PARLA COME MAGNI! IL LIBRO “LA DANZA DELLE MOZZARELLE” TOGLIE IL VELO ALLA “NARRAZIONE” SUL CIBO DI EXPO, DEGLI SLOW FOOD E DEI FARINETTI - UNA RETORICA CHE NASCONDE LE SOLITE PRATICHE DI SFRUTTAMENTO DEL TURBO CAPITALISMO

IL LIBRO LA DANZA DELLE MOZZARELLE DI WOLF BUKOWSKI IL LIBRO LA DANZA DELLE MOZZARELLE DI WOLF BUKOWSKI

Daniela Ranieri per il “Fatto quotidiano”

 

L’immagine che meglio racconta un’epoca e un’epica è questa: Oscar Farinetti che, nel 2003, mentre fa il tour degli edifici di Torino adatti a ospitare il primo vagito di Eataly insieme all’assessora chiampariniana (oggi renziana) Elda Tessore, entra nella ex fabbrica Carpano, va dietro una cisterna “dove un tempo si faceva il vermouth più buono della città”, e piscia.

 

WOLF BUKOWSKIWOLF BUKOWSKI

È la “presa di territorio”: il primo Eataly sorgerà lì, al Lingotto. Lo riporta Wolf Bukowski ne La danza delle mozzarelle (ed. Alegre), dura messa a nudo della retorica del cibo etico, da Slow food e dal suo manifesto del 1987 fino a Expo, animalone già fallito ma tutto “raccontato” intorno al cibo, oltre che “punto di snodo dove l’eccezionalità della crisi diventa l’eccezionalità della finta ripresa”.

 

Bukowski parte dalla “narrazione”: ci dicono dove fare la spesa e cosa mangiare; prescrivono masticazione lenta; si augurano che spendiamo almeno il 20 per cento del nostro reddito in generi alimentari, magari biologici. Non sono medici, ma imprenditori e intellettuali di grido, tedofori della decenza e del bene comune che con tono ammonitorio e oracolare propugnano la morale del “mangiar bene” su cui fondare una società migliore.

renzi farinetti eatalyrenzi farinetti eataly

 

Hanno delle fissazioni. Li scandalizza che il popolo rinunci “più facilmente alla qualità del cibo che all’aggiornamento dello smartphone”, e se da una parte scomunicano il popolino ancora insipiente di origini controllate e chilometri zero, dall’altra auspicano la “valorizzazione” dei territori, delle tipicità, delle specialità regionali. Il tutto per mezzo di una retorica consolatoria, esclusiva, che peraltro lascia inalterati i rapporti di produzione, cioè i modi con cui il turbo-capitalismo sfrutta il lavoro anche quando si maschera da missione di civilizzazione.

Oscar Farinetti Oscar Farinetti

 

Le prefiche del ritorno alle origini, innamorate della vendemmia e del caglio fatto a mano, sono qui nominate una per una con relativa promulgazione: così Carlin Petrini, fondatore di Slow Food (“Oggi [gli italiani spendono] solo il 14 per cento mentre il 13 per cento lo investono in telefonini”) e il renzista Andrea Segrè, presidente del Caab, Centro Agroalimentare di Bologna (“Oggi si rinuncia al buon cibo, ma non all’ultimo modello di cellulare”), in ciò simili a quei leghisti che si scagliano contro gli africani che occupano le case e poi sui balconi hanno la parabolica.

 

CARLIN PETRINICARLIN PETRINI

Insomma, se proprio vogliamo avere il cattivo gusto di essere poveri e immettere veleno nelle nostre arterie, per non fare alterare lorsignori dovremmo almeno avere la delicatezza di rinunciare all’iPhone. La danza dei numeri poi non ha alcun senso: paragonare i dati di decenni diversi non consente di tener conto dell’innovazione tecnica che ha prodotto il crollo dei prezzi del cibo, e le percentuali di ripartizione del nostro paniere sono del tutto relative, al punto che un barbone della stazione Termini spenderà il 90 per cento delle sue risorse in alimenti, ma non per questo sarà più avveduto di noi in fatto di olii da olive spremute a freddo.

 

Non tecnofobico (forse perché ex capo di Unieuro, il gigante della distribuzione che per anni ha vomitato sul mercato milioni di apparecchi al silicio) ma anzi renzianamente innovativo è Farinetti, scaltro divulgatore di una “narrazione” in cui confluiscono ambizioni imperialiste e smanie pedagogiche (“Spiego il cibo a tutto il mondo”).

EXPOEXPO

 

Eataly, “da un lato nicchia commerciale nella Grande distribuzione, dall’altro quasi uno spin off del mondo Slow”, come la definisce lucidamente Bukowski, è un sogno lisergico di Karl Marx. Nei suoi negozi “sensoriali” e nel nascente parco enogastronomico di Bologna (una “Disneyland del cibo tricolore”) che il Comune gli ha assegnato mentre Segré cambiava l’acronimo Caab nel fragrante Fico (Fabbrica italiana contadina), le mozzarelle Doc e Dop “ballano” come ballavano i tavoli del Capitale.

 

La narrazione di Farinetti, che si avvale per il suo Laboratorio di Resistenza Permanente delle lezioni di “capitani”(sic) come Michele Serra e Alessandro Baricco, non è che la nuova faccia del feticismo delle merci, resa più insidiosa dalla retorica proattiva e assolutoria degli “alti cibi”.

 

CIBO BIOLOGICO CIBO BIOLOGICO

Perciò andremo a Expo, dove Eataly ha ottenuto un posto al sole senza gara e dove lavoreranno gratis giovani “volontari” raggirati dalla pomposità dell’“esperienza multilingue” e lavoratori privi di diritti grazie al Jobs Act, e toccheremo i videowall del Future Food District, il supermercato Coop, con cui, secondo Bukowski, “i padroni non si aspettano di vedere che la coreografia del proprio trionfo”, sentendo di partecipare a una rivoluzione ma invece resi due volte schiavi.

 

CIBO FINTO MADE IN ITALY images CIBO FINTO MADE IN ITALY images

IL LIBRO di Bukowski “struc - ca” queste retoriche della loro sovrastruttura “emozionale”, tutta sentimento, adesione, lusinga, e ne scopre la struttura, lo scheletro nudo costruito da relazioni tra potere economico e politico, coop, banche e istituzioni locali, ricordandoci che come dentro il tavolo c’è fame, fatica e legno, così dentro la mozzarella di bufala c’è lavoro, sudore, precarietà, povertà e, soprattutto, bufala.

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…