1- BOMBA! ERANO I FONDI NERI DI FINMECCANICA AD ALIMENTARE LE CASSE DELLA LEGA 2- A RISCHIO LA TESTA DELL’ATTUALE DOMINUS GIUSEPPE ORSI, CARO A MARONI E CASINI 3- E’ NADIA DAGRADA, DIRIGENTE DELLA TESORERIA E CUSTODE DEI SEGRETI E DEI CONTI DELLA FAMIGLIA DEL SENATÙR, A RIVELARLO SENZA MEZZI TERMINI AI MAGISTRATI: 4- BOSSI SAPEVA DELL’ESISTENZA DEI FONDI NERI DI FINMECCANICA E DELLE SUE CONSOCIATE AUGUSTA WESTLAND (ALL’EPOCA AMMINISTRATA DA ORSI) E SELEX. DI PIÙ: ERA LUI CHE LI DISTRIBUIVA ALL’UOMO CHE OGGI È NELL’OCCHIO DEL CICLONE. CIOÈ “IL NANO”, COME LO CHIAMAVANO I SUOI SODALI NELLE INTERCETTAZIONI: FRANCESCO BELSITO

1- "FONDI NERI DEL SENATÙR , SOSPETTO FRUTTO DI TANGENTI"
Massimo Martinelli per Il Messaggero

All'inizio erano i fondi neri ad alimentare le casse della Lega Nord. E Umberto Bossi lo sapeva. Di più: era lui che li distribuiva all'uomo che oggi è nell'occhio del ciclone. Cioè «il nano», come lo chiamavano i suoi sodali nelle intercettazioni: Francesco Belsito. Lo dichiara senza mezzi termini Nadia Dagrada, dirigente della tesoreria e custode dei segreti e dei conti della famiglia del Senatùr.

Per i magistrati napoletani, le frasi di Nadia Dagrada rappresentano la conferma dell'esistenza di quel sistema di corruzione che ruotava intorno a Finmeccanica e alle sue consociate Augusta Westland e Selex, raccontato a ottobre scorso da Lorenzo Borgogni, ex manager del colosso di piazza Montegrappa. Ma andiamo con ordine.

«TUTTO IN NERO»
Nadia Dagrada scoperchia il pentolone della corruzione il 29 gennaio scorso, alle nove di sera. Parla al telefono con Francesco Belsito del piano per sottrarsi alle pressioni di Roberto Castelli che vuole vederci chiaro sui conti del partito. Belsito e la Dagrada ragionano della possibilità che Castelli venga estromesso dal Comitato amministrativo di gestione, del quale fa parte insieme allo stesso Belsito e a Piergiorgio Stiffoni.

E lei, la Dagrada, sbotta: «Però tu a Bossi precisi la cosa del discorso soldi, che Castelli vuole andare a vedere la cassa e quelli che sono i problemi, perché comunque tu non è che puoi nascondere quelli che sono i costi della famiglia, cioè da qualche parte vengono fuori».

Belsito annuisce e lei continua: «Anche perché o lui, (cioè Umberto Bossi, annotano i carabinieri) ti passa come c'era una volta, tutto in nero, o altrimenti come cazzo fai tu?». Per gli investigatori «il significato del nero è riconducibile alla provenienza del denaro contante che può avere varie origini, dalle tangenti, alle corruzioni o ad altre forme di provenienza illecita e non tracciabile. Denaro che poi veniva elargito senza lasciare traccia a Bossi ed ai suoi familiari.

LA VERITÀ DI BORGOGNI
Di quelle tangenti, annotano gli investigatori, ha parlato lungamente quel Borgogni che fino a pochi mesi fa era il braccio destro del presidente Pierfrancesco Guarguaglini e che poi, con l'avvento di Giuseppe Orsi al vertice di piazza Montegrappa si è ritrovato in pensione. Forse è proprio per questo motivo che davanti ai magistrati napoletani, nell'ottobre scorso, Borgogni ha cominciato proprio dalle magagne del neo presidente e ad di Finmeccanica.

