VADO, SMIGNOTTO E TORNO - MOLTE ITALIANE FANNO LE “PRENDOLARI” TRA ITALIA E SVIZZERA DOVE LA PROSTITUZIONE È LEGALE: “QUI PAGO LE TASSE, LE COSE FUNZIONANO E QUANDO CHIEDI UN PERMESSO, ANCHE PER LAVORARE COME PROSTITUTA, PER LORO NON FA DIFFERENZA”

Chiara Maffioletti per il "Corriere della Sera"

Sei giorni in Svizzera e uno in Italia, i genitori sanno che lavora in un centro estetico
La condizione è che almeno una volta la settimana passi il confine. E lei lo fa, in un viaggio che è anche quello tra la sua vecchia vita e la nuova che ha deciso di costruirsi in Svizzera, dove lavora come prostituta. «Ci vuole coraggio», conferma Stella, una bella ragazza di 25 anni.

Ultimamente sempre più italiane scelgono di andare in Svizzera per prostituirsi. Molte di loro sono frontaliere, come Stella (nome di fantasia). «Non voglio che si pensi alla solita storia di degrado», premette lei che, pur pretendendo assoluta privacy, ha scelto di raccontarsi proprio per sfatare alcuni luoghi comuni, come quello secondo cui chi si prostituisce lo fa perché sfruttato o per estremo bisogno.

«Io ho iniziato perché ero affascinata dai guadagni facili: non ho pudicizia o remore morali, ho un bell'aspetto e credo che i soldi facciano la felicità. Non ho iniziato per fame, piuttosto ero affamata di denaro».

Nella sua famiglia - una normale famiglia del Nord Italia -, non ne è mai girato moltissimo «ma non mi è nemmeno mai mancato niente. Dopo le superiori ho trovato un lavoro come impiegata: i famosi mille euro al mese con cui riesci a vivere a stento. Come molti della mia età, mi sentivo senza prospettive».

Parla della sua come di «un'attitudine» e a fargliela realizzare «è stato un uomo, molto più grande di me, che ho frequentato quando avevo 20 anni. Una volta, senza un perché, mi ha pagata. Da lì ho capito che potevo guadagnare con qualcosa che mi piaceva e ho cominciato a lavorare sporadicamente come escort».

Qualche mese fa, la decisione di venire in Svizzera: «Ho un appartamento e lavoro come massaggiatrice: significa che scelgo io con chi arrivare fino in fondo. Qui mi sento tutelata: pago le tasse, la burocrazia non è lenta e sibillina come da noi, le cose funzionano e quando chiedi un permesso, che ti serva per lavorare come cameriera o come prostituta, per loro non fa nessuna differenza.

Non mi sono mai sentita giudicata ma, anzi, protetta. La polizia sa dove esercito, fanno dei controlli. Ogni tanto penso alle ragazze che in Italia lavorano per strada: se una di loro sparisce chi se ne accorge?». A differenza di molte altre, Stella non immagina di fare questo lavoro per un tempo limitato: «Non ragiono così, non lo stabilisco in partenza. Preferisco vivere alla giornata».

In ogni caso, non lo sente come un problema: «Anzi, vedo questa mia nuova vita come una rivincita. Una rivincita rispetto al precariato, rispetto al non avere nemmeno 20 euro in tasca da spendere come mi pare. Io oggi guadagno come un magistrato. Anzi, forse a un magistrato potrei anche offrire qualcosa da bere».

Le idee sono chiare e la parlantina è svelta anche quando il discorso passa allo sfruttamento: «Il mio corpo è la mia azienda, tutto qui. Se c'è qualcuno sfruttato quello è il cliente che deve pagare per avere l'illusione di stare con me. Io gli vendo fumo, fumo rosa». Nessuno svilimento.

Stella piuttosto si sente «soddisfatta, ho una sensazione di potere. Certo, ho anche un ego spropositato». Che comunque, ribadisce, nel suo lavoro aiuta. E aiuta anche ricordarsi che prima, nella sua vita precedente, quella da impiegata, «vivevo come uno zombie, sbuffando a ogni carta che dovevo compilare, senza sbocchi e di certo senza potermi comprare un paio di scarpe di Chanel».

Per la sua famiglia lavora in un centro estetico. Nessun timore che possano scoprire la verità? «La privacy per chi fa il mio mestiere è fondamentale. Anche i miei clienti hanno tutto l'interesse nel mantenerla: da me vengono persone importanti, imprenditori, politici, autorità. Sta più a cuore a loro che non si sappia nulla».

Persone eleganti e perbene, giura: «Almeno nel 90% dei casi. Con loro parlo molto. In genere si crea un rapporto simile a quello che si ha con un'amante». Visto che quasi tutti hanno una moglie e dei figli. Ricorda solo un incontro sgradevole: un uomo le ha detto che lei non aveva voce in capitolo visto che era quella sfruttata... «Accompagnandolo alla porta gli ho fatto notare che forse doveva sentirsi lui quello sfruttato, visto che gli avevo appena chiesto 400 franchi per un massaggio». Ma è solo un episodio, assicura.

Da questa sua «avventura ben retribuita» sono dunque esclusi i genitori e gli amici di sempre. Se sua mamma sapesse? No, impensabile, non capirebbe. «È impossibile che possa farlo. Anche le altre ragazze italiane che conosco alle famiglie dicono di lavorare in un ristorante o in un bar. Nessuna dice la verità».

Immaginandosi lei mamma, se un domani sua figlia dovesse confessarle che fa la prostituta, capirebbe? «Difficile, bisogna esserlo per esprimersi. Però credo che se la vedessi felice e realizzata la appoggerei. È una professione che ha la sua dignità». Di solito lavora per tre mesi e poi se ne concede uno di «gran ferie».

Ha almeno tre clienti al giorno, ma arriva con facilità a 5 o 6. I guadagni preferisce non quantificarli, ma siamo oltre i diecimila euro al mese. Mentre racconta, torna alla sua vecchia vita, ma stavolta il confine lo passa solo con i ricordi: «Mi fa sorridere l'idea che un tempo ero quella che leggeva reportage come questi, adesso ne sono la protagonista».

Un giorno potrebbe scrivere un libro, riflette, su questo suo «facile escamotage per vivere bene, dal momento che il mezzo per vivere bene sono i soldi». Comunque la si pensi, stride un po' parlare di lieto fine. Eppure Stella giura: «Non ho mai dormito sonni tanto tranquilli come da quando ho preso in mano così la mia vita».

 

PROSTITUZIONE SVIZZERA PROSTITUZIONE SVIZZERA PROSTITUZIONE SVIZZERA PROSTITUZIONE SVIZZERA PROSTITUZIONE SVIZZERA PROSTITUZIONE SVIZZERA PROSTITUZIONE SVIZZERA

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…