vladimir putin volodymyr zelensky ucraina

ZELENSKY SI È SALVATO PER UN SOFFIO! - IL “TIME” RIVELA CHE LE TRUPPE DI PUTIN, NELLE PRIME ORE DELLA GUERRA,  STAVANO PER CATTURARE IL PRESIDENTE UCRAINO E LA SUA FAMIGLIA - I MILITARI INFORMARONO L’EX COMICO CHE ALCUNE SQUADRE D’ASSALTO SI ERANO PARACADUTATE A KIEV PER UCCIDERLO E TRA LE MURA DEL SUO UFFICIO SI SENTIVANO GLI SPARI, MENTRE LA GUARDIA PRESIDENZIALE CERCAVA DI SIGILLARE IL COMPLESSO - IL CAPO DELLO STAFF PRESIDENZIALE, ANDRIY YERMAK: "PRIMA DI QUELLA NOTTE, COSE DEL GENERE LE AVEVAMO VISTE SOLTANTO NEI FILM"

 

 

 

Andrea Marinelli e Guido Olimpio per www.corriere.it

 

volodymyr zelensky in copertina su time

Il 24 febbraio, nelle prime ore dell’invasione, i soldati russi sono arrivati a un passo dall’acciuffare Volodymyr Zelensky e la sua famiglia. È lo stesso presidente ucraino a ripercorrere quei momenti concitati — anche se i ricordi sono «frammentari», avverte, un insieme disgiunto di suoni e immagini — in una lunga intervista concessa alla rivista americana Time, che lo ha seguito per una settimana insieme ai suoi più stretti collaboratori.

 

Appena due giorni prima — come aveva confermato al Corriere il presidente estone Alar Karis, che il 22 febbraio si era recato in visita a Kiev — Zelensky ancora non credeva a un’invasione su larga scala dei russi: nonostante gli avvertimenti arrivati da Washington, pensava che l’esercito di Putin avrebbe al massimo puntato sulle aree contese del Donbass.

 

Invece quella mattina, prima dell’alba, il presidente ucraino e la moglie Olena Zelenska si sono precipitati dai figli — di 17 e 9 anni — per avvertirli che la guerra era cominciata e che dovevano fuggire. «Li abbiamo svegliati», ricorda Zelensky. «Si sentivano le esplosioni, rumorose». Nello stesso momento, il presidente fu informato dall’esercito ucraino che le truppe d’élite russe erano state paracadutate a Kiev per catturarlo insieme e alla sua famiglia.

 

Vladimir Putin

«Prima di quella notte, cose del genere le avevamo viste soltanto nei film», ha raccontato Andriy Yermak, il capo dello staff presidenziale, anche lui — come Zelensky, conosciuto quando entrambi lavoravano per la rete televisiva Inter, e molti suoi collaboratori — proveniente dall’industria dello spettacolo.

 

Mentre le truppe ucraine cercavano di respingere l’assalto russo alla capitale, le guardie presidenziali di Kiev provavano a mettere in sicurezza il complesso governativo di via Bankova, bloccando il cancello sul retro con transenne della polizia, pannelli di compensato e tutto ciò che riuscivano a trovare.

 

soldati ucraini a kiev 6

Al compound arrivavano intanto tutti gli alleati del presidente, alcuni portandosi anche i familiari: fra loro c’era anche Ruslan Stefanchuk, il presidente del Parlamento che sarebbe dovuto succedere a Zelensky se fosse stato ucciso ma che, in violazione del protocollo di sicurezza, si presentò al palazzo presidenziale e poi partecipò al voto con cui l’assemblea impose la legge marziale in Ucraina.

