempio, il clan Senese, di diretta emanazione camorristica, erede del potere dei Moccia (una delle famiglie camorristiche riuscite a trasformarsi in una struttura imprenditoriale) a Roma ha sempre avuto un ruolo particolare, cioè pur essendo parte dell'aristocrazia criminale camorrista, non ha rinunciato a una gestione diretta nel controllo delle strade. Il segmento criminale non è mai stato subappaltato.

 

 

Quello che sta accadendo a Roma, probabilmente, è che una volta eliminato Piscitelli, una volta che Carminati è stato fermato (per ora) nel suo potere criminale, con l'attenzione mediatica così fortemente accesa sulla criminalità autoctona romana, si è creduto di star raccontando la mala della città, quando invece si trattava solo del segmento più basso. Il potere che hanno da sempre le organizzazioni storiche del Sud sulla Capitale è inviolato: finiti i Carminati e eliminati i capi alla "Diabolik", le mafie rimangono e comandano.

torvaianica agguato

 

Carminati, del resto, è riuscito a sopravvivere fisicamente e giudiziariamente grazie alla sua intuizione: non toccare il narcotraffico. Non toccare, quindi, il potere delle organizzazioni mafiose e costruire gli affari negli interstizi possibili. Si sono vestiti da re Carminati, Diabolik, gli Spada, ma erano solo sensali. Oggi il loro potere sta passando alle famiglie mafiose albanesi. Diventate potentissime dopo decenni di presenza sul territorio e oggi definibili come la nuova mafia romana, sono operativamente efficienti perché possono contare su numerosi affiliati stretti da legami di parentela.

 

ROBERTO SAVIANO

L'agguato di Torvaianica era, infatti, contro un ragazzo albanese con precedenti per droga. I clan di Tirana e Scutari gestiscono direttamente le piazze di spaccio romane, controllano i carichi e hanno un ruolo di interlocuzione privilegiata con i cartelli storici calabresi e campani, cui forniscono marijuana a prezzi imbattibili detenendo ormai il monopolio del traffico.

 

La risposta politica, in questi anni, è sempre stata sbagliata: si è sempre cercato di trattare la mafia a Roma come un fenomeno marginale, quando invece occupa ormai una parte centrale del segmento pubblico. La politica non ha mai cercato di sradicare le connivenze territoriali, dalle sale slot ai gruppi ultras legati alla criminalità organizzata, non si è mai opposta a tutto quel fascistume locale che ha sempre fatto da protezione e garanzia ai clan. Ha sempre permesso che questi fenomeni fossero visti come folkloristici, perché quei gruppi portano valanghe di voti alle elezioni amministrative.

torvaianica agguato

 

Roma è ormai a tutti gli effetti terra di mafia. Anzi, di mafie.

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...