notre dame emmanuel macron

MACRON, FATTI UN ALTRO SONNO! NOTRE DAME SI POTEVA SALVARE: PERCHE’ E’ STATO IGNORATO IL PRIMO ALLARME? – I SOCCORSI PARTITI CON 23 MINUTI DI RITARDO PERCHÉ IL SOPRALLUOGO INIZIALE AVEVA DATO ESITO NEGATIVO. AL SECONDO ALLARME IL FUOCO AVEVA GIÀ RAGGIUNTO LA STRUTTURA - IL PROCURATORE DI PARIGI: È STATO UN INCIDENTE ED È COMINCIATO AL LIVELLO DEL CANTIERE DI RESTAURO. SI INDAGA PER DISASTRO COLPOSO -VIDEO

 

IL CROLLO DELLA GUGLIA DI NOTRE DAME
PARIGI PREGA PER NOTRE DAME

 

Francesca Pierantozzi per il Messaggero

 

 

INCENDIO A NOTRE DAME

«Non lo so, non lo so, non so come sia potuto succedere», Julien Le Bras quasi piange al telefono con il cronista dell' Est Républicain. Anche due anni fa riusciva a stento a trattenere le lacrime, quando, pieno di gioia, aveva annunciato a tutti che era stato lui, e la sua società familiare, Le Bras Frères, ad ottenere l' appalto per costruire i ponteggi del restauro della guglia di Notre Dame. Ieri lui e i suoi dodici operai che da luglio lavoravano sui tetti della cattedrale, sono stati tra i primi ad essere ascoltati dai cinquanta inquirenti al lavoro per stabilire come Notre Dame possa essere stata inghiottita dalle fiamme. «Non c' era nessun operaio» quando il filo di fumo ha cominciato ad alzarsi accanto alla guglia, ha detto e ripetuto Le Bras.

 

INCENDIO A NOTRE DAME

 

«Abbiamo rispettato tutti i dispositivi e le procedure di sicurezza», ha continuato a ripetere: «Noi vogliamo più di tutti che sia fatta luce sulle cause di quanto accaduto». D' altra parte i Le Bras sono una media azienda (200 operai nel piccolo comune di Jarny, nella Meurthe et Moselle) ma conoscono il loro lavoro: li chiamano i restauratori di cattedrali. Sono intervenuti a Reims, Strasburgo, Amiens. Anche al Pantheon di Parigi. Cosa è andato storto a Notre Dame? Perché il procuratore di Parigi Rémy Heiz sembra già quasi sicuro: è stato un incidente ed è cominciato al livello del cantiere di restauro. Dove si lavorava ancora soltanto all' allestimento dei ponteggi. In tutto, cinque imprese stavano intervenendo nel progetto di restauro.

notre dame

 

IL RITARDO Il fuoco potrebbe aver covato tra le querce delle capriate trecentesche a lungo prima di esplodere con una ferocia distruttiva. «Anche per ore», dice una fonte vicina all' inchiesta. Questo potrebbe significare che un sistema di allarme più efficace, più sensibile, avrebbe potuto prevenire la tragedia. Un primo allarme è scattato alle 18,20. Quando è partito il fischio dell' allerta antincendio, i turisti hanno cominciato ad essere evacuati ma i pompieri subito arrivati sul posto non hanno trovato niente. Un sacerdote stava celebrando una messa in una cappella laterale: ha continuato. Poi il secondo allarme, alle 18,43: questa volta le fiamme già si vedevano sopra il tetto, gli ultimi fedeli sono stati fatti uscire di corsa, e sono cominciate le disperate operazioni di soccorso. «Niente può farci pensare che si sia trattato di un atto volontario», ha detto ieri Heiz.

 

macron

LA SALDATURA L' ipotesi che circola di più, ma non confermata da nessuno, parla di un problema nato al livello della saldatura di un ponteggio (metallico) ad una trave di legno.

Da verificare anche lo stato degli ascensori: ne erano stati allestiti ben due per consentire agli operai di arrivare fino ai 97 metri della guglia. Ieri gli agenti della Brigata criminale hanno interrogato anche tutto il personale della sicurezza. Trenta i testimoni ascoltati, ha precisato la procura.

 

«L' obiettivo è capire cosa sia accaduto e stabilire eventuali responsabilità o mancamenti» ha detto al sito 20Minutes una fonte vicino all' inchiesta, secondo la quale «i lavori d' indagine saranno lunghi e molto complessi».

INCENDIO A NOTRE DAME

 

Al lavoro c' è già la squadra speciale dei pompieri che si dedica alla «ricerca delle cause». I tecnici del laboratorio centrale della prefettura hanno già effettuato i primi prelievi per determinare l' origine delle fiamme. A causa della pericolosità della struttura (in alcuni punti anche le volte sono state danneggiate) gli inquirenti hanno previsto di utilizzare dei droni.

notre dame in fiamme

 

Già cominciata anche l' analisi delle immagini di diverse telecamere di videosorveglianza, tutte quelle esterne ed anche alcune ancora funzionanti poste all' interno della cattedrale.

notre dameincendio a notre dame 55incendio a notre dame 11 copiaincendio a notre dame 11incendio a notre dame 22incendio a notre dame 27incendio a notre dame 39incendio a notre dame 4incendio a notre dame 89incendio a notre dame 71notre dame 66incendio a notre dame 9notre dame in fiammevictor hugo notre damenotre dame in fiamme

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”