 

Nel tardo pomeriggio, dopo che Zelensky aveva firmato il decreto, attorno al quartiere governativo cominciarono gli scontri a fuoco. Le guardie presidenziali spensero tutte le luci all’interno del complesso presidenziale, fornirono giubbetti antiproiettile a tutti i presenti e portarono fucili d’assalto a Zelensky e a una dozzina dei suoi assistenti: gran parte di loro, tuttavia, non sapeva neanche come imbracciarli.

soldati ucraini a kiev 7

 

«Sembrava un manicomio, c’erano fucili automatici per tutti», ha raccontato a Time il consigliere presidenziale Oleksiy Arestovych, che essendo un veterano del servizio d’intelligence militare era uno dei pochi a saperli usare. Fuori, intanto, la battaglia si faceva sempre più vicina e i russi provarono a irrompere all’interno del palazzo presidenziale, respinti due volte: insieme a Zelensky — come conferma lui stesso a Simon Shuster di Time — c’erano ancora la moglie e i due figli.

 

volodymyr zelensky su time

Fu in quel momento che Stati Uniti e Gran Bretagna si offrirono di evacuare il presidente, magari per formare un governo in esilio nella Polonia orientale, ma la proposta — arrivata attraverso una linea protetta con Washington — non fu neanche presa in considerazione. «Ho bisogno di munizioni, non di un passaggio», si racconta che abbia risposto Zelensky, anche se queste parole non sono mai state confermate da nessuno.

 

Che le abbia pronunciate o meno, in quel frangente si è decisa in ogni caso la storia del conflitto: il governo ucraino non è fuggito, è rimasto a difendere il proprio territorio anche grazie ai rifornimenti occidentali, mentre i piani russi di una conquista rapida del Paese sono naufragati. «Abbiamo pensato che fosse stato coraggioso», dice a Time un funzionario americano informato sui fatti, «ma anche molto rischioso».

 

Lo stesso pensarono le guardie del corpo di Zelensky, racconta la rivista americana, che lo invitarono a lasciare immediatamente il palazzo presidenziale. «Era troppo esposto, non avevamo neanche dei blocchi di cemento per chiudere la strada», ricorda il consigliere Arestovych.

volodymyr zelensky

 

Gli edifici del complesso presidenziale si trovano infatti in un quartiere di Kiev densamente popolato, circondato da palazzi civili che potevano essere usati dai cecchini russi, abbastanza vicini da poter centrare le finestre con una granata tirata dall’altro lato della strada. Fuori città, invece, c’era un bunker che lo aspettava e che poteva proteggerlo anche durante un lungo assedio: Zelensky, anche in questo caso, si rifiutò di essere trasferito.

vladimir putin

 

Nelle ore precedenti, all’aeroporto di Hostomel, a 35 chilometri dal complesso presidenziale di via Bankova, erano sbarcate intanto le truppe aviotrasportate che dovevano decapitare il governo ucraino.

 

Ad aspettarle hanno trovato però gli ucraini: come abbiamo raccontato in precedenza, la Cia aveva informato gli ucraini sui piani russi, fornendo elementi precisi sulle direttrici dell’attacco. Grazie a fonti interne e immagini satellitari, infatti, a Washington sapevano che l’Armata avrebbe provato a conquistare lo scalo con l’obiettivo di creare una testa di ponte e favorire l’afflusso di rinforzi con gli aerei. L’apertura di una breccia probabilmente doveva sommarsi alle mosse di una quinta colonna, composta da collaborazionisti, che avrebbe dovuto favorire l’eliminazione del presidente.

 

soldati ucraini a kiev 1

La resistenza era però preparata, la battaglia è stata cruenta e i russi – caduti nella trappola – hanno subito le prime perdite pesanti nei reparti d’élite. Secondo gli ucraini, raccontava in quei giorni l’inviato del Corriere a Kiev Lorenzo Cremonesi, tre aerei da trasporto Ilyushin II-76 sarebbero stati abbattuti ben prima di avvicinarsi all’area di atterraggio di Hostomel, dove si è combattuta una delle battaglie più decisive della guerra: ogni velivolo aveva a bordo circa 150 uomini e in pochi secondi Putin avrebbe perso quasi 500 dei suoi combattenti migliori.

