Giovanna Predoni per www.tag43.it
Fincantieri del loro scontento. La fine della ventennale era di Giuseppe Bono e soprattutto le nomine ai vertici del gruppo triestino hanno scatenato la protesta di politici e soprattutto del corpo di Marina, che non ha digerito per nulla l’ascesa alla presidenza del generale Claudio Graziano, che attualmente guida il Comitato militare dell’Unione europea, incarico che scadrà il prossimo giugno.
I mugugni della Marina per la nomina di Graziano
E non solo perché Graziano proviene dagli alpini (è anche, tra le tante cose, istruttore militare di sci), che notoriamente prediligono la montagna al mare. Senso comune avrebbe suggerito che se doveva essere un militare a sedersi sulla poltrona occupata nell’ultimo triennio dall’ambasciatore Giampiero Massolo (ora presidente di Atlantia) fosse la Marina a indicare il candidato.
pierroberto folgiero maire tecnimont
Oltretutto, nell’ambiente militare Graziano passa come uno che non ha mai visto di buon occhio i piani di sviluppo navale del corpo attualmente guidato dall’ammiraglio Enrico Credendino. Anche se il generale un legame con Trieste ce l’ha, visto che proprio nell’università della città giuliana si è laureato in scienze diplomatiche e internazionali. Un po’ poco, in effetti, per farlo diventare improvvisamente un provetto marinaio. Ma lo scontento per le nomine nel gruppo non agita solo gli uomini in divisa.
giuseppe bono giampiero massolo
I vertici del gruppo navale scelti da Giavazzi e Funiciello
Anche la politica ha pesantemente arricciato il naso (in particolare il fronte dei malmostosi unisce ancora una volta i due Matteo, Renzi e Salvini) perché le decisioni, formalmente in capo a Cdp come azionista di maggioranza assoluta del gruppo, sono state prese a Palazzo Chigi, frutto dell’intesa tra Francesco Giavazzi, l’onnipresente consigliere economico di Mario Draghi che non perde occasione di dire la sua su qualsiasi dossier, e il capo di gabinetto del presidente del Consiglio Antonio Funiciello.
A quest’ultimo, in particolare, si deve la decisione di mettere come amministratore delegato Pierroberto Folgiero, di cui è amico, finora capo azienda del colosso dell’impiantistica Maire Tecnimont. Per i leghisti e il leader di Italia Viva, non più così granitico nel suo credo draghiano (vedi la recente decisione di non votare in aperta critica la Riforma della Giustizia targata Marta Cartabia) quella di Fincantieri è l’ennesima prova di un dirigismo tecnocratico che lascia ai partiti che sostengono l’attuale maggioranza sempre meno spazio.
Il progetto di fusione tra Fincantieri e Leonardo
Uno scontento che, da Graziano e l’ad si è esteso anche a tutto il nuovo consiglio d’amministrazione. A comporlo infatti professionisti, professori e uomini legati alla Cassa, una scelta che sembra assicurare non ci siano ostacoli a futuri scenari che potrebbero avere per oggetto proprio Fincantieri.
JOSEP BORRELL CLAUDIO GRAZIANO
Non è un mistero infatti che a Palazzo Chigi, e in Cdp, ci siano da tempo due progetti che aspettano il momento propizio per essere concretizzati. La fusione tra Snam e Terna, e quella tra Leonardo e appunto Fincantieri. Due aziende alla cui presidenza siedono ora due generali. Graziano e Luciano Carta, 63enne generale di corpo d’armata della Guardia di finanza e, prima di insediarsi al vertice di Leonardo, capo dell’Aise, i servizi segreti di sicurezza esterni.
pierroberto folgiero pierroberto folgiero maire tecnimont CLAUDIO GRAZIANO