1- VIALE DEL TRAMONTI: SUPERMARIO ESCLUDE DI FARE IL SUPERMINISTRO DELL'ECONOMIA CON BERSANI PREMIER. CIAMPI NON FU COSì "CHOOSY" QUANDO LO FECE PER PRODI 2- ORA CHE RE GIORGIO HA PROMESSO UNA “CRISI ORDINATA”, IL PD FARà LE PRIMARIE PER I PARLAMENTARI. PER ONORARE I PATTI CON RENZI ED EVITARE LE DEROGHE AI 30 BIG 3- VELTRONI SOGNA LA PRESIDENZA RAI, IMPANTANATA NEL MAGMA DOROTEO-PIDDINO 4- FRATTINI SI È DISSOCIATO DAL BANANA SOLO PER INCASSARE LA PRESIDENZA NATO DAL PROSSIMO GOVERNO, POLTRONA AMBITA ANCHE DA DALEMIX. MA STAVOLTA NON C'È COSSIGA A GARANTIRE PER LUI CON GLI USA 5- COL BANANA REDIVIVO, MONTI IN DISARMO E IL PD VINCENTE, CASINI E LUCHINO SONO FINITI

 

DAGOREPORT

Nel weekend più freddo dell'anno, e nel giorno in cui i giornali sono stati più parchi del solito sulle cronache dalla prima della Scala (sentono profumo di casta anche lì e poi hanno avuto qualche soffiata dal Censis sulla pessima situazione economica degli italiani), in esclusiva l'aggiornamento di miserie e nobiltà dei nostri amati leader, molti presunti, alcuni ex, molti in cerca d'autore.

MONTI MARIO.
Le prossime settimane saranno difficilissime per Rigor Montis, il suo futuro personale e per quel tanto o poco che dalle sue scelte deriverebbe per il nostro Paese e, persino, per l'Europa. Molto dipenderà' da lui stesso. In teoria può' ancora essere candidato a tutto a Roma e a Bruxelles. In pratica, le opzioni si stanno pericolosamente restringendo, cosa che ha ben chiaro Giorgio Napoletano che sinora ha cercato in tutti i modi di preservarne intatto il posizionamento tecnico di riserva della Repubblica.

Di fatto, Monti e' vittima anche e soprattutto del suo carattere professoral/baronale che si sposa all'ombrosa presunzione: se nel mondo accademico queste sono "doti" talvolta comuni e persino apprezzate, in politica sono vere e proprie palle al piede. Cio' e' stato percepito soprattutto dai poveri italiani, se e' vero che per i sondaggi i due terzi dei cittadini non sopportano n'è lui e nemmeno il suo governo.

E un errore, grave, lo ha fatto anche in queste ore. Nella conversazione avuta l'altro ieri a palazzo Chigi con Bersani Pierluigi ha fatto capolino l'ipotesi che nel prossimo governo il Professore venga chiamato alla guida del ministero dell'Economia. Rigor Montis avrebbe declinato, con cortesia ma con fermezza, l'ipotesi. Ovviamente, la cosa non ha provocato soltanto acidi giudizi nei salotti romani cari a Ciampi Carlo Azeglio (che scalo' da premier a ministro di Prodi portando l'Italia in Europa) ma irritazione nel segretario del Pd, che non avrebbe nascosto ad alcuni fedelissimi. Così facendo Monti vanifica anche l'ultima tirata d'orecchio arrivata sabato 8 dal Colle Supremo, rischiando di dar ragione a Tremonti Giulio: "Monti alla prima della Scala? Da premier puo' essere l'ultima".

BERSANI PIERLUIGI.
Più i sondaggi si stabilizzano verso l'alto, più la frantumazione degli avversari si consuma, più nel Pd crescono, aspettative, appetiti, esigenze, rivendicazioni e si moltiplicano gli organigrammi prossimi venturi. Intanto nessuno parla più di scissioni (Fioroni e i suoi erano dati in uscita sulla via del terzo polo in compagnia di Bonanni. Non ci pensano proprio più. Anzi, Bonanni abituato ad essere organico a tutte le maggioranze di governo che si susseguono si e' gia' messo al vento e ha convinto Dellai e il presidente delle Acli, Olivero, ad accordarsi con il Pd prima delle elezioni, mandando così in frantumi anche "la foto di via Tiburtina", quella con Montezemolo Luca del "Monti dopo Monti".