Una di queste è la vicenda ormai arcinota delle presunte mazzette pagate in India per piazzare gli elicotteri Agusta Westland per i voli di Stato, che è stata smentita dal portavoce di Finmeccanica. Gli investigatori ne fanno cenno nel rapporto: «La nostra attenzione è focalizzata sulle rivelazioni di Borgogni su presunte corruzioni sistemiche a cui ricorrono le società del gruppo, con tangenti internazionali pagate da Finmeccanica per l'aggiudicazioni di commesse con i Paesi esteri e della commistione tra i vertici del gruppo Finmeccanica con alcuni esponenti di partiti politici nazionali, a tutela degli affari e degli interessi reciproci».

I RAPPORTI CON LA LEGA
Nella loro informativa, i carabinieri del Noe collocano il vicesegretario della Lega, Marco Reguzzoni, nel cosiddetto «cerchio magico» di Umberto Bossi, quello che sta a indicare la cerchia di fedelissimi che erano al corrente dell'utilizzo illecito dei fondi del partito. E lo stesso Reguzzoni è il protagonista di un altro episodio sul quale ha indagato la procura, che riguarda l'affitto a un prezzo esorbitante (cinque milioni di euro) di alcuni capannoni di sua proprietà ad Agusta Westland, che quando era diretta da Giuseppe Orsi ritenne opportuno spostare in quei locali alcune attività produttive. Per i magistrati, dietro il contratto palesemente antieconomico potrebbe nascondersi una forma di finanziamento occulto alla Lega.

IL PREZZO DI FINCANTIERI
E' indagando sulle rivelazioni di Borgogni che la procura di Napoli arriva alla Siram di Pozzuoli e al suo titolare, Stefano Bonet, lo «shampato». Che a sua volta conduce gli inquirenti nella galassia di Francesco Belsito. Che da una parte era il segretario amministrativo della Lega, dall'altra era consigliere di amministrazione di Fincantieri. E' da quella poltrona, ottenuta pagando 50mila al segretario regionale ligure del Carroccio Francesco Bruzzone (che ieri ha smentito), Belsito poteva garantire appalti per le società di Bonet.

AFFARI CON FINMECCANICA
Parlando di se stesso, Belsito diceva di avere un «ruolo strategico» in Fincantieri. Tale da favorire Bonet in un'operazione da 200 milioni di euro «con la società mista Orizzonti Sistemi Navali, composta da Fincantieri e Selex/Finmeccanica sta realizzando», come indicano gli investigatori nel loro rapporto. Ma poi qualcosa si rompe tra Bonet e Belsito. A sentire le intercettazioni, Bonet sembra avere un canale privilegiato direttamente con l'Ad di Fincantieri, Giuseppe Bono. Che imbocca quando si accorge che il suo referente Belsito è bloccato. E la cosa gli provoca un tale risentimento da confidare a un amico che «farà una denuncia contro Belsito per le tangenti prese da Fincantieri».

2- BORGOGNI PATTEGGIA
Lorenzo Borgogni, ex responsabile delle pubbliche relazioni di Finmeccanica, ha concordato di patteggiare tre mesi di reclusione con i pm romani che indagano su uno dei filoni di indagine sugli appalti Enav. Si tratta del presunto finanziamento illecito di 30 mila euro proveniente da Lorenzo Cola, ex consulente Finmeccanica e titolare della Arc Trade, destinato, tramite Borgogni, all'ex senatore democristiano Franco Bonferroni, membro del cda di Finmeccanica. Borgogni difeso dall'avvocato Stefano Bortone, ha sempre sostenuto di non avere mai conosciuto il contenuto della busta che Cola gli aveva affidato per poi consegnarla a Bonferroni. I termini del patteggiamento, sul quale dovrà pronunciarsi il gip, sono stati concordati da Borgognicon i pm Paolo Ielo, Giovanni Bombardieri e Rodolfo Sabelli.

 

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