1- FERMI TUTTI! CI È VOLUTA L’INTERVISTA A FUTURA MEMORIA DI BARTHOLOMEW PER STRAPPARE VENT’ANNI DI MISTERI DI STATO. TANGENTOPOLI INIZIÒ CON L’AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI PETER SECCHIA, ATTRAVERSO IL BRACCIO ARMATO DEL CONSOLE DI MILANO SEMLER, E TERMINÒ CON LA CACCIATA DI SECCHIA SOSTITUITO DA BARTHOLOMEW - 2- E BARTHOLOMEW SISTEMò I COCCI DELLA CACCIATA DEI FILO-ARABI CRAXI-ANDREOTTI LIQUIDANDO SUBITO DAL GOVERNO PRODI IL MINISTRO DEI TRASPORTI DI PIETRO, CON LO SCANDALO PACINI BATTAGLIA RIVELATO DALLE 500 PAGINE DELLA GUARDIA DI FINANZA - 3- UNA PARABOLA CHE SI APRì E SI CHIUSE CON LA PRIMA PAGINA DEL ‘CORRIERE’ DI MIELI. ’94: AVVISO DI GARANZIA A BERLUSCONI; ’96: “CASO DI PIETRO: ECCO LE ACCUSE DELLA FINANZA” - 4- DI PIETRO FU COSTRETTO ALLE DIMISSIONI. UN ANNO PRIMA AVEVA ABBANDONATO MISTERIOSAMENTE LA TOGA DI PRIMO MAGISTRATO D’ITALIA E FORSE SI CAPISCE PERCHÉ -

Condividi questo articolo


DAGOREPORT

PRIMA PAGINA DEL CORRIERE DELLA SERA DEL LUGLIOPRIMA PAGINA DEL CORRIERE DELLA SERA DEL LUGLIO

Fermi tutti! L'Italietta dei misteri comincia a svelarsi. Ci è voluta l'intervista a futura memoria di Reginald Bartholomew per strappare vent'anni di misteri di Stato. In soldoni, l'ex ambasciatore americano ha detto (quasi) chiaramente che Tangentopoli iniziò con l'ambasciatore degli Stati Uniti Peter Secchia, attraverso il braccio armato del console di Milano Semler, e terminò sempre per opera del Dipartimento di Stato con la cacciata del diplomatico fellone Secchia sostituito da Bartholomew.

Antonio Di Pietro magistratoAntonio Di Pietro magistrato

Nell'intervista concessa a Maurizio Molinari de ‘'La Stampa'', l'ex ambasciatore ancora schiuma di rabbia con il suo predecessore a Villa Taverna che accese i motori di Mani Pulite attraverso lo stretto rapporto tra il consola meneghino e Di Pietro. Al punto che, quando riepiloga al corrispondente de "La Stampa" Maurizio Molinari l'invio, attraverso il Corriere di Mieli (scoop firmato da Goffredo Bucicni), del famigerato avviso di garanzia che fece cadere il primo governo Berlusconi, esplode in un poco diplomatico: "gliela feci pagare a Mani Pulite". Il Banana ricevette l'avviso di garanzia a Napoli, durante il G7, nel mezzo di mille photo-opportunity con Clinton.

Come avvenne la vendetta di Bartholomew? Basta vedere la prima pagina del Corriere di Mieli, in data 8 dicembre '96, scoop firmato da Maria Antonietta Calabrò: "CASO DI PIETRO: ECCO LE ACCUSE DELLA FINANZA", catenaccio: "Nei nastri di Pacini Battaglia le visite di Lucibello al ministero dei Lavori Pubblici e l'interessamento per gli appalti". Amorale della favola: il ministro delle Infrastrutture del governo Prodi, succeduto all'espulso Berlusconi, alias Amtonio Di Pietro fu costretto alle dimissioni. Un anno prima aveva abbandonato misteriosamente la toga di primo magistrato d'Italia ed ora forse si capiscono alcuni perché.

sigonellasigonella

Bartholomew, scrive Molinari, era "convinto che il passaggio alla Seconda Repubblica dovesse essere opera di una nuova classe politica a cui aprì le porte dell'Ambasciata e non solo opera dei magistrati... perché la classe politica si stava sgretolando ponendo rischi per la stabilità di un alleato strategico nel bel mezzo del Mediterraneo".

la base di sigonellala base di sigonella

Insomma, Secchia e Semler avevano fatto fuori sbrigativamente i filo-arabi Craxi e Andreotti, precipitati nel gradimento atlantico dopo i fatti di Sigonella, senza prevedere quello che sarebbe successo a un paese privo della quarantennale guida democristiana. Un'Italia allo sbando che costringe Bill Clinton a dirottare Bartholomew dall'ambasciata Usa di Tel Aviv a quella di Roma per ristabilire la situazione nel Mediterraneo e mettere un'argine all'operazione Mani Pulite, che dopo essere partita con il benestare (e forse non solo quello) degli Stati Uniti, rischiava di destabilizzare la "Portaerei Italia".

Peter SecchiaPeter Secchia

Ps: Ma non finì lì: Bartholomew dopo "essersi vendicato" di Di Pietro, attraverso Cossiga favorì la caduta di Prodi e l'ascesa di D'Alema, amico degli Usa pur se ex comunista. Amicizia ricambiata con il bombardamento della Serbia senza il benestare dell'Onu. E non finì neanche lì...

 

 

 

Condividi questo articolo

FOTOGALLERY

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…