tso

UN PAESE DA RICOVERO COATTO - DOPO 35 MILA MORTI E MESI DI LOCKDOWN, IN ITALIA C’È ANCORA QUALCHE SCIAGURATO CHE VA IN GIRO NONOSTANTE I SINTOMI DEL COVID - ECCO PERCHÉ SI PENSA ALL’ESTENSIONE DEL TSO A CHI INVECE DI ISOLARSI, FREQUENTA LUOGHI PUBBLICI COME FACEVA L'IMPRENDITORE VICENTINO UNTORE CHE ORA È IN RIANIMAZIONE…

Mauro Evangelisti per “il Messaggero”

 

GIORGIA MELONI LUCA ZAIA MATTEO SALVINI

Non è incoraggiante. A quattro mesi e mezzo dal paziente 1 di Codogno, dopo 35 mila morti e 240mila casi positivi, l'Italia sta ancora ragionando su come evitare che un paziente positivo sia tranquillamente per strada o un viaggiatore, che arriva da una zona ad alta circolazione del virus, aggiri la quarantena. Ma proprio in questa fase, dopo che il Paese ha saputo ridurre drasticamente la curva dei contagi, non si possono commettere errori.

 

Si sta lavorando sul Tso chiesto da Zaia, il ricovero obbligatorio per il paziente positivo che invece di isolarsi, frequenta luoghi pubblici come faceva l'imprenditore vicentino ora in rianimazione. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, dopo un confronto con Zaia, si sta muovendo. La formula paludata, consegnata alle agenzie dall'entourage di Speranza, spiega: il ministro ha dato mandato all'ufficio legislativo del suo dicastero per verificare il quadro normativo sui trattamenti sanitari obbligatori (Tso); l'obiettivo: studiare una eventuale norma più stringente che riguarda la tutela contro il Covid dopo il caso del focolaio veneto.

 

roberto speranza

VERIFICA

Il passaggio successivo sarà la verifica politica, dunque con la maggioranza e con il presidente del Consiglio, per valutare come e se applicare questa misura che ha dei risvolti collegati alle libertà personali. In parallelo, corre il caso sollevato ieri da un altro governatore che però è anche segretario del Pd, partito di maggioranza, Nicola Zingaretti. Secondo il presidente del Lazio è necessario che già in aeroporto si sottopongano ai tamponi i passeggeri in arrivo da Paesi Extra Ue.

 

In Italia non viene fatto, c'è solo l'obbligo dell'isolamento domiciliare che è però su base fiduciaria; come lo stesso Zingaretti denuncia, questa formula non funziona, viste le decine e decine di casi di importazione ormai registrati. Il Lazio, se il governo non interverrà, si muoverà con una sua ordinanza. L'esecutivo, sul controllo delle frontiere, ha mostrato più prudenza degli altri Paesi dell'Unione europea: c'è una lista di 15 nazioni (ad esempio Corea del Sud e Giappone) dalle quali si può arrivare ed entrare nei confini della Ue senza dovere rispettare la quarantena, ma l'Italia invece ha scelto di mantenere le due settimane di isolamento.

 

assistente civico francesco boccia

Nella pratica, però, il nostro Paese sembra avere sottovalutato il reale impatto di decine e decine di persone che ogni giorno atterranno negli aeroporti italiani dopo essere partiti da paesi extra Ue. Molti altri arrivano via terra dai Balcani. L'effetto: una marea di casi di importazione in Veneto, in Toscana, nel Lazio, in Campania, in Puglia.

 

E i dati di ieri dell'andamento dell'epidemia sono buoni perché diminuiscono i nuovi casi positivi e i decessi, ma hanno anche elementi di preoccupazione perché aumentano il numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva e negli altri reparti e anche quello dei casi attualmente positivi.

 

Il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, parlando al Tg3 dei nuovi focolai, ha ricordato: «Le Regioni hanno gli strumenti per intervenire. Il meccanismo è rodato e funziona. Le leggi ci sono, vanno applicate. Quando c'è un focolaio, le Regioni in totale autonomia possono intervenire per attuare tutte le restrizioni possibili». Se vogliono, è la sintesi, possono anche istituire zone rosse.

WALTER RICCIARDI

 

NODI

Più complicato, nonostante l'apertura di Speranza, il ricorso al Tso per i malati di Covid-19 che rifiutano il ricovero. Già oggi se una persona è positiva e non resta in isolamento, ha una sanzione penale (da 3 a 18 mesi di carcere) e c'è una multa fino a 5mila euro. Ma la sanzione arriva quando ormai il danno è stato fatto. Il professor Walter Ricciardi, ordinario di Igiene all'università Cattolica di Roma e consigliere del ministero della Salute, è scettico sulla possibilità di ricorrere a uno strumento come il Tso: «Dovrebbe deciderlo il sindaco?

 

Mi sembra complicato. Secondo me bisogna usare soprattutto gli strumenti che esistono. E combattere con forza questo sentimento generale, sbagliato, secondo cui l'epidemia è finita. Bisogna tornare a comportamenti prudenti. Pensiamo alla app Immuni: perché in così pochi l'hanno installata? Perché non si fa abbastanza per promuoverla?».

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…