1- L’ULTIMO OLTRAGGIO: GHEDDAFI SODOMIZZATO CON UN BASTONE APPUNTITO DA UNO DEI MILIZIANI CHE LO HANNO CATTURATO (VIDEO CHOC MESSO IN RETE DAI RIBELLI DEL CNT) 2- A MUAMMAR ABBASSANO I PANTALONI, C’È CHI RIDE: “GUARDA SE HA I PIDOCCHI”. E’ FERITO, MA NON È GRAVE. LO BUTTANO SUL COFANO DI UN PICKUP CON I COLORI DELLA BRIGATA MISURATA, ROSSO E GIALLO. IL COLONNELLO HA UN TAGLIO ALLA TESTA, TENTA DI RIALZARSI 3- NEI VIDEO LE POCHE PAROLE DI GHEDDAFI SONO DI ACCUSA: “HARAM ALEKUM”, STATE PECCANDO. LE RIPETE DUE VOLTE. “COSA NE SAI TU DEL PECCATO?”, È LA RISPOSTA. E LUI: “COSA NE SAPETE VOI DELLA DIFFERENZA TRA BENE E MALE?”. UNA PAROLA ARABA LO INTERROMPE, “ZAMEL!”, STRONZO. E POI “CANE SPORCO”, “DEVI MORIRE COME UN CANE!” 4- I PADRONI DELLA NUOVA LIBIA SI SENTONO IN DIFFICOLTÀ. LA PRIMA VERSIONE UFFICIALE DI ABDEL JALIL, IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DI TRANSIZIONE, È DURATA UNA NOTTE: “È MORTO IN UN CONFLITTO A FUOCO”. IMMAGINI E FOTO GIÀ L’HANNO SMENTITO

VIDEO-CHOC: GHEDDAFI SODOMIZZATO
- http://tv.libero-news.it/video/102747/Gheddafi-sodomizzato-il-video-choc.html

NUOVO VIDEO DELLA CATTURA
http://www.youtube.com/watch?v=F-ZZzveRO6A&skipcontrinter=1

1- L'ULTIMO SCEMPIO: GHEDDAFI SODOMIZZATO
Simona Verrazzo per Libero.it

Diciassette secondi di video appena, che non aggiungono nulla di concreto alla vicenda della morte di Gheddafi che comunque resta un atto feroce. Ma che dimostra il volto più aberrante della rivoluzione e che ne mette in dubbio il valore morale, se ce n'è uno. In questi diciassette secondi di video, pubblicati in rete dal sito web Global Post, che ottiene le immagini direttamente dai miliziani del Cnt, si vede il colonnello di spalle e quindi non visibile in volto che viene sodomizzato, o quasi, con un bastone appuntito da uno dei miliziani che lo hanno catturato.

Il video sembra essere autentico. Il raìs indossa la stessa divisa vista negli altri video negli attimi prima della morte. Le macchie di sangue sono compatibili, e anche l'ambientazio - ne sembra la stessa. Di lì a poco il raìs viene ucciso verosimilmente con un colpo alla tempia, sparato da un ragazzo con la pistola d'oro ritrovata nel bunker del Colonnello. Il corpo viene poi denudato, calpestato, martoriato dai ribelli presenti, quindi caricato su un automobile e portato a Misurata, dove si trova tuttora.

E dove la gente fa la fila per andarlo a vedere, con la mascherina per proteggersi dal puzzo. I ribelli hanno ieri annunciato che non permetteranno che sul corpo di Gheddafi venga effettuata l'autopsia, anche se alcuni sostengono che sia già stata fatta. È stata anche ordinata un'inchiesta per fare luce sugli ultimi momenti di vita di Muammar Gheddafi, ma anche qui il Cnt si è diviso. Alla luce del nuovo video pubblicato viene il dubbio che attraverso l'autopsia e l'indagine vengano alla luce elementi molto imbarazzanti per i ribelli che inizierebbero una nuova era per la Libia all'in - segna della barbarie.

2- SU DI LUI SEVIZIE SENZA FINE
Giovanni Cerruti per La Stampa

La voce che grida «Vivo, tenetelo vivo!». Il Colonnello stava ancora camminando sulle sue gambe. Quell'urlo lo segue, mentre esce dal tunnel di Sirte: «Portatelo qui, non fate così». Nella sede di «Misurata tv», dove stanno archiviando tutti i video ripresi dai telefonini, lo guardano e lo riguardano. C'è qualcosa che non torna. E conferma i dubbi.

A Muammar Gheddafi abbassano i pantaloni, c'è chi ride: «Guarda se ha i pidocchi». E' ferito, ma non è grave. «Chiamate l'ambulanza». Lo buttano sul cofano di un pickup con i colori della Brigata Misurata, rosso e giallo. Il Colonnello ha un taglio alla testa, tenta di rialzarsi.

