A “EL MENCHO” NON C’E’ MAI FINE! IL RIVALE DEL CHAPO E’ IL NUOVO RE DEI NARCOS: SU DI LUI PENDE UNA TAGLIA DI 10 MILIONI OFFERTI DAGLI USA – VENUTO DAL BASSO, NEMESIO OSEGUERA GONZÁLES, ALIAS “EL MENCHO” È IL CAPO DEL CARTELLO DI JALISCO - IL SUPER BOSS HA UN ESERCITO PRIVATO DI 5MILA SOLDATI E PER ADDESTRARLI LI COSTRINGE A MANGIARE LA CARNE DELLE PERSONE APPENA UCCISE - POCHI GIORNI FA I SUOI UOMINI HANNO DIFFUSO DUE VIDEO DOVE COMPAIONO EQUIPAGGIATI COME MARINES PER… - VIDEO

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Guido Olimpio per corriere.it

 

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El Mencho è venuto dal basso ed è arrivato in alto. È il simbolo del potere dei gangster messicani, un mix di brutalità, corruzione e complicità politiche che noi chiamiamo narcos. Il capo del cartello di Jalisco è un target di alto valore, ben più dei 10 milioni di dollari di taglia offerti da Washington.

 

Nemesio Oseguera Gonzáles, alias El Mencho, ha 54 anni, passati sui due lati del confine. Nato in una famiglia umile, le ha provate tutte. Immigrato clandestino in California, piccolo spacciatore, ladro d’auto, un paio d’arresti in America, tre anni di galera fino al 1997, quindi la deportazione nel suo paese natale. Nonostante i precedenti – o forse proprio grazie a questi – entra nella polizia di una località di Jalisco, parentesi seguita dal reclutamento da parte del network guidato da Nacho Coronel, il «re dei cristalli».

 

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Il futuro boss entra in un mondo dal quale non si esce mai, soprattutto passa molto tempo con un amico, Abigael Valencia. Legame importante. Ne sposerà la sorella, Rosalinda, e stringerà un patto di collaborazione con la famiglia della donna, un clan che diventerà il suo braccio economico. I Los Cuinis. El Mencho, come altri luogotenenti ambiziosi, romperà con El Chapo nel 2013 e svilupperà la sua organizzazione poggiando su una serie di pilastri.

 

Associa i concorrenti nel suo network, altrimenti li incalza senza pietà. Una struttura orizzontale ben armata. Un’attività di propaganda sul web emulando lo Stato Islamico. Il coinvolgimento della moglie nella gestione finanziaria. Nessun timore delle autorità. Infatti ha colpito con durezza polizia e forze armate, fino a ordinare azioni contro personalità di spicco.

 

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I suoi sicari abbattono un elicottero della Marina, tendono imboscate contro le pattuglie, sparano su bersagli delle istituzioni. Prima fanno fuori un giudice, poi a fine giugno prendono di mira il responsabile della sicurezza nella capitale, Omar Harfuch, agguato fallito, con molte cose non proprio chiare. Ieri Jalisco ha postato una clip per accusare proprio Harfuch di proteggere un leader dei Los Zetas. Messaggi pesanti insieme a quelli con teste mozzate nella guerra contro un nemico particolare, El Marro, capo del cartello di Santa Rosa de Lima.

 

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Gli ultimi attentati sarebbero la rappresaglia al sequestro di 1939 conti bancari, all’estradizione negli Usa del figlio Ruben, all’arresto – sempre negli Stati Uniti – de «la negra», la figlia Jessica e, più in generale alla pressione scatenata contro il suo impero. Azioni giudiziarie accompagnate dalle voci di una sua morte e poi da quelle su gravi problemi di salute, al punto che si sarebbe fatto costruire una clinica privata nella zona di Alcihuatl. A proteggerlo un «esercito» di killer — rinforzato quando serve da mercenari —, il territorio impervio e appoggi consolidati.

 

Pochi giorni fa i suoi uomini hanno diffuso due video dove compaiono a bordo di decine di mezzi blindati (in officine ad hoc), equipaggiati come marines, sicuri che nessuno li avrebbe disturbati durante la parata. Era il loro modo per festeggiare il compleanno de El Mencho e rispondere alle notizie che parlano di nuovi contrasti nell’organizzazione. Due sottocapi, il Doppio R e lo 03, potrebbero avere deciso di staccarsi mentre altre indiscrezioni ipotizzano dissensi con i Los Cuinis. Tempeste abituali per i banditi, ma che possono diventare pericolose aprendo la strada a tradimenti.

 

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