C'È UN CONVITATO DI PIETRA NELL'INCHIESTA CONSIP E SI CHIAMA MATTEO RENZI - IL SUO NOME SI RIPETE PER 34 VOLTE NELL'ORDINANZA CHE IL GIP HA APPENA DEPOSITATO. AL GIUDICE È APPARSO STRANO CHE I PM NON SIANO ANDATI A FONDO SUI PERSONAGGI CHE GRAVITAVANO A PALAZZO CHIGI, E CHE SUI CELLULARI SEQUESTRATI NON SI SIA FATTA NESSUNA RICERCA CON I NOMI '' LOTTI, VERDINI, DENIS, BIGOTTI, ABRIGNANI, BOCCHINO''

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Fabio Amendolara e Giuseppe China per “la Verità

 

MATTEO RENZI TIZIANO MATTEO RENZI TIZIANO

Nei giorni caldi di Consip, con il fascicolo approdato da Napoli a Roma, il Bullo se ne andava in giro per trasmissioni tv a propagandare che si trattava di un complottone. Un' inchiesta farsa che mirava a colpire il presidente del Consiglio. Ora, però, a leggere le 191 pagine dell' ordinanza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma Gaspare Sturzo, con le quali viene rigettata la richiesta di archiviazione della Procura e vengono disposte nuove indagini, sembra che di sviste sul Giglio magico in quel fascicolo ce ne sia più d' una. E lui, Matteo Renzi, da vittima del complotto sembra raffigurato dal gip quasi come un convitato di pietra.

 

FONDAZIONE OPEN

ALFREDO ROMEO ALFREDO ROMEO

Il suo nome filtra pagina dopo pagina e, in un crescendo, arriva a ripetersi per ben 34 volte. Ma non è l' unico che desta attenzione. Al giudice, per esempio, è apparso strano che nei cellulari sequestrati «non sembra si sia effettuata alcuna ricerca con le chiavi Lotti, Verdini, Denis, Bigotti, Abrignani, Bocchino». E tante altre. «Tutti temi», sentenzia il gip, «che oltre all' esame delle memorie dei telefoni andrebbero sviluppati sui supporti informatici e che rendono la ricerca allo stato insufficiente rispetto allo sviluppo delle indagini».

 

Non si sarebbe andato a fondo neanche «sui soggetti non meglio individuati che operavano possibili funzioni pubbliche da Palazzo Chigi, o meglio dalla sede della presidenza del Consiglio del governo italiano». Nelle telefonate intercettate, infatti, si fa riferimento a un «grande capo» che chiama da «Palazzo Chigi». Un personaggio misterioso che, per ora, resta nell' ombra. È attorno a Luigi Marroni, in quel momento amministratore delegato di Consip, che ruotano tutti i personaggi al centro dell' inchiesta. Ma anche buona parte del Giglio magico.

TIZIANO E MATTEO RENZI TIZIANO E MATTEO RENZI

 

C' è un gruppo, chiamato dal dirigente di Consip Francesco Licci «la corrente», che il gip individua come collegato a Luca Lotti e a Filippo Vannoni, numero uno di Publiacqua ed ex consigliere di Renzi a Palazzo Chigi. Ed è in questo contesto che salta fuori il nome dell' avvocato Alberto Bianchi, in quel momento presidente della Fondazione Open ma anche consulente legale di Consip. «Quanto alla vicenda Bianchi», annota il giudice, «il richiamo alla chiamata da Palazzo Chigi è un dato tutto aperto e ancora interamente da spiegare anche quanto alle decisioni successive su gare di appalto Consip ancora aperte».

 

Il gip valuta: «Il fatto che Bianchi sia legato a Renzi e a Luca Lotti e a Maria Elena Boschi, appare ricostruito dai carabinieri in atti, che fanno cenno anche alla Fondazione Open. Ebbene, da questo punto di vista si deve comprendere come mai [...] il Marroni di volta in volta sembra cancellare qualsiasi riferimento che possa spostare le indagini in corso, e così già gravemente compromesse dalle fughe di notizie che la Procura ritiene aver individuato attorno ai soggetti per cui ha proceduto, quando si arrivi nelle vicinanze di questa forza di governo, che pure lo aveva nominato, o verso gli alleati della stessa».

lotti renzi lotti renzi

 

E perfino su un messaggio inviato da Carlo Russo a Francesco Bonifazi, il tesoriere del Pd che guidava anche la fondazione Eyu, «nessun accertamento», sottolinea il giudice, «sembra sia stato fatto». Il messaggio evidenzia che Russo voleva essere considerato quale «unico interlocutore di qualcuno con cui debba avere rapporti privilegiati», scrive il giudice, «soprattutto «senza che venga fuori il nome di "T"». Secondo la toga «non si fa fatica a collegare il messaggio nella dinamica Tiziano Renzi-Carlo Russo-Alfredo Romeo».

 

In questa ottica il gip ritiene «rafforzato» il coinvolgimento di babbo Renzi ma, aggiunge, «con la congiunta necessità di verificare il ruolo stesso di Bonifazi, altro deputato Pd notoriamente vicino all' epoca dei fatti a Matteo Renzi». Rimettere a posto tutti i tasselli, però, non sarà facile. Anche perché a Marroni, per esempio, la Procura non ha chiesto conto neppure del fatto che non ricordasse, «dopo ben sette incontri con Carlo Russo», il nome della società per cui era stato chiesto l' intervento.

lotti tiziano renzi lotti tiziano renzi

 

Sul «facilitatore» Russo, compagno d' avventure imprenditoriali di babbo Renzi, il gip ritiene che «troppo frettolosamente sia stato formato l' assunto del pm» sul «millantatore» di cui sarebbero rimasti vittime «astutissimi e avvedutissimi imprenditori, consulenti, amministratori di stazioni appaltanti, alti burocrati, politici e loro parenti».

 

E allora rende più preciso il suo ruolo: «In sostanza Russo, quale faccendiere di un certo spessore, era certamente in grado di agire per facilitare scorciatoie relazionali a vicende imprenditoriali e politiche interconnesse tra loro.

 

CARLO RUSSO CARLO RUSSO

In tali operazioni, evidentemente, era in grado di vendere cose vere, verosimili, possibili, probabili e secondo le esigenze, raccontare cose false per raggiungere le sue finalità». Quali? «Trafficare influenze in modo illecito, ricevendo la promessa o la consegna di corrispettivi in denaro o altre utilità, quale prezzo per la sua mediazione presso il pubblico ufficiale».

 

LA GARA FM4E

Per sgombrare il campo da ogni dubbio, aggiunge: «Il traffico illecito di influenze in concorso tra Alfredo Romeo e Italo Bocchino, Carlo Russo e Tiziano Renzi presso il pubblico ufficiale Marroni si deve intendere effettivamente realizzato». Poi fa una lezioncina di diritto ai colleghi: «L' illecita proposta ha realmente raggiunto il Marroni, in relazione alla richiesta del compimento di un atto contrario all' ufficio di amministratore delegato della Consip quale la turbativa d' asta della gara Fm4».

RENZI VERDINI RENZI VERDINI

 

Altro che millanterie. Sulla posizione di Russo il gip deve aver ritenuto l' azione della Procura un po' blanda, visto che, nello spiegare come andava configurata l' accusa, sottolinea: «In sostanza, la valutazione di questo giudice sulla continenza e correttezza del complessivo operato del pm sulla riqualificazione della posizione del traffico illecito di influenze in millantato credito, allo stato degli atti, [...] ha avuto esito negativo».

 

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