Massimo Gramellini per il "Corriere della Sera"
Il green pass promette di andare a finire come vanno a finire quasi sempre le leggi in Italia quando devono passare dalla fase dell'enunciazione a quella dell'attuazione. Si prenderà atto di una forte resistenza sociale e del rischio di incidenti, si troveranno eccezioni umanitarie e obiezioni giuridicamente inoppugnabili.
Come nel caso dei condoni che ci contraddistinguono dai tempi delle gride manzoniane, lo Stato sarà zelante a parole ma pragmatico nei comportamenti. Largo, dunque, al tampone di cittadinanza: magari non ovunque, ma dove serve a scongiurare guai peggiori, come si è visto nel porto di Trieste. Forse è persino giusto così. Però vogliamo concedere a un cretino che ha rispettato le regole la possibilità di un piccolo sfogo?
Questo cretino aveva paura esattamente come i no vax. Eppure ha pensato che vaccinarsi fosse la cosa giusta da fare per proteggere sé stesso e gli altri. Così ha litigato con il computer per prenotare un appuntamento, si è messo in coda con il suo bel numeretto, ha passato una notte con la febbre a 38, ha pure consolato un parente che per reazione al vaccino ha trascorso una settimana in ospedale, senza farla troppo lunga né gridare al complotto.
E adesso si ritroverà, da contribuente, a pagare il tampone ai «ribelli», venendo ancora sbertucciato come servo del sistema. Va bene così. Però la prossima volta evitiamo di mettere l'asticella della legge a due metri, se tanto alla fine offriamo sempre i trampoli a chi non vuole saltare.
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