La situazione interna al Pd e' ovviamente in gran fermento da vittoria in tasca. Bersani, anche per essere coerente agli impegni assunti con Renzi, farà' di tutto per far svolgere primarie in tutte le circoscrizioni per la designazione dei candidati alla Camera e al Senato, dando per scontato che resti il Porcellum (cosa a lui molto gradita, sia perché il premio di maggioranza gli consegna immediatamente la Camera, sia perché non si può n'è vuole permettersi il lusso di venir meno ad un impegno preso con il sindaco di Firenze, il quale non vuole certo apparire come il beneficiario di seggi regalategli dal Segretario ma vuole invece il proprio pacchetto di parlamentari attraverso il sigillo delle primarie circoscrizionali sulla base degli elenchi e delle percentuali delle primarie nazionali.

Deputati e senatori uscenti si stanno opponendo in tutti i modi a questa prospettiva, ma se la fine della legislatura sara' ordinata come auspica il Colle, lo spazio per le primarie circoscrizionali ci sarà' tutto. La macchina organizzativa e' gia' collaudata, Bersani ha dato ordine di tenerla con i motori accesi e il tutto si puo' fare nel giro di due settimane, con un notevole effetto traino sulla stessa campagna elettorale. Oltretutto risolvendo alla radice anche l'imbarazzante circostanza di dover affrontare il tema delle deroghe ai tre mandati, questione che riguarda trenta big del partito, a cominciare da Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Livia Turco e Franco Marini.

Tutto , anche l'affettuosa presa in giro di Maurizio Crozza, sta sinora girando bene per Bersani Pierluigi, che in queste ore sta lavorando segretamente ad alcune novità clamorose nella composizione della sua compagine di governo. Novità davvero sorprendenti, al punto che neppure questo sito (il che e' tutto dire) intende anticiparle ora.

BERLUSCONI SILVIO.
Ha fatto, dal suo punto di vista, un'operazione scaltra: si e' riappropriato della guida del Pdl, riprendendo in mano tutti i giochi ed evitando ad Angelino Jolie Alfano di vestire i panni di Bruto. Ma attenzione, questo non esclude il colpo di scena al momento giusto: il candidato premier del centro destra potrebbe anche non essere lui quanto piuttosto un suo designato, senza primarie e affossando anche il disegno di rassemblement o "cosetta" che si stava mettendo insieme sotto le insegne del Ppe tra Pisanu, Frattini, Formigoni, Mauro, Romano (Saverio), Baccini e persino Mastella.

CASINI PIERFERDINANDO.
Pur rendendoci conto di dargli più spazio di quanto politicamente ne meriterebbe, anzi proprio per trarre i lettori dall'illusione ottica di star seguendo, a giudicare dallo spazio che la Rai e i giornali non solo di famiglia gli dedicano, un grande leader e un grande partito, dobbiamo rendere evidente che l'Udc e' davvero impantanata. Bersani, a differenza di un anno fa, non ha alcun interesse a prendere ora impegni con Pierfurby. E nel faccia a faccia di qualche giorno fa, che e' andato malissimo per il capo dell'Udc, glielo ha detto chiaramente: gli accordi organici con il Pd andavano fatti all'epoca della nascita del governo Monti e il segretario avrebbe certo mantenuto tutti gli impegni, compreso quello del Colle piu' alto.

Oggi e' proprio tardi, ne' Pierfurby può ipotizzare una virata a sinistra alle elezioni regionali di Lazio, Lombardia e Molise dove e' stato organicamente in maggioranza con i berlusconiani! con tutti gli interessi e le clientele che questo comporta. E nemmeno regioni che non devono rinnovare le Assemblee come Calabria e Campania sarebbero in grado di seguire Casini e il "concretista" Cesa Lorenzo in una eventuale avventura bersaniana. In Campania, ad esempio, Giuseppe De Mita, nipote di tanto zio, e' il vicepresidente Udc del berlusconiano Caldoro. Di questo si e' parlato nell'incontro con Bersani, che ha lasciato Pierfurby solo con i suoi problemi, con il partito in subbuglio, l'abbraccio mortale di Fini Gianfranco e lo spauracchio di uno sbarramento elettorale che non riuscirà a superare.

di MONTEZEMOLO LUCA.
Non ne puo' davvero più. Pensava di dedicare qualche ora al giorno alla poltica, ma non funziona così. Pensava non servissero tanti soldi, ma non e' così. Pensava di poter essere il Federatore di tutti i moderati di destra e di sinistra, ma così non e' stato e non sara' più. Si e' dovuto acconciare sulla linea pierfurbesca del "Monti dopo Monti"' solo perché i soloni suoi consiglieri, in particolare il grande Mieli Paolo che resta il suo vero ispiratore e che evidentemente non e' una "delusione eclatante" solo per Geronzi Cesare, non siano stati in grado di partorire una proposta politica credibile, al di fuori di concetti ovvi e di banalità programmatiche obbligate.

