ANZICHE’ RINGRAZIARE LA “GENEROSITA’” DEI MEDIA NEI SUOI CONFRONTI, LA FINOCCHIARO NON CI STA - LA REPLICA DELLA SENATRICE AD ALDO GRASSO CHE AVEVA INFIOCCHETTATO IL SUO SHOPPING IKEA (“LA “VERITÀ” DI QUELLA IMMAGINE È SPIETATA”) - “MI CHIEDO COSA CI SIA, IN QUESTA VICENDA, DI OSTENTATO DA PARTE MIA” E PAVENTA UN’ARIA DI COMPLOTTO BERLUSCONE: “UN SERVIZIO FOTOGRAFICO COMPLETO PUBBLICATO DAL SETTIMANALE ‘’CHI’’, EVIDENTEMENTE NON FRUTTO DI SCATTI RAPITI O CASUALI”…

1 - FINOCCHIARO: QUELLE FOTO CON LA SCORTA...
Lettera di Anna Finocchiaro (senatrice PD) al "Corriere della Sera"

Non sarei tornata sulla vicenda del presunto scandalo Finocchiaro Ikea se il Corriere non avesse domenica, ancora, dedicato alla faccenda un pezzo in prima pagina a firma di Aldo Grasso. Trovo certo interessanti le osservazioni di Aldo Grasso sulla espressività di una istantanea e sulle sue conseguenze. Ma non voglio entrare nel merito della riflessione sulla vita delle fotografie.

Voglio solo precisare, tornando alle immagini che mi ritraggono insieme ai due poliziotti assegnati alla mia tutela e ad un'altra persona, che spingeva un carrello e che non appartiene alle forze dell'ordine né è dipendente dello Stato o del Senato, che quelle fotografie, effettuate con tutta evidenza con una macchina fotografica professionale, sono molte e compongono un servizio fotografico completo pubblicato dal settimanale Chi, evidentemente non frutto di scatti rapiti o casuali.

Osservo che la persona a cui è assegnato un servizio di tutela non può liberarsene quando le aggrada. Se così facesse, verrebbe meno ai protocolli del ministero dell'Interno destinati a chi viene sottoposto a tutela. E quando nel 2006 diventai presidente del gruppo parlamentare del Pd chiesi che la tutela non mi venisse assegnata, coi da liberare forze da destinare a compiti di istituto. Così avvenne. Nel 2008 in occasione della mia candidatura alla presidenza della Regione siciliana e della conseguente campagna elettorale, venne disposto un servizio di tutela nei miei confronti.

Mesi addietro, con lettera di data certa, ho chiesto la revoca del servizio di tutela che a tuttoggi è stato mantenuto. Ho voluto ricostruire questi passaggi perché mi sembrava giusto spiegare. Per il resto mi chiedo cosa ci sia, in questa vicenda, di ostentato da parte mia. Cerco di condurre una vita privata normale. Per il resto lavoro.

2 - L'IMMAGINE PUÒ INGANNARE MA È IL DETTAGLIO CHE BRUCIA
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"

Una vita di scorta, questo ci vorrebbe quando in quella «vera» inciampiamo in qualcosa di fastidioso. Hanno fatto molto discutere le fotografie che ritraggono Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato, mentre fa la spesa all'Ikea accompagnata da tre uomini di scorta. Gentilmente, uno dei tre spingeva il carrello.

Su Internet si sono scatenati: non solo è stato creato all'istante l'hashtag #finocchiarovergogna, ma sono fioriti i commenti più feroci: «gli agenti usati come domestici», «ritirate la scorta alla Finocchiaro», «vergogna, usare le braccia della scorta per andare a fare la spesa» e altre cosucce del genere. La senatrice si è subito difesa: «Avere la scorta per me non è un piacere. Mi è stata imposta e nonostante ciò provo a fare una vita normale». In effetti, bisognerebbe conoscere i motivi per cui è stata dotata di una scorta e magari apprezzare la cortesia del poliziotto.

Ma Anna Finocchiaro dovrebbe aver imparato che le fotografie hanno una loro vita autonoma e che comunque, da decenni, l'immagine è un atto mirato a rivelare particolari, a raccontare qualcosa di più su noi stessi e sul mondo. Si chiedeva Leonardo Sciascia: «Che cosa è la fotografia se non verità momentanea, verità di un momento che contraddice altre verità di altri momenti?».

La «verità» di quella fotografia è spietata: i tre uomini della scorta sembrano interessati solo al contenuto low cost del carrello, nessuno ha l'atteggiamento del bodyguard, lo sguardo attento a possibili pericoli. È vero, ogni fotografia ha una storia alle spalle che noi non conosciamo, ma è altrettanto vero che la forza di una fotografia sta nel conservare, passibili di indagine, momenti che sfuggono alle nostre consuetudini: esistono, sono lì davanti ai nostri occhi, ma non li vediamo.

«Finocchiaro all'Ikea» ribalta la «vita normale», è l'immagine perfetta della separatezza che ormai esiste fra i politici di maggior peso e la gente comune: gli uni votati sempre più all'ostentazione, gli altri alla sobrietà, che qui appare come la virtù dei fessi.
Quel carrello di scorta offre il fianco al ridicolo. Che, a volte, danneggia più di una colpa tutta da dimostrare.

 

 

ANNA FINOCCHIARO FINOCCHIARO ALL'IKEAFINOCCHIARO ALL'IKEA ALDO GRASSOALDO GRASSO

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