 

volodymir zelensky

Alcuni osservatori, però, hanno ridimensionato queste perdite e ridotto (forse) solo a uno il cargo distrutto. Nelle stesse ore, una colonna blindata che cercava di raggiungere lo scalo da Chernobyl sarebbe stata annientata: parte di questi dettagli, raccolti sul campo, tornano nei racconti fatti ai giornalisti americani dai funzionari della Cia.

 

Dopo aver rifiutato la via d’uscita americana e il trasferimento nel bunker fuori città, intanto, Zelensky era già diventato il simbolo della resistenza ucraina: un presidente non particolarmente popolare in tempo di pace, in 24 ore era diventato il comandante da seguire in guerra. La notte successiva, mentre in strada ancora si combatteva, il leader ucraino uscì dal compound per registrare il famoso video nel centro di Kiev, circondato dai suoi collaboratori. «Siamo tutti qua», diceva, facendo l’appello dei suoi funzionari presenti, tutti vestiti con le magliette e le giacche dell’esercito che sarebbe diventata l’uniforme di guerra. «Difendiamo la nostra indipendenza, il nostro Paese».

 

massacro di bucha

In quelle prime 48 ore di guerra, il presidente-comico ha trovato la cifra comunicativa con cui è riuscito a dettare la linea per oltre due mesi: la propaganda ucraina è sempre stata un passo avanti a quella russa, con Kiev che ha martellato in modo pesante chiedendo costantemente aiuto all’occidente e impendendo al resto del mondo di «dimenticarsi» del conflitto. «Capisci che ti stanno guardando», ha spiegato lui stesso a Time. «Sei un simbolo, e devi fare ciò che deve fare un capo di Stato».

 

A quel punto, come ha raccontato Francesco Verderami sul Corriere, attorno a Zelensky è stata costruita una «tripla cintura difensiva». La prima è quella dei suoi uomini, che hanno un’attenzione maniacale al cibo, all’acqua, alle medicine, alla biancheria e alle lenzuola usate dal presidente, per evitare che venga avvelenato.

 

volodymyr zelensky antonio guterres

La seconda e la terza sono «una co-produzione anglo-americana», come hanno spiegato fonti di intelligence: una fisica, «posizionata sul terreno a debita distanza», un’altra «da remoto». Il dispositivo di sicurezza fa uso di satelliti e di strumenti elettronici pronti ad «accecare comunicazioni ritenute ostili», mentre al resto contribuiscono le informazioni delle agenzie europee.

 

UN SOLDATO UCRAINO ACCENDE UNA CANDELA DURANTE LA MESSA DI PASQUA A KIEV

La stessa Cia ha definito «rivoluzionaria» la collaborazione con l’intelligence di Kiev, uno scambio di informazioni per alcuni aspetti anche pubblico, di cui si è scritto molto ma che si arricchisce ogni giorno di nuovi dettagli. Un lungo articolo pubblicato nei giorni scorsi da Nbc ha confermato infatti che i servizi segreti americani contribuiscono alla sicurezza di Zelensky, suggeriscono come proteggerne i movimenti, cercano di impedirne la localizzazione, fanno probabilmente ricorso ad apparati elettronici per evitare che le sue conversazioni vengano intercettate e i suoi movimenti tracciati.

soldato ucraino tra le macerie di kiev

 

Zelensky è considerato dagli alleati «ad alto rischio», scriveva sempre Verderami, sebbene vengano ritenute difficili alcune soluzioni di attentato, come ad esempio il bombardamento del suo bunker: i russi sono lontani da Kiev e un’eventuale missione aerea sarebbe priva di effetto sorpresa.

