LA LUCE IN FONDO AL BUNKER – A PLATÌ, PAESE DEI BUNKER, NON CI SONO PIÙ LATITANTI (PER ORA) – TRA BOTOLE DI CEMENTO E PORTE A ROTAIA, DECINE DI ABITAZIONI SOTTERRANEE PER BOSS RICERCATI

Andrea Galli per il “Corriere della Sera”

 

Nel paese dei bunker sono terminati i latitanti. Per la prima volta nella storia criminale nessun ricercato platiota è nascosto nei sotterranei della Calabria e in particolare di Platì, Comune sciolto per mafia, dal 2009 senza sindaco (sostituito da vari commissari), 3.600 abitanti in provincia di Reggio Calabria.

 

MASSICCIO DELL'' ASPROMONTEMASSICCIO DELL'' ASPROMONTE

Una geografia dura e aspra: i platioti, insieme ai vicini abitanti di San Luca, hanno scalato i vertici della ’ndrangheta con i sequestri di persona e il traffico di droga. «Se San Luca è il cuore delle cosche, Platì ne è la mente» ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri. 
 

Nel tempo sono arrivati miliardi di lire e oggi arrivano milioni di euro. Poco cambia: Platì, distante una ventina di chilometri dalla costa jonica, conserva un aspetto di precarietà, nemmeno fossimo nel 1951 quando un’alluvione distrusse gran parte delle case. Piani lasciati in sospeso, facciate non intonacate. Platì ha sempre lavorato su un «altro» paese. Quello segreto.

 

Quello dei cunicoli e rifugi due anni fa «visitati» dalla Bbc (un suo documentario è stato trasmesso in tutto il mondo), e via via scoperti dai carabinieri i quali adesso non possono non ripensare alle origini della «caccia» e al grado elevato di ingegnosità dei «bunkeristi».
 

COMUNE DI PLATi? COMUNE DI PLATi?

Gioco di squadra
I bunkeristi sono una categoria professionale esistente per davvero e fra le più «inseguite» e pagate dalla ’ndrangheta. Non hanno comunque impedito la cattura, una ventina di giorni fa, del superlatitante Natale Trimboli, uno dei fratelli della potente cosca che ha ramificazioni in Sudamerica e Oceania. Trimboli lo cercavano a Platì, l’hanno trovato nella Piana di Gioia Tauro e la cattura ha «certificato» la vittoria contro i boss. Alla voce latitanti su Platì, il numero è zero. 
 

Ora ci sono due considerazioni da fare. Il risultato naturalmente è provvisorio, nessuno è in grado di escludere che nuovi platioti possano «scomparire». Dopodiché bisogna registrare il completamento di una lunga e a volte dolorosa stagione, cominciata a metà degli anni Ottanta, di ricerca dei latitanti (in alcuni periodi ce ne sono stati in contemporanea anche 15-20) e basata su una peculiarità investigativa della provincia di Reggio Calabria: il lavoro di squadra dei carabinieri. Dai Cacciatori, élite addestrata per operazioni impossibili, ai mastini del Ros senza dimenticare l’instancabile attività, spesso in zone «ostili», dei reparti territoriali. 
 

COMUNE DI PLATi?COMUNE DI PLATi?

Sotto il fuoco nemico
L’integrazione fra le forze e gli uomini è dimostrata dalla coabitazione, magari nella stessa sede, di più «sigle» senza troppe gelosie e personalismi. Le caratteristiche naturali della Calabria, la sua lontananza da Roma — una lontananza a lungo non soltanto fisica — e la stessa strategia offensiva della ’ndrangheta hanno spostato il duello sullo scontro anche militare. Il mitico generale Gennaro Niglio, già comandante provinciale di Reggio Calabria, deceduto nel 2004 in un incidente stradale, guidò personalmente azioni, sortite, blitz, con coraggio e decisione, con «un ardore garibaldino» ricorda chi ha avuto la possibilità (e la «fortuna») di prendere ordini da lui. Non lo frenava neanche una milza spappolata in conseguenza d’un conflitto a fuoco, che gli creava problemi nel mangiare e figurarsi nel correre. 
 

I segreti sui rifugi 
Nel dossier riservato dei carabinieri «La ricerca del bunker» sono illustrati e spiegati i segreti e le tecniche dei rifugi delle cosche. Le decine di nascondigli di Platì confermano l’«esclusività» dei suoi bunkeristi. In vico San Nicola è stata trovata una «tana» la cui apertura avveniva «attraverso lo slittamento di un blocco di cemento mediante due rotaie e l’attivazione di un motore elettrico» e che consisteva in una stanza di 15 metri quadrati con «televisione, sedie, letto matrimoniale e deumidificatore».

 

Nella quinta traversa di via De Gasperi è stato scoperto un «tracciato clandestino» con segmenti orizzontali e verticali che passavano sotto le case e dopo trenta metri portavano allo sbocco su una fiumara. In un’altra circostanza ecco un nascondiglio il cui ingresso era «costituito da una botola in ferro riempita di cemento armato rivestito da due mattonelle in marmo, perfettamente combacianti con le altre dell’intero pavimento che ne celavano l’apertura». 
 

Platì è il «regno» dei Barbaro del patriarca Francesco «Castanu», classe 1927. Nei campi di sue proprietà intorno al paese, in coincidenza dell’«uscita» dei nascondigli, gli alberi avevano sulla corteccia delle tracce colorate di verde e blu: ai latitanti indicavano il percorso per la fuga nel cuore dell’Aspromonte. 

 

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