don roberto malgesini

METTIAMO UN PO' DI COSE IN CHIARO: IL TUNISINO CHE HA UCCISO DON ROBERTO NON AVEVA PROBLEMI PSICHICI, ALMENO NON CERTIFICATI DAI SERVIZI SANITARI. ERA UNO STRONZO CONDANNATO PER MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA ED ESTORSIONE, E L'UNICA MANIA DI PERSECUZIONE CHE AVEVA ERA LA CONVINZIONE (GIUSTA) CHE LE AUTORITÀ VOLEVANO CACCIARLO DAL PAESE. PERCHÉ ERA QUELLO CHE AVREBBERO DOVUTO FARE SIN DAL 2014, DA QUANDO ERA DIVENTATO IRREGOLARE, E POI NEL 2018 E 2020, QUANDO SONO STATI EMESSI I DUE DECRETI DI ESPULSIONE. INVECE HANNO PERSO TEMPO, ACUITO LA SUA RABBIA ED ECCO IL RISULTATO

 

Manuela D'Alessandro per www.agi.it

 

don roberto malgesini

Davanti alla Chiesa di San Rocco, la sua Panda grigia era colma, come sempre, di biscotti, brioche e caffé. Don Roberto Malgesini stava per iniziare alle sette di una mattina di sole il suo consueto giro di colazioni per i poveri di Como quando proprio uno degli uomini in difficoltà che sfamava e aiutava da tempo, tanto da avergli procurato un avvocato per difendersi nei processi in cui era imputato, lo ha avvicinato.

 

Non è ancora chiaro cosa abbia detto, una fonte investigativa riferisce che avrebbe chiesto al religioso del ghiaccio, pronunciando poi delle frasi senza senso. Di certo lo ha colpito al collo con un grosso coltello da cucina procurandogli più ferite, risultate mortali. Col sangue sugli abiti, lasciando ampie chiazze per terra nel tragitto,  ha imboccato un sottopasso si è presentato alla vicina caserma dei carabinieri dichiarando di avere ucciso il prete amatissimo dagli ultimi che hanno dato vita per tutto il giorno a una sorta di ‘processione’, tra lacrime e urla di dolore, davanti alla canonica.

 

don roberto malgesini

Radhi Mahmoudi era irregolare in Italia dal 2014. Arrivato nel 1993 dalla Tunisia, si era sposato con una donna italiana e lavorava. Poi, si era sgretolato tutto. Si era separato, non lavorava più, dormiva nella parrocchia di Sant’Orsola e vagava per la città sempre con uno zaino in spalla e un vecchio cellulare, ora sotto sequestro. Spesso la colazione gliela portava proprio don Roberto. Condannato in via definitiva per estorsione e maltrattamenti in famiglia, aveva visto scivolare via anche il permesso per stare in Italia. Non risulta che fosse radicalizzato o avesse legami con ambienti di terrorismo.

 

don malgesini

Era destinatario di due provvedimenti di espulsione rimasti sulla carta. Il primo, nel 2018, che aveva impugnato e, per questo, riferiscono dalla Questura, i tempi per l’esecuzione si erano dilatati fino al 2021. Il secondo, datato aprile 2020, non era stato eseguito per via del blocco dei voli determinato dal Covid. Era uno dei tanti ‘ultimi’, non affetto da disturbi psichiatrici accertati da medici ma che, riferisce chi lo conosceva, “soffriva di sbalzi d’umore e manie di persecuzione”, che don Roberto, 51 anni, seguiva con devozione da anni. Durante l'interrogatorio, Mahmoudi ha 'giustificato' il suo gesto affermando  di essere vittima di un complotto per farlo tornare nel suo Paese d'origine.

 

Chi era la vittima

la morte di don roberto malgesini

Stefano e Pietro sono due persone in difficoltà che hanno dormito per diverso tempo nella parrocchia di San Rocco, la chiesa davanti alla quale il prete è stato accoltellato. "Una sera - racconta all'AGI il primo - gli ho detto che avevo bisogno delle scarpe perché non ne avevo. Il giorno dopo si è presentato con un paio di scarpe nuove, c'era ancora lo scontrino nella busta. Gli chiedevo quando andava a dormire perché di notte preparava le colazioni da portare in giro sulla sua Panda grigia, lui rispondeva un paio d'ore al pomeriggio".

 

"Era una persona eccezionale - dice in lacrime Jasminka, una donna croata in Italia da molti anni - gli dicevo sempre che non mi sembrava neanche un prete. Le mie amiche spesso si sono rivolte a lui perché avevano problemi. Gli procurava cibo e vestiti, tutto quello di cui avevano bisogno". Il medico Teresa Parrillo rievoca quando gli regalò delle scarpe nuove perché andava in giro con le calzature rotte. Lui le prese e poi le donò a un povero.