 

Allo stesso modo il lancio di missili verrebbe intercettato per tempo dai satelliti: tuttavia non si tratta di meccanismi perfetti, non bisogna mai «scommettere» su uno scudo totale. «Se Putin con la guerra voleva meno Nato, ne ha avuta di più», ha commentato il ministro della Difesa italiana Lorenzo Guerini. «Se contava su un’Europa divisa, l’ha compattata. Se pensava di eliminare Zelensky, l’ha trasformato in eroe»

 

volodymyr zelensky e vladimir putin 1volodymyr zelensky conferenza stampa nella metropolitana di kiev 5volodymyr zelensky VOLODYMYR ZELENSKY soldati ucraini a kiev 5volodymyr zelensky conferenza stampa nella metropolitana di kiev 4volodymyr zelensky e jens stoltenberg 1VOLODYMYR ZELENSKYVOLODYMYR ZELENSKY volodymyr zelensky e vladimir putin 2Volodymyr Zelensky

Ultimi Dagoreport

troisi papa leone carocci monda

CIAK! LA MESSA È FINITA: ANDATE IN PACE AL CINEMA "TROISI", COSÌ FATE FELICI IL SUO DOMINUS VALERIO CAROCCI E QUEL DISOCCUPATO A CACCIA DELLA BIENNALE VENEZIANA, ANTONIO MONDA - MENTRE LA SETTIMA ARTE IN ITALIA, SOTTO IL DOMINIO DELL’ARMATA BRANCA-MELONI, STA VIVENDO UNA DELLE SUE FASI PIÙ COMATOSE, TRA SALE VUOTE E “SINISTRI” TAGLI AL TAX-CREDIT DEL MINISTRO GIULI-VO, PAPA LEONE XIV RUGGISCE IN FAVORE DELLE SALE CINEMATOGRAFICHE (MA DA QUANDO IN QUA IL PONTEFICE SI OCCUPA DI RIEMPIRE LE SALE, ANZICHÉ PREOCCUPARSI DI RIEMPIRE LE CHIESE?) - L'UNICO CINEMA CHE BENEFICIA DELLA GLORIA DI PREVOST È IL "TROISI", GESTITO DA CAROCCI CHE, IN DUPLEX CON ANTONIO MONDA, HA CONVINTO IL CARDINALE JOSE' TOLENTINO DE MENDOZA NELLA DIVINA MISSIONE DI ORGANIZZARE AL CINEMA "TROISI" NOVE INCONTRI CON REGISTI E ATTORI INTERNAZIONALI, SOTTO IL PATROCINIO DEL SANTA SEDE - GRATIS? MANCO PER NIENTE. PER ACCEDERE ALLA SALA BISOGNERÀ SBORSARE 8 EURO. E COSÌ SIA - CAROCCI E LA NOTA STAMPA DEL "PICCOLO AMERICA" CHE RILANCIA LE PAROLE DEL PAPA...

pier silvio marina berlusconi marta fascina arcore

FLASH! - COL PRETESTO DI DARE UNA RIVERNICIATINA A VILLA SAN MARTINO (CHE HA SPESE DI MANUTENZIONE E SERVITU’ DI 220 MILA EURO ALL’ANNO), MARINA & PIER SILVIO SONO FINALMENTE RIUSCITI A FAR SLOGGIARE MARTA FASCINA E IL SUO PAPA’ ORAZIO, CHE NON L’ABBANDONA MAI, DALLA REGGIA DI ARCORE - ORA LA VEDOVA MORGANATICA E’ CONFINATA IN UNA DÉPENDANCE DEL VILLONE DI 130 METRI QUADRATI, DOVE PROBABILMENTE ALLA FINE RESTERÀ IMPEGNATISSIMA A CONTARE I 100 MILIONI DI EREDITA’ OTTENUTI DALLA BUONANIMA DI PAPI SILVIO…

ignazio la russa sergio mattarella

FLASH! – PER SOSTENERE I FRATELLINI D’ITALIA CIRIELLI E SANGIULIANO ALLE REGIONALI CAMPANE, SI È SCOMODATO PERSINO IL PRESIDENTE DEL SENATO, IGNAZIO LA RUSSA – CHE LA SECONDA CARICA DELLO STATO FACCIA CAMPAGNA ELETTORALE, FOTTENDOSENE DEL SUO RUOLO ISTITUZIONALE,  NON AVRÀ FATTO PIACERE PER NULLA A SERGIO MATTARELLA – D’ALTRONDE, IL PRESIDENTE LEGHISTA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI, LORENZO FONTANA, NON CI PENSA ASSOLUTAMENTE DI SCAPICOLLARSI IN VENETO A SUPPORTO DEL CANDIDATO DEL CARROCCIO, ALBERTO STEFANI…

