luigi di maio marcello de vito

L'ESPULSIONE DI MARCELLO DE VITO DAL M5S SLITTA PER UN CAVILLO - IL GRILLINO, ORA AI DOMICILIARI PER CORRUZIONE SULLA VICENDA STADIO, NON PUÒ ESSERE CACCIATO DA UN'ASSOCIAZIONE DIVERSA DA QUELLA DEL 2009 CON CUI SI ERA CANDIDATO ED È STATO ELETTO IN ASSEMBLEA CAPITOLINA - IN CAMPIDOGLIO È COME SE CI FOSSE UN PARTITO DIVERSO DA QUELLO CHE C'È IN PARLAMENTO, CHE RISPONDE AD ALTRE LOGICHE E AD ALTRI GARANTI UNO DEI QUALI È MORTO…

Stefania Piras per “il Messaggero”

 

MARCELLO DE VITO E VIRGINIA RAGGI

Ecco a cosa serve il codice di comportamento firmato solennemente prima delle elezioni amministrative del 2016 da Virginia Raggi e Marcello De Vito. Serve, paradosso, a tutelare De Vito che non può essere espulso da un'associazione diversa da quella del 2009 con cui si era candidato ed è stato eletto in Assemblea capitolina. In soldoni: in Campidoglio è come se ci fosse un partito diverso da quello che c'è in Parlamento, che risponde ad altre logiche ma soprattutto ad altri garanti uno dei quali è morto.

 

marcello de vito

Ecco perché i nuovi probiviri del M5S prendono tempo e non decidono. Perché il caso Marcello De Vito, ora ai domiciliari per corruzione sulla vicenda stadio, rischia di essere persino più complicato di quanto pensava Luigi Di Maio. Venerdì era attesa la decisione dei probiviri e sembrava piuttosto scontata: sarebbe dovuta essere l'espulsione visto che il capo politico due ore dopo l'arresto di De Vito, il 20 marzo scorso, espulse per direttissima De Vito commettendo il primo grande errore: non c'è scritto da nessuna parte che il capo politico irroga sanzioni e non c'è nemmeno la fattispecie per cui De Vito si è beccato «il calcio nel sedere», in mondo visione.

 

MARCELLO DE VITO ROBERTA LOMBARDI

E infatti poi materialmente quell'espulsione non è arrivata. E non arriva. C'è solo un procedimento ancora pendente. «Stiamo valutando», dice una dei nuovi probiviri, Raffaella Andreola, una consigliera di Villorbo, piccolo paesino veneto che decide sul presidente dell'Aula Giulio Cesare di Roma. Ma i paradossi in questa storia non finiscono qua.

 

Il Movimento 5 stelle che ha partecipato alle elezioni politiche del 2018 è un partito diverso da quello che si è presentato e ha vinto a Roma. Quest'ultima é un'associazione del 2009, con un suo simbolo che richiamava Beppe Grillo, che ha fatto votare online sulla pagina del Movimento 5 stelle il candidato sindaco a una determinata platea di iscritti. Luigi Di Maio è il capo politico di un'altra associazione creata nel 2017 e propedeutica alle elezioni politiche del 2018.

 

MARCELLO DE VITO

È come se fosse un altro partito: ha infatti un suo statuto, scritto peraltro da un altro indagato per la vicenda stadio: Luca Lanzalone. Ha un suo simbolo dove è scomparso Beppe Grillo e c'è invece il blog delle stelle, che è creatura ed espressione di Davide Casaleggio. Ma soprattutto è un movimento che raccoglie dati e fa votare i propri iscritti sulla piattaforma Rousseau, non sulle vecchie pagine del M5S da cui è stato necessario far migrare quei dati.

 

ROBERTA LOMBARDI MARCELLO DE VITO VITO CRIMI

De Vito, a ogni modo, obbedisce al codice di comportamento che ha firmato nel 2016 e che dice che si deve dimettere solo «se, durante il mandato, sarà condannato in sede penale, anche solo in primo grado. O se in seguito a fatti penalmente rilevanti venga iscritto nel registro degli indagati e la maggioranza degli iscritti al M5S mediante consultazione in rete ovvero i garanti del Movimento decidano per tale soluzione nel superiore interesse della preservazione dell'integrità M5S». Ma c'è un piccolo particolare su cui ha fatto giurisprudenza l'avvocato Lorenzo Borré, che segue e vince spesso i ricorsi degli espulsi stellati: il M5S 2009 non ha più la disponibilità del sito e uno dei garanti è morto (Casaleggio senior) mentre Beppe Grillo si guarda bene dal muovere foglia.

 

MEMORIA DIFENSIVA

MARCELLO DE VITO A REGINA COELI

Intanto De Vito ha inviato una memoria difensiva ai probiviri ma non è dato sapere se il presidente dell'Assemblea capitolina voglia o meno restare nelle file del M5S. Dopo i probiviri il secondo grado di giudizio politico è il comitato di garanzia dove siede Roberta Lombardi che è sempre stata molto vicina a De Vito. «Non si potrebbero contestare a De Vito ipotetiche violazioni -tutte da dimostrare- di norme di un'associazione diversa da quella che pretende di irrogare sanzioni disciplinari - spiega il legale Borré - Tantomeno gli si possono contestare eventuali mancanze agli obblighi gravanti sugli eletti nel partito del 2017, perché appunto egli è consigliere eletto nelle liste di altra, antitetica associazione».

 

MARCELLO DE VITO A REGINA COELI

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