LA PAURA MANGIA L'ANIMA - DAGO: “DI FRONTE ALLA CUPA VISIONE DEL PAPA NELLA PIAZZA VUOTA DI SAN PIETRO, FLAGELLATA DALLA PIOGGIA, DALL’IO A DIO, IL PASSO È STATO BREVE - IERI, SI SCHERZAVA: ‘’DIO, DAMMI UN ASSEGNO DELLA TUA PRESENZA”. ERA PREVALSA L’IDEA DI UNA SOCIETÀ PERFETTA, CHE POTEVA FARE A MENO DEL SACRO, DELLA FEDE. ORA IL FLAGELLO DEL CORONAVIRUS, SOPPRIMENDO IL FUTURO, HA MESSO LA NOSTRA ANIMA AL MURO…” - LE PAROLE DEL PAPA 

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Roberto D’Agostino per Vanity Fair

 

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Abbiamo sempre immaginato la fine del mondo come un evento esterno: guerra atomica, poli che si squagliano, meteoriti giganti e invece… In questi giorni catastrofici, ognuno di noi è parte di questo dramma. Nessuno ne è esente. E la presa di coscienza della fragilità e della caducità della vita sta spingendo tanti a interrogarsi sulle scelte fatte, sugli amori che non ha osato amare, sulla vita che non ha osato di vivere, sulle tante stronzate con cui abbiamo sprecato l’esistenza.

 

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Ansia, rischio, precarietà. Xanax al posto dello spritz. Tavor meglio del Negroni. Si può non essere d'accordo su che cosa è bene e cosa è male, ma tutti sono convinti che presto la "qualità della vita" andrà nel peggiore dei modi, qualunque cosa ciò voglia dire. "Ha da passa' 'a nuttata". Insomma, non sappiamo dove andiamo, ma stiamo andandoci a rotta di collo. Essì, “La paura mangia l'anima" diceva il titolo di un film del troppo ingiustamente dimenticato Rainer Werner Fassbinder.

 

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E quando il gioco si fa duro e non si sa più dove sbattere la testa, in attesa che il mondo capisca come riprendere in mano il controllo delle certezze, i più si stanno avventando come naufraghi del Titanic su una vecchia scialuppa: la religione.

 

Per esempio, giovedì scorso è accaduto qualcosa di veramente sorprendente perché mai accaduto fino ad oggi: va in onda una sfida parrocchiale tra ‘’Don Matteo’’ su Rai1 ed il Papa su Tv2000, l’emittente dei Vescovi. Bene: gli ascolti del Rosario delle 21 della finora “clandestina” (per ascolti) Tv2000 mostrano 4,2 milioni di spettatori, secondo solo alla puntata finale della serie ‘’Don Matteo’’.

 

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Famiglie in massa di fronte alla tv per pregare. Dall’Io a Dio, il passo è stato breve. Ieri, si scherzava: ‘’Dio, dammi un assegno della tua presenza”. La felicità? Era diventata un diritto che ognuno poteva cercare di comprare, anche online. Il senso della vita? Bastava sostituire la chiesa con la farmacia e le nostre esigenze spirituali erano garantite da una scatola di Viagra.

Ora il flagello del Coronavirus, sopprimendo il futuro, ha messo la nostra anima al muro. Spronandoci a distinguere meglio tra ciò che è importante e ciò che è futile.

 

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Alla fine, quando la morte è tangibile, osservando i nostri cari, si comprende che il contrario della fine non è la vita, ma l’amore. E così, anche in una società dura e cattiva, pornicizzata e competitiva, nella roulette dell’epidemia Dio è ciò che manca quando non manca nulla.

 

E di fronte all’agghiacciante visione delle centinaia di bare di Bergamo portate via dai camion militari, uno balbetta la domanda di Severino Boezio: ‘’Se Dio esiste, da dove viene il male? E se non esiste, da dove viene il bene?’’. Quindi: la Chiesa e le religioni riescono ancora a consolare gli uomini?

Papa Francesco da solo in Piazza San Pietro Papa Francesco da solo in Piazza San Pietro

 

Nella modernità di ieri era prevalsa l’idea del futuro, l’idea di una società perfetta, che poteva fare a meno del sacro, della fede, della trascendenza. Nel postmoderno di oggi, invece, l’utopia appartiene al presente, non riguarda un futuro lontano, ma è qui e ora come sinergia tra arcaismo e sviluppo tecnologico, il sacro e internet. Basta fare una semplice ricerca sulla Rete e alla parola “spiritualità” zampillano oltre 4 milioni di risultati.