emanuele filberto di savoia - consulta dei senatori del regno

MONARCHIA UNICA VIA! – SABATO PROSSIMO A PALAZZO BORGHESE DI FIRENZE SI RIUNISCE QUEL CHE RESTA DEI MONARCHICI DE’ NOANTRI, PER LA SERATA DI GALA DELL’ORGANIZZAZIONE “CONSULTA DEI SENATORI DEL REGNO”. OSPITE D’ONORE “SUA ALTEZZA REALE” EMANUELE FILIBERTO DI SAVOIA – NELL’INVITO SONO BEN EVIDENZIALE LE “NOTE DI ETICHETTA”: “È CONSUETUDINE FARE L'INCHINO (C.D. CURTSY) AD UN'ALTEZZA REALE, DINANZI ALLA SUA PERSONA”, “NON È CONSUETUDINE (POICHÉ NON ELEGANTE) UTILIZZARE COSTANTEMENTE I TELEFONI CELLULARI” – AGLI UOMINI È “RICHIESTO IL COSIDDETTO ‘WHITE TIE-CRAVATTA BIANCA’ VALE A DIRE IL ‘FRAC’”. E PER LE DONNE? "È D’UOPO L’ABITO LUNGO. NON SONO AMMESSI..."

camille cheneaux mieli mario draghi

FLASH! - DALLO SPORT ALLA POLITICA, IL PASSO È BREVE. DOPO L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO SILVIA SALIS, UN’ALTRA EX ATLETA SALE ALLA RIBALTA, L’ITALO-SVIZZERA CAMILLE CHENAUX - DOTATA DI UN DOTTORATO DI RICERCA IN RELAZIONI INTERNAZIONALI, LA NEO-POLITOLOGA HA STREGATO PAOLINO MIELI CHE A OTTOBRE HA PRESENTATO A ROMA IL SUO LIBRO: "CRISI DELLO STATO-NAZIONE E POPULISMI EUROPEI" - IERI È STATA LA VOLTA DI MARIOPIO DRAGHI, PREMIATO ALLA FONDAZIONE PRIMOLI, DI CONOSCERE LA FATALE CAMILLE… - VIDEO

2025croserossa croce rossa

CAFONALISSIMO DELLE “CROCEROSSINE” – CHIAMATE LA CROCE VERDE: AL “CHARITY GALA DINNER” CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE (QUALE?), ORGANIZZATO DALLA CROCE ROSSA, SFILA LA "VIA TRUCIS" DI ROMA GODONA: LA FATALE MARIA ELENA BOSCHI CON ROSSETTO-SANGUE, IN COMPAGNIA DI UN UOMO MISTERIOSO (“È SOLO UN AMICO”), LAURA RAVETTO SMALTATA COME UNA VASCA DA BAGNO, CLAUDIA GERINI IN VERSIONE PIERROT (TRUCCO PALLIDO E OCCHIO SPERDUTO), SIMONA BRANCHETTI IRRICONOSCIBILE. E POI OVVIAMENTE LA PREZZEMOLONA DELLE FESTE ROMANE, CIOCIARE E ISTITUZIONALI: CLAUDIA CONTE, CON SCOLLO PERICOLOSO, CHE SI LANCIA SUL MINISTRO NORDIO PER L’IMMANCABILE SELFIE DA AGGIUNGERE ALLA SUA COLLEZIONE - IL ''SUB-DANDY'' MOLLICONE, LA SEMPRE BOMBASTICA-MILF ELEONORA DANIELE, NICOLETTA ROMANOFF, "E-VIRA" CARBONE, MONICA SETTA, BALZARETTI-ABBAGNATO, I DUE JIMMY (GHIONE E CANGIANO)...