Guardano e riguardano il video alla ricerca, questa volta, delle parole. E del momento del colpo alla tempia sinistra, quello che l'ha ucciso. Perché che sia andata così è sicuro, ma dove sia accaduto e quando ancora no. Nei video le poche parole di Gheddafi sono di accusa: «Haram alekum», state peccando. Le ripete due volte. «Cosa ne sai tu del peccato?», è la risposta. E lui: «Cosa ne sapete voi della differenza tra bene e male?». Una parola araba lo interrompe, «Zamel!», stronzo. E poi «cane sporco», «devi morire come un cane!». E attorno gridano «E' lui, è lui!». E torna la voce che li vuol fermare: «Vivo, lasciatelo vivo!».

Non bastano le testimonianze, i signori della nuova Libia si sentono in difficoltà. La prima versione ufficiale di Abdel Jalil, il presidente del Consiglio Nazionale di Transizione, è durata una notte: «È morto in un conflitto a fuoco». Immagini e foto già l'hanno smentito. Ora cercano le parole, almeno per dimostrare che c'era chi ha tentato di impedire due esecuzioni ormai certe, quella di Gheddafi e quella del figlio Mutassim. Un video riprende la cattura, non ha un graffio. Voce: «State calmi, fate piano». Riappare in una stanza. Voce, «Non date niente a quel cane». Gli danno acqua e una sigaretta. «Dì che Allah è grande».

Mutassim l'hanno portato nella cella frigorifera del «Mercato dei Tunisini», messo tra il padre e ad Abu Bakr Younis, il capo delle Forze Armate. Aumentano i cadaveri nella cella dei polli. Aumenta la coda, arrivano anche da Tripoli e portano pure i bimbi. Ma la cella è per i polli, non per i morti da due giorni: chi fa la guardia ha la mascherina. E aumenta la confusione, da Tripoli a Bengasi. Che fare, adesso? Il funerale, e al più presto: ma come e dove? Il Cnt è diviso: «Non abbiamo ancora deciso», ammette Mahamoud Shamman, il ministro dell'informazione.

A Bengasi preparano la proclamazione della «Libia libera», a sono già in ritardo. Era prevista per venerdì, il giorno dopo la cattura e la morte del Raìss. Spiegazioni ufficiali non se ne hanno, ma è facile il collegamento con gli imbarazzi e la confusione, gli annunci e le smentite, che stanno dominando in queste ore. L'autopsia, ad esempio. Prima esclusa dal portavoce Fathi Bachaga, «non ci sarà nè oggi nè mai, nessuno aprirà il suo corpo», e poi data per già avvenuta, almeno secondo un'indiscrezione della Bbc: «I risultati saranno inviati alla Corte dell'Aja e il corpo restituito alla famiglia».

E ancora una volta non basterà. Le Nazioni Unite vogliono un'inchiesta vera, indipendente, ed è possibile che la morte di Gheddafi e Mutassim passi per «crimine di guerra». Ecco perchè si torna ai video e alle parole dei Tuwar. Tra l'eccitazione degli «Allah akbar» e gli spezzoni dei filmati non hanno ancora capito come sia andata. Le testimonianze complicano il tutto, e non manca chi non esclude contrasti tra Brigate. Primi ad arrivare al tunnel di Sirte, quelli di Misurata, che l'hanno portato in città. La voce che dice «Tenetelo vivo», è di uno di Misurata. Dove e cosa poi sia successo dal Cnt non lo dicono. O non lo sanno.

Anwar Sanwan, il proprietario del deposito di ghiaia e dei tre container di Mar Bath, giura al telefono che giovedì pomeriggio, quando i Tuwar di Misurata si sono presentati a casa sua, Gheddafi, il figlio e Bakr Younis, erano già morti. «Li ho messi nei container e al mattino hanno lasciato qui solo Mutassim. Non so altro». L'esecuzione del figlio non è avvenuta a casa sua. Ma è avvenuta, come dicono i filmati. E anche in questo caso c'era chi lo voleva vivo e chi no, chi non voleva «dare niente a quel cane» e chi ha passato acqua e sigaretta.

«Vi faremo sapere tutto», aveva promesso giovedì Mahamud Jibril, il premier del Cnt. Sono passati due giorni, si sa troppo poco e per i nuovi signori di Libia Gheddafi è un incubo anche da morto. Anche perché, a cercare le parole che accompagnano i video, non è detto che si trovi quel che si vuol cercare, almeno le attenuanti. Capita che un altro video mostri un Tuwar che, da dietro, mentre Gheddafi si trascina, lo sodomizza con un bastone. Nella cella dei polli, per la nuova Libia, più che un fantasma il Colonnello sta diventando un incubo.

 

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