 

Papa Francesco da solo in Piazza San Pietro Papa Francesco da solo in Piazza San Pietro

E’ significativo che l’Autobiografia dello Yogi Yogananda, lo Swami indiano che negli anni Venti ha fatto conoscere al mondo occidentale lo yoga e la meditazione, sia stato l’unico libro presente nell’iPad di Steve Jobs, il quale ne dispose la distribuzione di 800 copie alle personalità che avrebbero partecipato al suo funerale.

 

Nei film di Woody Allen il suo irresistibile cinismo nichilista non si ferma davanti a Dio. Allen non ha la fede e l’assurdità dell’esistenza prende il sopravvento in maniera sarcastica. Così parafrasando una sua battuta, possiamo dire: ‘’Io non so se Dio esiste. Ma se esiste, spero che abbia una buona scusa per la tragedia che stiamo vivendo”.

Papa Francesco da solo in Piazza San Pietro Papa Francesco da solo in Piazza San Pietro

 

ECCO LE PAROLE DEL PAPA NELLA PREGHIERA STRAORDINARIA IN SAN PIETRO

Da Avvenire

 

Pregando in solitaria sul sagrato della basilica di San Pietro, in una piazza vuota e bagnata dalla pioggia, il Papa ha compiuto un atto di affidamento a Maria, in tempi di coronavirus: pubblichiamo integralmente le parole pronunciate da Francesco in questo straordinario momento di preghiera.

 

Papa Francesco da solo in Piazza San Pietro Papa Francesco da solo in Piazza San Pietro

«Venuta la sera» (Mc 4,35). Così inizia il Vangelo che abbiamo ascoltato. Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.

Papa Francesco da solo in Piazza San Pietro Papa Francesco da solo in Piazza San Pietro

 

È facile ritrovarci in questo racconto. Quello che risulta difficile è capire l’atteggiamento di Gesù. Mentre i discepoli sono naturalmente allarmati e disperati, Egli sta a poppa, proprio nella parte della barca che per prima va a fondo. E che cosa fa? Nonostante il trambusto, dorme sereno, fiducioso nel Padre – è l’unica volta in cui nel Vangelo vediamo Gesù che dorme –. Quando poi viene svegliato, dopo aver calmato il vento e le acque, si rivolge ai discepoli in tono di rimprovero: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (v. 40).

Papa Francesco da solo in Piazza San Pietro Papa Francesco da solo in Piazza San Pietro

 

Cerchiamo di comprendere. In che cosa consiste la mancanza di fede dei discepoli, che si contrappone alla fiducia di Gesù? Essi non avevano smesso di credere in Lui, infatti lo invocano. Ma vediamo come lo invocano: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (v. 38). Non t’importa: pensano che Gesù si disinteressi di loro, che non si curi di loro. Tra di noi, nelle nostre famiglie, una delle cose che fa più male è quando ci sentiamo dire: “Non t’importa di me?”. È una frase che ferisce e scatena tempeste nel cuore. Avrà scosso anche Gesù. Perché a nessuno più che a Lui importa di noi. Infatti, una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati.

Papa Francesco da solo in Piazza San Pietro Papa Francesco da solo in Piazza San Pietro

 

La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità.

 

Papa Francesco bacia il crocifisso miracoloso Papa Francesco bacia il crocifisso miracoloso

Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli.

 

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, la tua Parola stasera ci colpisce e ci riguarda, tutti. In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!”.

 

Papa Francesco da solo in Piazza San Pietro Papa Francesco da solo in Piazza San Pietro

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla fede. Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te. In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “Convertitevi”, «ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni.

 

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È la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Davanti alla sofferenza, dove si misura il vero sviluppo dei nostri popoli, scopriamo e sperimentiamo la preghiera sacerdotale di Gesù: «che tutti siano una cosa sola» (Gv 17,21).

 

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Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti.

 

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai.

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Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore si risveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore.

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In mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi. Il Signore ci interpella dalla sua croce a ritrovare la vita che ci attende, a guardare verso coloro che ci reclamano, a rafforzare, riconoscere e incentivare la grazia che ci abita. Non spegniamo la fiammella smorta (cfr Is 42,3), che mai si ammala, e lasciamo che riaccenda la speranza.

 

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Abbracciare la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità, di solidarietà. Nella sua croce siamo stati salvati per accogliere la speranza e lasciare che sia essa a rafforzare e sostenere tutte le misure e le strade possibili che ci possono aiutare a custodirci e custodire. Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza: ecco la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza.

 

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«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Cari fratelli e sorelle, da questo luogo, che racconta la fede rocciosa di Pietro, stasera vorrei affidarvi tutti al Signore, per l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta. Ripeti ancora: «Voi non abbiate paura» (Mt 28,5). E noi, insieme a Pietro, “gettiamo in Te ogni preoccupazione, perché Tu hai cura di noi” (cfr 1 Pt 5,7).

 

 

 

 

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