Non può interloquire con Bersani, ne' Bersani può seriamente interloquire con lui ("non siamo qui a togliere la neve dal tetto delle Ferrari", sarebbe obbligato a dirgli in questi giorni di brutto tempo in Emilia e a Maranello). Il rapporto con Casini si e' ulteriormente raffreddato dopo la pretesa di dettare inclusioni ed esclusioni dei big Udc dalle liste a partire da Buttiglione e Cesa (violando l'antica regola che non si ficca mai il naso nella casa politica dell'alleato).

Tutto questo e' esploso in una riunione interna di Italia Futura di ieri, dove sono volati gli stracci e dove e' emersa anche tutta l'insofferenza di quadri periferici gia' fuoriusciti proprio dall'Udc e da Fli che oggi Romano e Calenda vorrebbero riportare insieme a Casini e Cesa. Pastrocchio politico a parte, a questo punto non c'è per Italia Futura possibilità realistica di presentare proprie liste in tutte le circoscrizioni. Certo, Montezemolo continua ad avere sincera voglia di dedicare energie alla cosa pubblica e personalmente ha le capacita' di stare sulla scena, ma e' possibile che a questo punto debba dar ragione a Ludovica Andreoni, sua moglie, che vorrebbe che lui avesse più tempo per la famiglia.

E, ci permettiamo di aggiungere noi, per la Ferrari, che ai tempi del fondatore era soltanto una grande officina mentre oggi e' una grande realtà industriale grazie ad un ventennio di gestione montezemoliana, cosa che i suoi critici più affezionati tendono a dimenticare e che i suoi amici finiscono per dare per scontato. In realtà all'Italia serve di più una grande Ferrari che un altro partitino.

VELTRONI WALTER.
Nel pachiderma Rai ogni giorno che passa l'azione del duo Gubitosi/Tarantola viene diluito in un magma doroteo-socialista-piedino che solo apparentemente sembra rinnovare ma in realtà produce l'effetto di lasciare gattopardescamente tutto come prima. Dopo le ultime nomine, soprattutto quella di Orfeo Mario al Tg1, se ne sono accorti anche ai piani alti di via Sant'Andrea delle Fratte a Roma, sede del Pd. E la reazione e' stata una sola:"appena saremo noi a decidere, un solo nome e una sola garanzia, Walter Veltroni commissario, oppure presidente e direttore generale".

Che sia l'ex vicepremier di Prodi il prescelto (certo, a lui piacerebbe moltissimo) oppure no, l'insofferenza dei futuri governanti cresce a vista d'occhio. E, con tutta la simpatia verso il pirotecnico conduttore della Zanzara di Radio 24, non sarà' certo l'arrivo di Cruciani Giuseppe, cui sembra che Gubitosi stia lavorando, a cambiare il giudizio del Pd sulla gestione doroteeggiante di viale Mazzini.

FRATTINI FRANCO.
Si e' dissociato dal Pdl sulla fiducia al governo perché resta tuttora il candidato di Monti e Napolitano a succedere a Rasmussen come segretario generale della Nato, designazione che avverrà durante un vertice europeo nei primi mesi del 2013 e sul quale premier e Presidente della Repubblica si sono gia' esposti sondando capi di governo e di stato che saranno chiamati a decidere.

D'ALEMA MASSIMO.
Punta anch'egli alla Segreteria generale della Nato, pur consapevole che gli americani non sono caldissimi verso la sua candidatura (non ha più Francesco Cossiga a garantire per lui presso gli apparati Usa come avvenne nel 1998). Ma ci tiene davvero molto. Se ciò avvenisse, Bersani ne sarebbe doppiamente contento.

 

Monti Bersani Monti RENZI E BERSANI renzi bersani jpegrosy bindi x LIVIA TURCO SILVIO BERLUSCONI CON IL BORSALINOMONTEZEMOLO-CASINIPIERFERDINANDO CASINI LORENZO CESA GIUSEPPE DE MITAANDREA ROMANOLuca Cordero di Montezemolo Gianrico Carofiglio e Walter Veltroni FRANCO FRATTINI PIERLUIGI BERSANI MINISTRO DELLINDUSTRIA NEL GOVERNO DALEMA

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