 

Alla fine dell'anno scorso quando il sindaco aveva vietato  la distribuzione di alimenti sotto ai portici ai poveri tra le proteste della Caritas,  i volontari del gruppo da lui guidato avevano continuato a nutrirli e la Polizia Locale gli aveva inflitto una multa, poi 'archiviata'. "Non aveva reagito - ricorda chi gli stava vicino - niente commenti, né interviste. Non ne ha mai concessa una sebbene fosse molto popolare".

 

la disperazione per la morte di don roberto malgesini

“Era una persona mite, era cosciente dei rischi che correva - racconta all’AGI Roberto Bernasconi, direttore della Caritas di Como per la quale don Roberto si prodigava -. La città e il mondo non hanno capito la sua missione". Paragona l'omicidio a un martirio: "Voleva trasmettere un messaggio cristiano attraverso la vicinanza a queste persone. È una tragedia che nasce dall'odio che monta in questi giorni ed è la causa scatenante al di là della persona fisica che ha compiuto questo gesto. O la smettiamo di odiarci o tragedie come questa si ripeteranno. Spero che questo suo martirio possa contribuire allo svelenamento della società".

 

Una città divisa sui senzatetto

L’uccisione di Malgesini arriva a Como in un clima di polemiche sulla gestione dei senzatetto e degli ‘ultimi’ in città tra l’amministrazione comunale di centrodestra, guidata dal sindaco Mario Landriscina, e diverse associazioni e cittadini impegnati nel volontariato. L’ultima, quella che ha visto protagonista l’assessore alle Politiche Sociali del Comume, Angela Corengia, ripresa  in un video mentre toglieva e buttava su un prato la coperta utilizzata da un senza dimora per riscaldarsi di fronte all’ex chiesa di San Francesco.

 

don roberto malgesini

"Il mio compito è quello di fare in modo che coloro che trascorrono la notte sotto il porticato liberino temporaneamente l’area per consentire pulizia e sanificazione, anche nel loro interesse – continua – per questo personalmente sveglio con un ‘buongiorno ragazzi' e un ‘per favore puoi alzarti?' gli ospiti e capita che l’invito debba essere più volte reiterato. Succede anche che si concordi con i ragazzi quello che deve essere buttato: lo fanno loro direttamente e talvolta vengono aiutati, con il loro consenso, per accelerare le operazioni, che hanno un costo e per lasciar libera rapidamente la squadra impiegata stanza spostare alcunché sul prato bagnato”.

 

Negli ultimi mesi, il coronavirus ha fatto esplodere il problema, già presente da anni, dei senzatetto nel centro di Como acuito anche da un focolaio di contagi. Quasi una trentina di persone staziona ormai regolarmente  sotto i portici di San Francesco, di fianco al Tribunale, e l’insofferenza dei residenti e dei commercianti sale ogni giorno di più, con sullo sfondo la discussione sul nuovo dormitorio che la Lega, parte della maggioranza di centrodestra guidata dal sindaco Mario Landriscina, non vuole.  Caritas e Polizia Locale hanno più volte sgomberato e sanificato l’area, ma chi non ha una casa ha sempre recuperato la sua postazione nelle ore successive. 

 

Il 13 giugno scorso, circa duecento persone, su iniziativa dei volontari di ‘Como accoglie’, si erano radunate in piazza Cavour, il  ‘salotto’ della città, ciascuna con una propria coperta prima in spalle e poi stesa per terra. “Como è una città ricca – aveva detto Marta Pezzati, presidente dell’associazione, in un video visibile sul sito comozero.it – ci sono tanti edifici vuoti, un terzo settore molto attivo e pieno di benessere. Ma adesso la cosa più importante è ‘basta portici’”.

 

don malgesini

I volontari chiedono da tempo un nuovo dormitorio, una prospettiva che, secondo Bernasconi, non risolverebbe tutto perché una fetta consistente dei senzatetto sono persone senza permesso di soggiorno che, come tali, non potrebbero avervi accesso. La Lega con la ex vicesindaca e parlamentare Alessandra Locatelli ha raccolto delle firme in piazza contro la prospettiva del nuovo dormitorio.  Intanto, spiega una cittadina ed ex volontaria, “la situazione e non solo sotto i portici, ma anche per esempio nella ex dogana dove alcuni vivono tra i topi, è difficile. Quelli sotto i portici sono giovani e arrabbiati e vivono un forte disagio”.  Il sindaco Landriscina ha proclamato il lutto cittadino, per questa sera è previsto un rosario in Duomo dove potrebbero svolgersi i funerali, in alternativa si pensa allo stadio. Saranno in tantissimo a volerlo salutare. 

 

Il senso di aiutare gli altri per don Roberto

Un avvocato, Simone Gatto, racconta di avere incontrato il 'don' in carcere una volta e di avergli posto una domanda. "Gli chiesi che senso aveva aiutare certe persone che non dicono neanche grazie. Almeno noi abbiamo la parcella, obbiettai. La sua risposta me la ricordo perfettamente: 'Gesù perdonò e salvò coloro che lo stavano mettendo sul crocifisso".

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…